Recensione
Abara
6.0/10
“Soldi buttati. E non provare a dire di no!”
Questo è ciò che mi ha detto mia sorella dopo avermi scroccato il secondo e ultimo numero di Abara, peraltro faticosamente reperito dopo mesi di ricerche. Onestamente, non ho trovato nessuna motivazione valida per difendere il mio acquisto: praticamente l’ho preso “perché sì”, perché sto collezionando tutte le opere di Tsutomu Nihei sperando che prima o poi questo autore riesca di nuovo a stupirmi e coinvolgermi come è riuscito a fare con Blame! ma, per sfortuna del mio portafogli, nulla dopo il suo lavoro di debutto mi ha impressionato più di tanto e di sicuro non lo ha fatto questa miniserie.
Come in ogni altra opera di Nihei, la grafica è da promuovere con lode: il design di mostri e architetture è come al solito eccellente, mentre è addirittura migliorato per quanto riguarda i personaggi umani, i cui volti ora sono molto più espressivi e dettagliati.
Purtroppo, terminate le belle parole sui disegni, non mi rimangono molte altre cose positive da dire.
È inutile girarci attorno: Blame! affascinava, ci risucchiava completamente nel suo oscuro mondo facendoci dimenticare tutti i suoi limiti; ad Abara, vuoi per la brevità vuoi per incapacità dell’autore, l’impresa non riesce, se non in sporadiche occasioni.
Noi rimaniamo confinati nel ruolo di freddi spettatori che si limitano ad osservare il tutto senza riuscire ad esserne coinvolti e, proprio a causa del nostro distacco, non possiamo non accorgerci dei moltissimi difetti di quest’opera, ovvero una trama talmente contorta e caotica da risultare a tratti incomprensibile, poche e confuse informazioni sul contesto, personaggi la cui unica caratterizzazione è quella grafica, cambi di scena troppo rapidi, un finale non-finale che fa sembrare l’intero manga una sorta di “capitolo 0” di una storia che deve ancora venire (e chissà che non sia davvero così!); in compenso abbiamo tavole e tavole occupate dai Gauna che sputano fuori tentacoli, come se all’autore importasse più che altro di mostrarci compiaciuto quanto è bravo a disegnare mostroni deformi.
Insomma, stavolta anche per gli estimatori sarà impossibile perdonare più di tanto!
Io do un 6 fin troppo generoso perché in fondo sapevo che mi sarei trovata davanti un incrocio tra un esercizio di stile e una specie di artbook più che un vero e proprio manga, in ogni caso non mi sento di consigliare questo titolo a nessuno se non ai super fan di Nihei.
Se volete fare la conoscenza di questo autore è meglio cominciare da Blame!, se già lo conoscete e non vi piace Abara di certo non vi farà cambiare idea, anzi!
Questo è ciò che mi ha detto mia sorella dopo avermi scroccato il secondo e ultimo numero di Abara, peraltro faticosamente reperito dopo mesi di ricerche. Onestamente, non ho trovato nessuna motivazione valida per difendere il mio acquisto: praticamente l’ho preso “perché sì”, perché sto collezionando tutte le opere di Tsutomu Nihei sperando che prima o poi questo autore riesca di nuovo a stupirmi e coinvolgermi come è riuscito a fare con Blame! ma, per sfortuna del mio portafogli, nulla dopo il suo lavoro di debutto mi ha impressionato più di tanto e di sicuro non lo ha fatto questa miniserie.
Come in ogni altra opera di Nihei, la grafica è da promuovere con lode: il design di mostri e architetture è come al solito eccellente, mentre è addirittura migliorato per quanto riguarda i personaggi umani, i cui volti ora sono molto più espressivi e dettagliati.
Purtroppo, terminate le belle parole sui disegni, non mi rimangono molte altre cose positive da dire.
È inutile girarci attorno: Blame! affascinava, ci risucchiava completamente nel suo oscuro mondo facendoci dimenticare tutti i suoi limiti; ad Abara, vuoi per la brevità vuoi per incapacità dell’autore, l’impresa non riesce, se non in sporadiche occasioni.
Noi rimaniamo confinati nel ruolo di freddi spettatori che si limitano ad osservare il tutto senza riuscire ad esserne coinvolti e, proprio a causa del nostro distacco, non possiamo non accorgerci dei moltissimi difetti di quest’opera, ovvero una trama talmente contorta e caotica da risultare a tratti incomprensibile, poche e confuse informazioni sul contesto, personaggi la cui unica caratterizzazione è quella grafica, cambi di scena troppo rapidi, un finale non-finale che fa sembrare l’intero manga una sorta di “capitolo 0” di una storia che deve ancora venire (e chissà che non sia davvero così!); in compenso abbiamo tavole e tavole occupate dai Gauna che sputano fuori tentacoli, come se all’autore importasse più che altro di mostrarci compiaciuto quanto è bravo a disegnare mostroni deformi.
Insomma, stavolta anche per gli estimatori sarà impossibile perdonare più di tanto!
Io do un 6 fin troppo generoso perché in fondo sapevo che mi sarei trovata davanti un incrocio tra un esercizio di stile e una specie di artbook più che un vero e proprio manga, in ogni caso non mi sento di consigliare questo titolo a nessuno se non ai super fan di Nihei.
Se volete fare la conoscenza di questo autore è meglio cominciare da Blame!, se già lo conoscete e non vi piace Abara di certo non vi farà cambiare idea, anzi!