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<b>[Attenzione, questa recensione contiene spoiler.]</b>

No no, direi che non ci siamo proprio, siamo ancora lontani.

Manwha, ovvero fumetto coreano che per stile estetico, sistema narrativo ed editoriale è simile ai più famosi manga giapponesi. Il fumetto coreano si differenzia da quello giapponese innanzitutto per una maggiore attenzione grafica, soprattutto nelle anatomie umane che sono rese in maniera molto più realistica ed a forte impatto. I disegnatori coreani sono un patrimonio che anche i furbi editori giapponese stanno valorizzando, importando sempre più talenti. Il secondo aspetto di differenziazione riguarda la trama, ebbene qui siamo a livelli decisamente più traballanti; è sempre stato questo il principale punto debole delle produzioni coreane, che per mancanza di esperienza, di un pubblico esperto e soprattutto di editor capaci, non riescono a far decollare molte produzioni anche di ottimo potenziale.
Si dice che c’è sempre un'eccezione che conferma la regola, ma ahimè non è questo il caso. Gwi rispecchia in pieno i pregiudizi tipici del fumetto coreano nonostante degli ottimi presupposti.

L’autore, o meglio, il disegnatore è già famoso in Italia, e Flashbook sembra credere molto in lui visto la pubblicazione di altri suoi manhwa, nell’ordine: Baljak, Hell’s Angel Delivery Man Banya e Gwi – The Spectre. L’intreccio è invece di Orebalgum (che razza di nome, non riesco ancora a leggerlo!), autore di Cafè Occult, Cyber Doll, Soul Rupeu)

La trama inizialmente è interessante. Il protagonista è Musang, murim (figura simile al samurai giapponese) in cerca di vendetta. Egli appartiene ad un particolare gruppo di guerrieri creati ad arte: i Pandemonium. Questi si distinguono per essere marchiati ed avere capacità di lotta fuori dal comune.
Musang è solo il protagonista apparente poiché alle sue spalle agirà una figura molto più misteriosa e tenebrosa, anch’esso con una vendetta da compiere, il cui nome è Cheon-ho. Le vicende arriveranno a coinvolgere il palazzo imperiale, il Sovrano Celeste e le armate del regno. Non mancheranno complotti e colpi di scena ed i personaggi introdotti saranno tanti. La struttura narrativa è interessante poiché mantiene nascosti al lettore elementi fondamentali della trama quasi fino all’ultimo volume. Il sistema delle rivelazioni è progressivo, mantenendo in questo modo desta l’attenzione del lettore ed il suo interesse ad andare avanti.

Sebbene i presupposti siano ottimi, in realtà manca qualcosa: il più delle volte è assente una vera e propria coerenza narrativa. La trama è potenzialmente buona, ma sviluppata in maniera davvero pessima, dando l’impressione di un autore che non è proprio riuscito a gestire la storia che aveva in mente, rendendo il tutto confusionario e poco credibile.
Innanzitutto sono davvero troppe le coincidenze che fanno andare avanti la vicenda. Le coincidenze portano quasi magicamente i personaggi a trovarsi in determinate circostanze poco credibili, un esempio su tutti è una rovinosa lotta che ingaggia Musang. Sconfitto, cadrà vicino ad una città idolatrice di Pandemonium (che fortuna!), che combinazione ha nascosta una parte di un medaglione fondamentale. Sempre in quella lotta combatte un certo Yaguya, che a sua volta si trova "per caso" di fronte una ragazza che ha sempre voluto possedere ma che non vedeva da anni. Vi sono tanti esempi come questo che sono davvero spiacevoli.
Si è parlato di un medaglione; bè questo medaglione non ha proprio senso nella trama, compare improvvisamente senza un motivo. Si tratta di un medaglione diviso in parti che solo una volta completo potrà consentire l’accesso ad un stanza nascosta del palazzo imperiale. Ovviamente i protagonisti si ritrovano a possedere ognuno una parte diversa dell’emblema. A rendere il tutto senza senso è che una volta ottenute tutte le parti ed aperta questa stanza, nella stanza non c’è proprio niente, al contrario dei protagonisti che sembrano molti soddisfatti senza un vero motivo. Bah!

