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Cat's Eye, meglio conosciuto in Italia con la traduzione di Occhi di Gatto, è una di quelle perle di formato cartaceo che hanno fatto brillare una decade senza pari: gli anni '80!

Prima grande opera di quel genio della matita che risponde al nome di Tsukasa Hojo - conosciuto in modo particolare per la sua maggior creazione, City Hunter - Cat's Eye porta su di sé questo elemento soprattutto in termini di disegno. Disegno che appare molto diverso rispetto a quello che siamo abituati a vedere attualmente con l'ultima creazione di Hojo, Angel Heart. Essere diverso per tratto e stile non significa però necessariamente che sia peggiore. Infatti, partendo da una considerazione assolutamente personale, trovo il tratto di Cat's Eye più attraente del tratto attuale del maestro, che pur avendo raggiunto una perfezione stilistica senza pari mi appare eccessivamente realistico e senza quella attrazione che nasceva dalle sue opere del secolo scorso. Realismo quindi forse eccessivo che, almeno per quanto mi riguarda, non riesce a darmi quelle stesse sensazioni. In Cat's Eye invece, il tratto, pur acerbo, dà una particolare atmosfera a tutta l'opera che la rende ancora più magica. Naturalmente le differenze fra i primi e gli ultimi volumi sono marcate e si nota la forte crescita che l'autore ha avuto nei 5 anni di serializzazione dell'opera. Tratto che si modifica in modo particolare nei personaggi, mentre gli sfondi e le ambientazioni sono fin dal primo volume curate con cura maniacale stentandovi a percepirle come semplici disegni. Caratteristica questa che mi appare come tipica non del solo autore, ma del filone di manga di cui fa parte. Accanto a un disegno meraviglioso che si sofferma in modo particolare sulle bellezze del gentil sesso, su cui Hojo sembra avere giustamente una predilezione, troveremo una trama accattivante che sente però il peso degli anni.
Se ciò potrebbe essere inteso come uno svantaggio, mi sento in obbligo di confermarvi che si tratta di tutto il contrario. Cat's Eye riesce magicamente a farvi immergere in un periodo come gli anni '80 come ben poche altre opere hanno saputo fare. La cura degli ambienti, della moda e dei vestiti con cui le tre gattine adornano i loro corpi, le macchine su cui le vedremo fuggire ai maldestri inseguimenti della polizia non fanno altro che impreziosire un'opera già meravigliosa e dargli quel tocco di realismo che non ritroviamo nel disegno (sempre rispetto agli standard attuali di Hojo).

La storia come saprete si concentra sulla vita di tre giovani e bellissime sorelle, che se nelle ore diurne gestiscono un bellissimo coffee-bar (non nego di aver notato delle analogie con l’ABCB di Kimagure Orange Road) chiamato manco a dirlo Cat’s Eye, nelle ore notturne si travestono da abilissime ladre conosciute come: Cat’s Eye! A questa già particolare situazione si aggiunge la relazione fra Hitomi Kisugi, la mezzana delle tre, e Toshio Utsumi, scapestrato e bonario agente di polizia, che manco a dirlo ha l’incarico di catturare la banda Occhi di Gatto. Naturalmente la penalistica professione che Rui, Hitomi e Ai svolgono in gran segreto non si basa su pura avidità e smania di successo, ma su un nobile fine. I furti messi in atto dalla banda sono volti a riportare alla luce la Collezione Heintz, pittore scomparso da tempo che si rivelerà essere il padre delle tre gattine. Accanto quindi ai continui furti e ai poveri tentativi del buon Toshio di fermare le gatte, alla lettura delle varie vicende quotidiane e umane che sconvolgono la vita dei tanti personaggi, protagonisti e non, si pone anche quest’ulteriore filone alla trama, quello della ricerca del padre scomparso delle tre sorelle Kisugi.

Cat's Eye nella sua versione cartacea si differenzia particolarmente dalla ben più nota versione animata andata in onda sulle reti Mediaset. Ciò non è dovuto solo all'opera di censura di cui l'anime è stato pesantemente soggetto, ma il tutto parte già a monte nella versione originale. L'anime infatti ripercorre solo alcune delle tante avventure delle "tre gattine", che ritroveremo soprattutto nei primi volumi dell'opera, ma poi si può dire che le due versioni prendano due strade separate che ogni tanto, durante il cammino, saranno destinate a incrociarsi. Se quindi la versione animata si pone come un buon prodotto, il manga può tranquillamente porsi - e senza voler abusare del termine - come un capolavoro. L’anime, oltre a essere quantitativamente – in termini di storia - inferiore al manga, presenta delle divergenze e sicuramente non approfondisce alcune tematiche importanti della storia. Si pensi alla relazione tra Hitomi e Toshio che nell’anime assume poca importanza, o comunque minore rispetto a quella data nel manga, e viene concepita quasi in termini umoristici. Si pensi alla mancanza di personaggi secondari che danno nuova linfa a molti episodi del manga ma si pensi anche al finale, che se nell’anime rappresenta un abbozzo lasciato lì quasi per stanchezza nel volerlo portare a termine, nel manga si configura come uno stupendo finale dolce-amaro. Non il classico finale buonista alla Hollywood o il “vissero felici e contenti” di Disneyana memoria, ma un finale che lascia una personale possibilità di aspettativa al lettore, pur essendo a tutti gli effetti “deciso” dall’autore. Hojo mette un punto, forte e preciso alla storia. Non si può parlare di finale aperto lasciato alla libera interpretazione del lettore, il finale è quello. Però Hojo dà la possibilità al lettore di sperare in qualcosa, di sperare nel futuro e di immaginare un futuro diverso. Insomma, Hojo non chiude tutti i ponti, e ti permette, volendo, di attraversarne a scelta due differenti.
Quindi se l’anime si pone come una scanzonata opera dal carattere poliziesco che tanto piaceva in quegli anni, il manga approfondisce una storia in vari reparti sancendone una dovuta bellezza.

L'edizione italiana è stata proposta dalla Star Comics in 18 classici volumi, pubblicati sul sorgere del nuovo millennio. Volumi ormai tristemente fuori catalogo, e ormai irreperibili sul mercato al di là dell'usato. Condizione questa ingiustificata e incomprensibile che gradirei potesse risolversi in breve tempo in modo da dare a tutti la possibilità di godere di un capolavoro del fumetto. Magari nello stesso formato dell'ultima ristampa dell'opera pubblicata in Giappone in 15 volumi, con copertina rigida e con nuove illustrazioni delle tre gattine, create appositamente da Hojo, e piazzate su sfondo nero. Una vera chicca che dà maggior eleganza all’opera (non che ne abbia bisogno naturalmente).
In conclusione, un 10 e lode in gran parte condizionato dalle aspettative di un fan, che forse in altre mani e in altre parole, meriterebbe solo un misero 9.