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Non è facile recensire un film come "La ragazza che saltava nel tempo", che finalmente sono riuscita a vedere, attirata - non lo nego - dal character design di Yoshiyuki Sadamoto (tanto per dire un paio dei suoi lavori più famosi, "Evangelion" e "Hack").

Il film parla di Makoto, una ragazza comune che vive una normale vita scolastica, impegnata sempre a giocare a baseball coi suoi due migliori amici, Kosuke e Chiaki. Un giorno però Makoto si ritrova con la capacità di tornare indietro nel tempo, compiendo un salto in avanti, e decide di usare questa possibilità per risolvere piccole cose della sua vita. Ben presto però, Makoto si rende conto che l'uso superficiale e spicciolo che sta facendo del suo potere non è indolore, infatti ogni volta che cerca di cambiare il passato per togliersi da qualche impiccio è qualcun altro a pagarne le conseguenze al posto suo. Makoto continua a cercare di aiutare sé stessa e gli altri in modo maldestro, qualche volta riuscendoci anche, finché un drammatico evento la metterà di fronte alla sua immaturità, e una delle persone che aveva accanto si rivelerà essere completamente diversa...

All'inizio del film Makoto è la classica protagonista di uno shoujo, al punto da essere noiosa e banale. Superficiale, tutto nella norma, convinta in modo infantile che il suo rapporto con Kosuke e Chiaki non cambierà mai, possessiva e ingenua. Che noia. Niente di nuovo.
Anche il personaggio della zia trentenne non sposata (cosa mal vista nella società giapponese), un po' fuori dagli schemi, che le dispensa consigli dettati da un suo rimpianto di gioventù... ancora, che noia. Eppure, piano piano il film comincia a ingranare. Makoto inizia a rendersi conto che i suoi sentimenti sono più complessi di quello che sembrano, e inizia a preoccuparsi anche degli altri, cercando disperatamente di aiutarli. In qualche modo cresce durante il film e piano piano diventa un personaggio interessante, più maturo.

La sceneggiatura è buona, ma non brillante.
A questo punto è necessario fare una premessa: se siete il tipo di spettatori che vuole solo divertirsi, ok. Se invece appartenete alla categoria di spettatori precisini che spacca il capello in quattro, rivolgetevi altrove. Perché la sceneggiatura lascia parecchie cose in sospeso. Quelle che sono idee interessanti non sempre vengono spiegate come meriterebbero, come la storia del quadro. Che il fatto dei viaggi temporali non venga spiegato per filo e per segno, e che non vengano del tutto chiarite le sue conseguenze, posso capirlo, perchè chiaramente non è quello lo scopo della storia, che invece si concentra sulle vicende personali di Makoto, ma ci sono delle incongruenze che non vengono spiegate a dovere.

I personaggi secondari sono tutto sommato simpatici e divertenti; bene anche i protagonisti. Come dicevo, Makoto fa un bel percorso di crescita, peggio invece per Chiaki, la cui caratterizzazione cambia (troppo) bruscamente dopo alcune rivelazioni. Cambiamento troppo affrettato e mal giustificato, che invece doveva essere uno dei punti cardine dell'intero film.

Anche dal punto di vista tecnico ci sono parecchie cose da dire.
Le animazioni sono nel complesso buone, non ci sono cali di qualità nei disegni, ma, per una scelta stilistica, a volte nel complesso è "poco animato". Gli oggetti e le persone in secondo piano a volte rimangono troppo statici, conferendo al film una "piattezza" forse eccessiva. A questo senso di "piattezza" contribuisce anche la scelta dei colori, piatti e senza molte ombreggiature.
Inoltre a volte la fisica dei personaggi è un po' troppo raffazzonata. Non sono tipo da puntare il dito contro queste cose, ma è evidente in questo caso come abbiano preferito privilegiare la "bellezza" in stile anime al realismo dei movimenti, basti pensare al momento in cui Makoto impatta con la sbarra del passaggio a livello e cade dritta, a candela, invece che in modo vagamente realistico. E, considerando che è una scena chiave, è stato un peccato non concentrarsi a sufficienza nel rendere l'impatto vagamente realistico, secondo me.
Anche le parti realizzate in 3D rimangono piuttosto anonime e sciatte.
Bene invece per i fondali, molto curati e dettagliati.

Per quanto riguarda la versione italiana, l'adattamento mi piace, sono riusciti a rendere naturale e poco artificioso ogni dialogo; anche il doppiaggio l'ho trovato ben fatto.
A parte Patrizia Mottola nei panni di Makoto, che è una veterana nel campo degli anime, ci sono molte altre voci che non avevo mai sentito, e che hanno fatto davvero un lavoro impeccabile. Il doppiaggio aiuta molto a risollevare la piattezza di cui parlavo prima, dando emozioni e sentimenti che altrimenti i personaggi non avrebbero avuto.

Insomma, per me "La ragazza che salta nel tempo" rimane un "ni": dopo una parte iniziale tipicamente da shoujo, si avvia verso una serie di eventi interessanti e sconvolgenti, per poi ricolare a picco, lasciando vari interrogativi sospesi e altri punti oscuri.