Recensione
La montagna magica
9.0/10
Tottori, estate 1967.
L’undicenne Kenichi e la sorellina Sakiko, orfani di padre, sono stati affidati ai nonni in seguito al ricovero in un ospedale di Osaka della madre gravemente ammalata.
Cercando di non lasciarsi sopraffare dalla tristezza per le difficili condizioni di salute in cui versa la mamma, il ragazzino trascorre le sue giornate con gli amici, andando a pescare granchi in un torrente oppure giocando presso le rovine del castello medievale sulla vicina montagna: qui si trova un cunicolo misterioso, che ha sollecitato la fantasia popolare facendo nascere varie leggende sul suo conto ed è considerato dai ragazzi il luogo perfetto per cimentarsi in prove di coraggio.
Un giorno Kenichi trova riparo da un improvviso acquazzone presso il Museo di Scienze e, mentre osserva con un misto di curiosità e timore quel luogo pieno di strani oggetti e animali, si sente chiamare da una salamandra gigante collocata all’interno di un acquario.
Questo incontro dà inizio al coinvolgimento di Kenichi e Sakiko in un’emozionante avventura sulla montagna, destinata a lasciare un segno indelebile nelle loro vite.
Nella prefazione al volume, Jiro Taniguchi motiva la genesi di quest’opera così particolare con il desiderio di far nascere una nuova forma di espressione, combinando il fumetto europeo, da lungo tempo oggetto di un suo grande interesse, con il manga: si tratta di un racconto breve (circa 70 pagine), interamente a colori, che può essere considerato una specie di favola, in cui vengono affrontati con la consueta maestria temi cari all’autore, come la famiglia e i ricordi del passato.
L’edizione Rizzoli è ottima sotto ogni punto di vista: presenta una copertina semirigida con bandelle, buona rilegatura, carta bianchissima e spessa, una stampa di notevole qualità; il senso di lettura è all’occidentale, adattato con la collaborazione dello stesso Taniguchi.
Infine completa il volume una bella intervista all’autore, realizzata da Stéphane e Muriel Barbery, dalla quale emergono interessanti aspetti relativi al suo modo di lavorare e alle sue fonti di ispirazione.
L’undicenne Kenichi e la sorellina Sakiko, orfani di padre, sono stati affidati ai nonni in seguito al ricovero in un ospedale di Osaka della madre gravemente ammalata.
Cercando di non lasciarsi sopraffare dalla tristezza per le difficili condizioni di salute in cui versa la mamma, il ragazzino trascorre le sue giornate con gli amici, andando a pescare granchi in un torrente oppure giocando presso le rovine del castello medievale sulla vicina montagna: qui si trova un cunicolo misterioso, che ha sollecitato la fantasia popolare facendo nascere varie leggende sul suo conto ed è considerato dai ragazzi il luogo perfetto per cimentarsi in prove di coraggio.
Un giorno Kenichi trova riparo da un improvviso acquazzone presso il Museo di Scienze e, mentre osserva con un misto di curiosità e timore quel luogo pieno di strani oggetti e animali, si sente chiamare da una salamandra gigante collocata all’interno di un acquario.
Questo incontro dà inizio al coinvolgimento di Kenichi e Sakiko in un’emozionante avventura sulla montagna, destinata a lasciare un segno indelebile nelle loro vite.
Nella prefazione al volume, Jiro Taniguchi motiva la genesi di quest’opera così particolare con il desiderio di far nascere una nuova forma di espressione, combinando il fumetto europeo, da lungo tempo oggetto di un suo grande interesse, con il manga: si tratta di un racconto breve (circa 70 pagine), interamente a colori, che può essere considerato una specie di favola, in cui vengono affrontati con la consueta maestria temi cari all’autore, come la famiglia e i ricordi del passato.
L’edizione Rizzoli è ottima sotto ogni punto di vista: presenta una copertina semirigida con bandelle, buona rilegatura, carta bianchissima e spessa, una stampa di notevole qualità; il senso di lettura è all’occidentale, adattato con la collaborazione dello stesso Taniguchi.
Infine completa il volume una bella intervista all’autore, realizzata da Stéphane e Muriel Barbery, dalla quale emergono interessanti aspetti relativi al suo modo di lavorare e alle sue fonti di ispirazione.