Recensione
Recensione di npepataecozz
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Non sono un grandissimo appassionato di live-action, ma questo non perché non mi interessi il genere: al contrario mi piacerebbe vederne di più. Purtroppo, però, quelle poche volte in cui ho provato ad avvicinarmi a qualche titolo il meccanismo dei sottotitoli mi mandava in grande confusione e finivo per rinunciare. Probabilmente chi leggerà questa recensione riderà di questa mia incapacità; se poi fosse pure volenteroso, accetterò volentieri il suo aiuto per superare questa mia difficoltà.
Fortunatamente, però, ogni tanto qualche titolo sottotitolato in maniera tradizionale lo trovo; e questo è proprio il caso di "Taisetsu na koto wa subete kimi ga oshiete kureta" ("Le cose importanti le ho imparate tutte da te"), un dorama composto da dieci episodi, ognuno della durata di quarantacinque minuti circa, andato in onda in Giappone tra il mese di gennaio e quello di marzo del 2011. E ovviamente non potevo perdermelo.
La trama: Shuji è un giovane insegnante, bello e rispettato. La sua vita tranquilla e inquadrata subisce una vera e propria rivoluzione quando una mattina scopre addormentata nel suo letto Hikari, una giovane e attraente fanciulla. Come ci sia capitata lì Shuji non saprebbe dirlo, in quanto la sera prima s'era preso una bella sbornia e, come tradizione vuole, non riesce a ricordare nulla dell'accaduto. Ma è anche il giorno della cerimonia d'apertura, per cui il professore decide di rimandare il problema a dopo le lezioni; peccato che una volta in classe se la ritrovi nuovamente di fronte in veste di sua alunna. La cosa gli appare subito pericolosissima: se la scuola venisse a conoscenza della situazione, Shuji sarebbe stato automaticamente licenziato; in più fra gli altri insegnanti c'è anche Natsumi, sua fidanzata e promessa sposa, che certamente non gradirebbe la cosa.
La visione di questo "Taisetsu na koto wa subete kimi ga oshiete kureta" ha rappresentato una vera e propria immersione nella società giapponese e nei problemi che scaturiscono dalla loro visione etica della vita. E' quasi inutile dire che si tratta di una visione per larghi tratti molto diversa dalla nostra, forse troppo formale e vessatoria ma anche garante di maggior ordine ed efficienza; il tutto, ovviamente, tenendo sempre conto che si tratta di una fiction e quindi di una edulcorazione della realtà.
L'ambientazione in cui si svolgono gli eventi, ossia quella scolastica, rende ancora più evidente la diversità tra i nostri due mondi: se da un lato, infatti, viene proposto il modello buonista tipico delle fiction nostrane, dall'altro viene mostrata la fortissima ingerenza che l'istituzione ha nei confronti della vita privata delle persone: l'insegnante dev'essere prima di tutto un modello per le nuove generazioni, una persona che costituisca un esempio in cui rispecchiarsi e a cui ispirarsi. Una condotta immorale, anche se tenuta solo al di fuori delle mura scolastiche, non può, quindi, essere tollerata.
La trama di questo dorama è abbastanza avvincente e si lascia seguire con grande interesse. Ciò che non mi ha convinto, però, è la caratterizzazione psicologica di alcuni personaggi. Su tutti non ho gradito quasi per niente quella di Shuji, che si comporta come un pesce lesso per otto episodi su dieci. Ovviamente la colpa non è dell'attore, Hatuma Miura, che invece interpreta la sua parte molto bene (e questo vale anche per il resto del cast); ma lo sceneggiatore avrà pensato che lo pagassero a battute e che quindi era il caso di risparmiare per attenersi al budget. L'ostentato mutismo di Shuji è qualcosa di veramente fastidioso: difficilmente risponde alle domande e quando lo fa si limita a dire "sì", "no", "va bene", "ci vediamo" e così via. Se ciò non bastasse, il suo comportamento spesso è del tutto insensato: perché, ad esempio, non chiede subito cos'è successo quella notte invece di ammettere di non ricordarselo ed esporsi così a tanti problemi? In parte ciò dovrebbe essere dovuto al fatto che si è voluto evidenziare l'immaturità iniziale del personaggio, che sfocerà nel rapido processo di crescita personale che si avrà negli ultimi episodi. Ma si è davvero esagerato, in certi tratti più che un uomo sembra uno di quegli gnu che una delle studentesse andrà a cercare nell'ultimo episodio.
