Recensione
Hunter x Hunter
8.0/10
<b>[Attenzione, questa recensione contiene spoiler.]</b>
Ecco un’opera molto ben riuscita, che a causa dei continui problemi dell’autore, non riesce a trovare una degna conclusione.
Dopo 4 volumi dove vengono presentati i quattro protagonisti attraverso l’esame per diventare hunter e un volume dove viene approfondito il background di Killua, si arriva a quello che è allo stesso tempo il maggior pregio e il maggior difetto di questo manga: il Nen, ovvero l’energia spirituale presente in ogni essere vivente, che può essere usata e manipolata in una varietà di modi diversi; esso viene presentato citando una miriade di nomi, divisioni, tecniche: insomma, leggere parole come Ten, Ren, Zetsu, Gyo, In, Shu, Ryu, Ken, Kou, En, Hatsu (quest’ultimo poi si divide in potenziamento, emissione, trasformazione, materializzazione, manipolazione, specializzazione) ripetute tante volte e seguite da complicate spiegazioni crea una gran confusione in testa, infatti molto spesso si perde il filo del discorso, quasi quasi non ci si raccapezza più; questo fatto può far passare la voglia di andare avanti nella lettura, e anch’io all’inizio ho avuto molte difficoltà. Però, se si riesce a capirci almeno qualcosina, poi le cose si fanno più semplici, in quanto il Nen è il mezzo con cui si combatte, infatti i nostri eroi si alleneranno molto duramente per migliorare nell’uso di questa particolare energia; si sa, repetita iuvant, infatti a furia di leggere moltissime volte le stesse parole e concetti, il lettore si abitua, e capisce assieme ai protagonisti molti segreti e trucchi per sfruttare al meglio questo potere, che altro non è che la manifestazione del carattere e della personalità di ogni singola persona. Difatti come ognuno è diverso dall’altro, anche il suo Nen sarà diverso, e questo fa sì che gli scontri siano sempre diversi e interessanti.
Una caratteristica peculiare dei combattimenti di questo manga è il fatto che nessuna mossa è fatta per caso, infatti prima di agire tutti, ma proprio tutti i personaggi pensano lungamente alle implicazioni che tale attacco possa portare; ogni scontro è insomma vissuto come una partita a scacchi, con ragionamenti lunghi, complessi e astrusi, tanto che a volte viene da chiedersi se mentre uno dei due pensa, l’altro stia lì a grattarsi la pancia o se i pensieri vengono a velocità supersoniche. Per quanto questa componente ragionata dei combattimenti mi piaccia molto, ogni tanto risulta eccessiva e prolissa; se leggo uno shonen è perché voglio vedere dinamicità, velocità, invece qui certe volte si ottiene l’effetto opposto: le mazzate non mancano, anzi, con l’andare avanti della storia c’è un aumento della violenza (soprattutto considerando le teste mozzate da Killua nella saga delle Formichimere), ma i lunghi ragionamenti sono una componente onnipresente. Dunque bisogna sapere che non si può affrontare questo manga alla leggera, perché se non si cercano di capire i ragionamenti si perde quasi tutto.
Un difetto abbastanza grosso è il fatto di aver introdotto 4 protagonisti nei primi volumi, e poi, dopo che si separano, averne subito abbandonato uno, Leorio (all’apparenza avido di denaro ma di buon cuore, infatti vuole diventare medico per aiutare coloro che non possono permettersi le spese per curarsi), tanto che non si sa proprio che fine abbia fatto da allora, se non fare una sporadica apparizione all’inizio della saga di York Shin City. Kurapika ha come unico obiettivo uccidere coloro che hanno sterminato il suo clan, ovvero la Brigata dell’illusione; dopo aver seguito le sue avventure sempre a York Shin per altri 5 volumi, scompare completamente dalla scena; l’autore ha preferito concentrarsi sui piccoli Gon e Killua, il primo orfano di madre che vuole imitare le orme del padre e diventare un grande hunter, il secondo figlio di una famiglia di assassini, all’inizio è freddo, ma grazie ala spontaneità di Gon si aprirà molto. Sono complementari: Gon è impulsivo e estremamente ottimista, Killua è molto riflessivo; sono una coppia ben riuscita, però dopo che la storia si concentra esclusivamente su di loro per ben 14 volumi nelle saghe di Greed Island e delle Formichimere, iniziano un po’ a stufare.
