Recensione
Hotarubi no Mori e
8.0/10
Hotarubi no Mori e è un film anime particolare che propone degli interessanti spunti di riflessione sulla realtà che ci circonda, nonostante sia pervaso da un alone di mistero e mito.
Protagonista di questa toccante storia è Hotaru, una ragazza che attraverso i ricordi ripercorre l'avventura intrapresa da bambina durante le vacanze estive sulla Montagna del Dio, un bosco che secondo la leggenda cela la presenza degli yokai: è proprio qui che smarrendo la via, avviene il fatidico incontro con un volto mascherato, Gin. Quest'essere dall'entità misteriosa e soltanto apparentemente umano, aiuterà il personaggio principale a ritrovare la strada del ritorno evitando anche solo di farsi sfiorare, quasi a sfuggire da un gesto di affetto come un semplice abbraccio. Gin svelerà immediatamente il motivo di tal gesto ed è proprio quest'ultimo uno degli aspetti più curiosi e affascinanti che accompagneranno lo spettatore in una visione davvero profonda e toccante.
Dal punto di vista tecnico mi sembra che sia tutto davvero ben fatto: partendo dalla sceneggiatura e specialmente in relazione alla durata del film, reputo che questo racconto sia stato ben scritto e ciò è evidente specialmente dalle circostanze e dalle modalità in cui Hotaru e Gin manifestano i propri sentimenti, oltre che dalla caratterizzazione dei personaggi secondari, forse non comprensibili all'impatto senza una minima conoscenza della cultura giapponese. I disegni aggradano molto gli occhi e gli scenari e l'ambientazione generale sono veramente ben dettagliati. La colonna sonora è piacevole soprattutto perché le musiche sono incastrate nei momenti più adatti e difatti, gran parte della poetica di quest'opera deriva proprio dai momenti in cui a sovrastare su tutto il resto è il silenzio.
Nell'ambito strettamente personale, anche se un giudizio completo potrò formularlo soltanto in una seconda visione, credo che Hotarubi no Mori e susciti una successione di emozioni contrastanti, tra le quali prevaricano su tutte tenerezza e malinconia. Ciò che però mi ha colpito tanto è il tema della distanza che viene rappresentato come impossibilità di toccarsi. Pertanto accade che i protagonisti neutralizzino questa forza negativa a separarli fisicamente solo ed essenzialmente condividendo le proprie vite in qualunque istante, anche quello in cui non è possibile stabilire un contatto visivo e la vera energia è il pensare all'altro nell'attesa della nuova estate; e per Hotaru poco importa se non potrà guardare negli occhi Gin sempre, perché ormai nulla di quel che è sostanzialmente visibile potrà spezzare quel legame che si è costituito dalla prima volta.
Questo è solo un pezzo di quel che si può descrivere a parole del delizioso film tratto da un manga di Yuki Midorikawa. Consiglio a tutti di vederlo e di prestare attenzione a ogni singolo particolare, soprattutto quelli meno evidenziabili; che vanno oltre i dialoghi, le immagini e che infondo quel senso che rimane inciso come un segno indelebile nel cuore di ogni vero spettatore.
Protagonista di questa toccante storia è Hotaru, una ragazza che attraverso i ricordi ripercorre l'avventura intrapresa da bambina durante le vacanze estive sulla Montagna del Dio, un bosco che secondo la leggenda cela la presenza degli yokai: è proprio qui che smarrendo la via, avviene il fatidico incontro con un volto mascherato, Gin. Quest'essere dall'entità misteriosa e soltanto apparentemente umano, aiuterà il personaggio principale a ritrovare la strada del ritorno evitando anche solo di farsi sfiorare, quasi a sfuggire da un gesto di affetto come un semplice abbraccio. Gin svelerà immediatamente il motivo di tal gesto ed è proprio quest'ultimo uno degli aspetti più curiosi e affascinanti che accompagneranno lo spettatore in una visione davvero profonda e toccante.
Dal punto di vista tecnico mi sembra che sia tutto davvero ben fatto: partendo dalla sceneggiatura e specialmente in relazione alla durata del film, reputo che questo racconto sia stato ben scritto e ciò è evidente specialmente dalle circostanze e dalle modalità in cui Hotaru e Gin manifestano i propri sentimenti, oltre che dalla caratterizzazione dei personaggi secondari, forse non comprensibili all'impatto senza una minima conoscenza della cultura giapponese. I disegni aggradano molto gli occhi e gli scenari e l'ambientazione generale sono veramente ben dettagliati. La colonna sonora è piacevole soprattutto perché le musiche sono incastrate nei momenti più adatti e difatti, gran parte della poetica di quest'opera deriva proprio dai momenti in cui a sovrastare su tutto il resto è il silenzio.
Nell'ambito strettamente personale, anche se un giudizio completo potrò formularlo soltanto in una seconda visione, credo che Hotarubi no Mori e susciti una successione di emozioni contrastanti, tra le quali prevaricano su tutte tenerezza e malinconia. Ciò che però mi ha colpito tanto è il tema della distanza che viene rappresentato come impossibilità di toccarsi. Pertanto accade che i protagonisti neutralizzino questa forza negativa a separarli fisicamente solo ed essenzialmente condividendo le proprie vite in qualunque istante, anche quello in cui non è possibile stabilire un contatto visivo e la vera energia è il pensare all'altro nell'attesa della nuova estate; e per Hotaru poco importa se non potrà guardare negli occhi Gin sempre, perché ormai nulla di quel che è sostanzialmente visibile potrà spezzare quel legame che si è costituito dalla prima volta.
Questo è solo un pezzo di quel che si può descrivere a parole del delizioso film tratto da un manga di Yuki Midorikawa. Consiglio a tutti di vederlo e di prestare attenzione a ogni singolo particolare, soprattutto quelli meno evidenziabili; che vanno oltre i dialoghi, le immagini e che infondo quel senso che rimane inciso come un segno indelebile nel cuore di ogni vero spettatore.