Essendo Shuji proprio il protagonista del dorama, ciò fa precipitare in basso il mio giudizio sull'opera. In realtà, oltre a quelli evidenziati ci sarebbero anche altri fattori ad abbassarne il valore complessivo: si tratta di tante piccole cose e sarebbe lungo e inutile stare qui ad evidenziarle; ragion per cui mi limiterò a dire che a mio avviso la valutazione di questo dorama non può superare la sufficienza.
Fortunatamente, però, ogni tanto qualche titolo sottotitolato in maniera tradizionale lo trovo; e questo è proprio il caso di "Taisetsu na koto wa subete kimi ga oshiete kureta" ("Le cose importanti le ho imparate tutte da te"), un dorama composto da dieci episodi, ognuno della durata di quarantacinque minuti circa, andato in onda in Giappone tra il mese di gennaio e quello di marzo del 2011. E ovviamente non potevo perdermelo.
La trama: Shuji è un giovane insegnante, bello e rispettato. La sua vita tranquilla e inquadrata subisce una vera e propria rivoluzione quando una mattina scopre addormentata nel suo letto Hikari, una giovane e attraente fanciulla. Come ci sia capitata lì Shuji non saprebbe dirlo, in quanto la sera prima s'era preso una bella sbornia e, come tradizione vuole, non riesce a ricordare nulla dell'accaduto. Ma è anche il giorno della cerimonia d'apertura, per cui il professore decide di rimandare il problema a dopo le lezioni; peccato che una volta in classe se la ritrovi nuovamente di fronte in veste di sua alunna. La cosa gli appare subito pericolosissima: se la scuola venisse a conoscenza della situazione, Shuji sarebbe stato automaticamente licenziato; in più fra gli altri insegnanti c'è anche Natsumi, sua fidanzata e promessa sposa, che certamente non gradirebbe la cosa.
La visione di questo "Taisetsu na koto wa subete kimi ga oshiete kureta" ha rappresentato una vera e propria immersione nella società giapponese e nei problemi che scaturiscono dalla loro visione etica della vita. E' quasi inutile dire che si tratta di una visione per larghi tratti molto diversa dalla nostra, forse troppo formale e vessatoria ma anche garante di maggior ordine ed efficienza; il tutto, ovviamente, tenendo sempre conto che si tratta di una fiction e quindi di una edulcorazione della realtà.
L'ambientazione in cui si svolgono gli eventi, ossia quella scolastica, rende ancora più evidente la diversità tra i nostri due mondi: se da un lato, infatti, viene proposto il modello buonista tipico delle fiction nostrane, dall'altro viene mostrata la fortissima ingerenza che l'istituzione ha nei confronti della vita privata delle persone: l'insegnante dev'essere prima di tutto un modello per le nuove generazioni, una persona che costituisca un esempio in cui rispecchiarsi e a cui ispirarsi. Una condotta immorale, anche se tenuta solo al di fuori delle mura scolastiche, non può, quindi, essere tollerata.
La trama di questo dorama è abbastanza avvincente e si lascia seguire con grande interesse. Ciò che non mi ha convinto, però, è la caratterizzazione psicologica di alcuni personaggi. Su tutti non ho gradito quasi per niente quella di Shuji, che si comporta come un pesce lesso per otto episodi su dieci. Ovviamente la colpa non è dell'attore, Hatuma Miura, che invece interpreta la sua parte molto bene (e questo vale anche per il resto del cast); ma lo sceneggiatore avrà pensato che lo pagassero a battute e che quindi era il caso di risparmiare per attenersi al budget. L'ostentato mutismo di Shuji è qualcosa di veramente fastidioso: difficilmente risponde alle domande e quando lo fa si limita a dire "sì", "no", "va bene", "ci vediamo" e così via. Se ciò non bastasse, il suo comportamento spesso è del tutto insensato: perché, ad esempio, non chiede subito cos'è successo quella notte invece di ammettere di non ricordarselo ed esporsi così a tanti problemi? In parte ciò dovrebbe essere dovuto al fatto che si è voluto evidenziare l'immaturità iniziale del personaggio, che sfocerà nel rapido processo di crescita personale che si avrà negli ultimi episodi. Ma si è davvero esagerato, in certi tratti più che un uomo sembra uno di quegli gnu che una delle studentesse andrà a cercare nell'ultimo episodio.
Essendo Shuji proprio il protagonista del dorama, ciò fa precipitare in basso il mio giudizio sull'opera. In realtà, oltre a quelli evidenziati ci sarebbero anche altri fattori ad abbassarne il valore complessivo: si tratta di tante piccole cose e sarebbe lungo e inutile stare qui ad evidenziarle; ragion per cui mi limiterò a dire che a mio avviso la valutazione di questo dorama non può superare la sufficienza.