I 13 membri della Brigata dell’illusione, i nemici giurati di Kurapika che incontreranno varie volte anche Gon e Killua, vengono presentati dall’interno, e non sembrano affatto dei super cattivi, anzi sono più scapestrati e simpatici dei protagonisti, ma quando devono massacrare e distruggere sono dei veri professionisti. Essendo in tanti, sono abbastanza onnipresenti, è come se fossero un secondo gruppo di protagonisti; su tutti spicca l’imprevedibile Hisoka, presentato sin dal primo volume come un pazzo assetato di sangue, che aiuterà sia il suo gruppo (anche se il suo sogno non è altro che sfidare il capo della Brigata) che i nostri eroi; per me può essere considerato a tutti gli effetti il quinto personaggio principale, anche se non si sa più niente di lui dal volume 18.
Una cosa che non mi piace è l’assenza di un personaggio femminile tra i protagonisti: anche se ci sono dei bei personaggi all’interno della Brigata, essi non sono onnipresenti; se uno tra Gon e Killua fosse stato una donna l’avrei apprezzato molto.
Il disegno è estremamente altalenante: infatti si passa da momenti dove ci sono varie tonalità di grigio, con tavole dettagliate e profonde, a momenti dove c’è il personaggio disegnato su uno sterile sfondo bianco, non inchiostrato né retinato.
Comunque il più grosso difetto di Hunter x Hunter sono le numerose e lunghe pause che l’autore si prende ormai da parecchio tempo; si spera che non si fermi un’altra volta per un anno intero, e, visto che è improbabile che riesca a concludere il tutto in tempi brevi, concluda almeno la saga delle Formichimere, che in fondo va avanti da 11 volumi (9 volumi più altri 20 capitoli).
Ecco un’opera molto ben riuscita, che a causa dei continui problemi dell’autore, non riesce a trovare una degna conclusione.
Dopo 4 volumi dove vengono presentati i quattro protagonisti attraverso l’esame per diventare hunter e un volume dove viene approfondito il background di Killua, si arriva a quello che è allo stesso tempo il maggior pregio e il maggior difetto di questo manga: il Nen, ovvero l’energia spirituale presente in ogni essere vivente, che può essere usata e manipolata in una varietà di modi diversi; esso viene presentato citando una miriade di nomi, divisioni, tecniche: insomma, leggere parole come Ten, Ren, Zetsu, Gyo, In, Shu, Ryu, Ken, Kou, En, Hatsu (quest’ultimo poi si divide in potenziamento, emissione, trasformazione, materializzazione, manipolazione, specializzazione) ripetute tante volte e seguite da complicate spiegazioni crea una gran confusione in testa, infatti molto spesso si perde il filo del discorso, quasi quasi non ci si raccapezza più; questo fatto può far passare la voglia di andare avanti nella lettura, e anch’io all’inizio ho avuto molte difficoltà. Però, se si riesce a capirci almeno qualcosina, poi le cose si fanno più semplici, in quanto il Nen è il mezzo con cui si combatte, infatti i nostri eroi si alleneranno molto duramente per migliorare nell’uso di questa particolare energia; si sa, repetita iuvant, infatti a furia di leggere moltissime volte le stesse parole e concetti, il lettore si abitua, e capisce assieme ai protagonisti molti segreti e trucchi per sfruttare al meglio questo potere, che altro non è che la manifestazione del carattere e della personalità di ogni singola persona. Difatti come ognuno è diverso dall’altro, anche il suo Nen sarà diverso, e questo fa sì che gli scontri siano sempre diversi e interessanti.
