Recensione
Come nel manga di Fuyumi Soryu, il drama "Mars, Tada, Kimi wo Aishiteru", partendo dalla love story tra la giovane pittrice Aso Kira e il ribelle Kashino Rei, svela pian piano le vicende e i drammi personali dei personaggi. Non ricordo molto del manga originale (solo che non mi aveva particolarmente entusiasmata per le troppe tragedie), ma il drama, più che tratto da uno shojo manga, sembrerebbe quasi un boys love. Infatti l'interazione tra Rei e Makio (il secondo personaggio maschile dell'immancabile triangolo amoroso) diventa quasi il filone principale (e il più interessante) della serie, fino al punto in cui Makio diventerà addirittura la voce narrante delle puntate. Del resto, ufficialmente il ruolo da attore protagonista lo hanno Fujigaya e Kubota, mentre Iitoyo fa parte del cast secondario.
Questo ruolo "schiacciato" dell'eroina suona strano in quello che dovrebbe essere uno shojo. Ma forse non è una gran perdita, considerandone la caratterizzazione un po' piattina da classica ragazza timida, sempre buona e perfetta, passiva di fronte a qualsiasi evento e che tira fuori un po' di personalità solo quando si tratta di dichiarare l'amore per la pittura o di rispettare ad ogni costo la promessa di far avere a Rei un suo disegno. Al contrario Rei ha un po' troppo l'aria del bravo ragazzo (con attacchi di rabbia, ma "a singhiozzi"), per quello che dovrebbe essere un personaggio misterioso, ribelle e violento. Questo in realtà lo rende un po' più credibile e meno stereotipato di quanto non rischierebbe di essere, ma a volte fa sembrare esagerato quel che gli altri personaggi dicono di lui. Per quanto io preferisca Kubota in ruoli più equilibrati, Makio risulta il personaggio più interessante. E' quello che conosce i segreti degli altri (perché non si fa mai i fatti propri, ma...) e di cui è meno prevedibile capire azioni e intenzioni.
Paradossalmente, mentre Rei perde il trademark dei capelli lunghi, tutti i personaggi sono eccessivamente caratterizzati dal loro abbigliamento: Kira con le sue gonnellone al ginocchio, Rei con le sue camicie di flanella, Makio con i suoi maglioncini, Harumi (la rivale di Kira) con i suoi corpetti impensabili in qualsiasi scuola del Giappone, eccetera.
Dal punto di vista visuale il drama cerca di riprendere l'idea del "cartaceo", un po' con la cornice bianca (fastidiosa all'inizio, ma dopo un po' ci si abitua), un po' con l'effetto "pagine sfogliate" ai cambi di scena. Più che quello, però, è la luce, che dà una atmosfera "balneare" anche alle scene scolastiche, a rendere più l' effetto manga, sospendendo l'ambientazione nello spazio e nel tempo. La luce però dà anche un'aria "economica" all'opera, che già nelle location e nella quasi mancanza di comparse tradisce un budget non molto alto.
Nel complesso, "Mars, Tada, Kimi wo Aishiteru" non sarà un capolavoro, ma è un drama che si guarda piacevolmente. Le puntate di breve durata si concludono sempre con un giusto climax e scorrono bene, senza punti noiosi (nonostante le cinque/sei scene di flashback continuamente ripetute). La trama da love story "classica" della linea temporale principale è movimentata dalle rivelazioni degli eventi passati e dalla rilettura delle scene alla luce degli elementi che si scoprono man mano. Le tragedie ci sono, ma, almeno nel drama (vedremo che ci riserverà il film), non si impilano in modo esagerato.
Temo che chi ha amato il manga potrebbe non essere della mia stessa opinione, ma a me che, come dicevo a inizio recensione, non sono una fan della serie originale il drama è piaciuto molto più di quanto non mi aspettassi, e ora aspetto la conclusione nel film, sperando magari in un investimento un po' più consistente (e che la storia non prenda le pieghe un po' irrealistiche accennate nelle ultime puntate del drama).
Questo ruolo "schiacciato" dell'eroina suona strano in quello che dovrebbe essere uno shojo. Ma forse non è una gran perdita, considerandone la caratterizzazione un po' piattina da classica ragazza timida, sempre buona e perfetta, passiva di fronte a qualsiasi evento e che tira fuori un po' di personalità solo quando si tratta di dichiarare l'amore per la pittura o di rispettare ad ogni costo la promessa di far avere a Rei un suo disegno. Al contrario Rei ha un po' troppo l'aria del bravo ragazzo (con attacchi di rabbia, ma "a singhiozzi"), per quello che dovrebbe essere un personaggio misterioso, ribelle e violento. Questo in realtà lo rende un po' più credibile e meno stereotipato di quanto non rischierebbe di essere, ma a volte fa sembrare esagerato quel che gli altri personaggi dicono di lui. Per quanto io preferisca Kubota in ruoli più equilibrati, Makio risulta il personaggio più interessante. E' quello che conosce i segreti degli altri (perché non si fa mai i fatti propri, ma...) e di cui è meno prevedibile capire azioni e intenzioni.
Paradossalmente, mentre Rei perde il trademark dei capelli lunghi, tutti i personaggi sono eccessivamente caratterizzati dal loro abbigliamento: Kira con le sue gonnellone al ginocchio, Rei con le sue camicie di flanella, Makio con i suoi maglioncini, Harumi (la rivale di Kira) con i suoi corpetti impensabili in qualsiasi scuola del Giappone, eccetera.
Dal punto di vista visuale il drama cerca di riprendere l'idea del "cartaceo", un po' con la cornice bianca (fastidiosa all'inizio, ma dopo un po' ci si abitua), un po' con l'effetto "pagine sfogliate" ai cambi di scena. Più che quello, però, è la luce, che dà una atmosfera "balneare" anche alle scene scolastiche, a rendere più l' effetto manga, sospendendo l'ambientazione nello spazio e nel tempo. La luce però dà anche un'aria "economica" all'opera, che già nelle location e nella quasi mancanza di comparse tradisce un budget non molto alto.
Nel complesso, "Mars, Tada, Kimi wo Aishiteru" non sarà un capolavoro, ma è un drama che si guarda piacevolmente. Le puntate di breve durata si concludono sempre con un giusto climax e scorrono bene, senza punti noiosi (nonostante le cinque/sei scene di flashback continuamente ripetute). La trama da love story "classica" della linea temporale principale è movimentata dalle rivelazioni degli eventi passati e dalla rilettura delle scene alla luce degli elementi che si scoprono man mano. Le tragedie ci sono, ma, almeno nel drama (vedremo che ci riserverà il film), non si impilano in modo esagerato.
Temo che chi ha amato il manga potrebbe non essere della mia stessa opinione, ma a me che, come dicevo a inizio recensione, non sono una fan della serie originale il drama è piaciuto molto più di quanto non mi aspettassi, e ora aspetto la conclusione nel film, sperando magari in un investimento un po' più consistente (e che la storia non prenda le pieghe un po' irrealistiche accennate nelle ultime puntate del drama).