Per comprendere poi le inesattezze della trama basta analizzare coerentemente gli obiettivi dei personaggi e le loro azioni, anche in questo caso verranno fuori incoerenze e rapporti intenzione-azioni troppo artefatti.
Cheon-ho: ha amato la sorella del sovrano uccisa dalla regina, il suo obiettivo è vendicarsi della regina. Non si sa però perché decida di voler uccidere tutti i Pandemonium, di cui egli stesso è parte, il sovrano celeste e soverchiare il potere. Si tratta di azioni troppo esagerate rispetto ai suoi obiettivi. Certo, egli stesso è stato per molto tempo segregato nel castello imperiale, ma perché prendersela con Musang che è una vittima dei Pandemonium?
Principessa del regno di Prokia: bè questo personaggio è un mistero, arriva da un regno circostante e non serve veramente a niente ai fini della trama. L’esercito di Prokia è sì stato manovrato da Cheon-ho per ribaltare il potere imperiale, ma la principessa si trova a non avere realmente un senso ed una sua importanza.
Musag: se le azioni del protagonista non sono chiare allora la cosa è grave. Lui agisce per annientare tutti i Pandemonium, ma perché? Apparentemente decide di sterminarli per vendicarsi di una cicatrice fattagli da Cheon-ho; mamma mia, nemmeno Hitler avrebbe puntato a sterminare una razza per cosi poco! Andando a fondo si può vagamente intuire che si voglia vendicare perché forse soggetto ad esprimenti o altre sofferenze, badate bene sono mie congetture, la cosa non è assolutamente chiara.
Questi sono solo alcuni esempi dell’incoerenza della trama che più volte mi ha lasciato perplesso. Dei tanti personaggi introdotti forse il 30% ha un senso. Si pensi ai collaboratori di Cheon-ho, che sembrano fortissimi ma sui quali non viene spiegato veramente nulla.
Il finale è poi ancora più sconclusionato della stessa serie, ci sono sì delle rivelazioni, ma anche in questo caso il tutto è davvero gestito molto male. Ci si aspetta un forte climax, ma il manwha finisce in maniera abbastanza scialba, Musang non agisce e rimane un mero spettatore, gli altri personaggi agiscono in maniera superficiale. Non vorrei spoilerarvi, ma è un finale piattissimo.

Se la parte relativa alla trama è pessima il disegno è invece assolutamente straordinario. A livello grafico questo manwha raggiunge vette molto elevate anche se in linea con la altre produzioni coreane. Quello che mi ha colpito sono soprattutto le espressioni dei personaggi, in particolare di Musang, che risulta molto comunicativo in ogni singola vignetta. Sono rese al meglio le espressioni di rabbia, paura e inquietudine.
Perfetta è anche la resa nella raffigurazione dei corpi, e delle anatomie in movimento. I balzi, i colpi di spada, le parate sono rese con una forte tensione e dinamicità. Negli scontri traspare molto la violenza del combattimento, e questo per un manwha prevalentemente di azione è senza dubbio un grandissimo risultato.
Particolare attenzione è prestata inoltre agli sfondi, spesso disegnati con molta cura, in particolar modo per quanto concerne la realizzazione dell’architettura degli edifici. Le scelte registiche di costruzione della tavola risultano a loro volta molto diversificate e si adattano al conteso che cambia e ai diversi momenti di pathos della trama.

Per quando riguarda il capitolo “copiatura”, altro tipico elemento negativo delle produzioni coreane (soprattutto dai loro cugini giapponese), in GWI ne troveremo molto poche e concentrate all’inizio. Si inizia infatti con il guerriero marchiato, Musang, che uccide un povero vecchietto (anche lui un Pandemonium, anche se il senso di questa uccisione è ovviamente molto labile), con la povera nipotina del vecchietto che si trova li ad assistere alla scena, ed è a questo punto che Gatsu si rivolge alla bambina dicendo che deve continuare a vivere per trovare la forza di ucciderlo... Ops, ho detto “Gatsu”, vabbè, la confusione ci sta visto che l’intro è davvero molto simile a Berserk. Fortunatamente, le similitudini tendono poi a sparire.

Concludendo, devo ammettere che mi dispiace che questo manwha sia risultato solo sufficiente, poiché si vede alla base un forte impegno ed una forte volontà di costruire una storia intrecciata. Gli autori hanno infatti voluto infarcire la trama con elementi ripresi dalle leggende coreane riprendendo un personaggio dal folklore. Questi è Chi-u, il re guerriero che più di quattromila anni fa salì al trono conquistando il regno con la forza e avallandosi dell’aiuto di formidabili soldati, detti, appunto, Pandemonium. Lo stesso Sovrano Celeste, conosciuto anche come “il re bambino”, è un personaggio storico ricordato come uno dei più influenti in assoluto dal punto di vista politico, ma, al tempo stesso, assolutamente straniato della realtà.

L’edizione dal canto suo è perfetta, non nascondo il fatto che sia proprio Flashbook la casa editrice con le migliori edizioni del mercato, non solo per la resa grafica ma soprattutto per la straordinaria compattezza e flessibilità del volume, per la carta non trasparente ma dal colore piacevole e per le sovraccoperte stupende.

No no, direi che non ci siamo proprio, siamo ancora lontani. Siamo lontani perché la delusione per un prodotto che aveva ottime aspettative è ancora più forte di uno che per sua natura parte scialbo. Il disegno non può essere tutto!