Una caratteristica peculiare dei combattimenti di questo manga è il fatto che nessuna mossa è fatta per caso, infatti prima di agire tutti, ma proprio tutti i personaggi pensano lungamente alle implicazioni che tale attacco possa portare; ogni scontro è insomma vissuto come una partita a scacchi, con ragionamenti lunghi, complessi e astrusi, tanto che a volte viene da chiedersi se mentre uno dei due pensa, l’altro stia lì a grattarsi la pancia o se i pensieri vengono a velocità supersoniche. Per quanto questa componente ragionata dei combattimenti mi piaccia molto, ogni tanto risulta eccessiva e prolissa; se leggo uno shonen è perché voglio vedere dinamicità, velocità, invece qui certe volte si ottiene l’effetto opposto: le mazzate non mancano, anzi, con l’andare avanti della storia c’è un aumento della violenza (soprattutto considerando le teste mozzate da Killua nella saga delle Formichimere), ma i lunghi ragionamenti sono una componente onnipresente. Dunque bisogna sapere che non si può affrontare questo manga alla leggera, perché se non si cercano di capire i ragionamenti si perde quasi tutto.
Un difetto abbastanza grosso è il fatto di aver introdotto 4 protagonisti nei primi volumi, e poi, dopo che si separano, averne subito abbandonato uno, Leorio (all’apparenza avido di denaro ma di buon cuore, infatti vuole diventare medico per aiutare coloro che non possono permettersi le spese per curarsi), tanto che non si sa proprio che fine abbia fatto da allora, se non fare una sporadica apparizione all’inizio della saga di York Shin City. Kurapika ha come unico obiettivo uccidere coloro che hanno sterminato il suo clan, ovvero la Brigata dell’illusione; dopo aver seguito le sue avventure sempre a York Shin per altri 5 volumi, scompare completamente dalla scena; l’autore ha preferito concentrarsi sui piccoli Gon e Killua, il primo orfano di madre che vuole imitare le orme del padre e diventare un grande hunter, il secondo figlio di una famiglia di assassini, all’inizio è freddo, ma grazie ala spontaneità di Gon si aprirà molto. Sono complementari: Gon è impulsivo e estremamente ottimista, Killua è molto riflessivo; sono una coppia ben riuscita, però dopo che la storia si concentra esclusivamente su di loro per ben 14 volumi nelle saghe di Greed Island e delle Formichimere, iniziano un po’ a stufare.
I 13 membri della Brigata dell’illusione, i nemici giurati di Kurapika che incontreranno varie volte anche Gon e Killua, vengono presentati dall’interno, e non sembrano affatto dei super cattivi, anzi sono più scapestrati e simpatici dei protagonisti, ma quando devono massacrare e distruggere sono dei veri professionisti. Essendo in tanti, sono abbastanza onnipresenti, è come se fossero un secondo gruppo di protagonisti; su tutti spicca l’imprevedibile Hisoka, presentato sin dal primo volume come un pazzo assetato di sangue, che aiuterà sia il suo gruppo (anche se il suo sogno non è altro che sfidare il capo della Brigata) che i nostri eroi; per me può essere considerato a tutti gli effetti il quinto personaggio principale, anche se non si sa più niente di lui dal volume 18.
Una cosa che non mi piace è l’assenza di un personaggio femminile tra i protagonisti: anche se ci sono dei bei personaggi all’interno della Brigata, essi non sono onnipresenti; se uno tra Gon e Killua fosse stato una donna l’avrei apprezzato molto.
Il disegno è estremamente altalenante: infatti si passa da momenti dove ci sono varie tonalità di grigio, con tavole dettagliate e profonde, a momenti dove c’è il personaggio disegnato su uno sterile sfondo bianco, non inchiostrato né retinato.
Comunque il più grosso difetto di Hunter x Hunter sono le numerose e lunghe pause che l’autore si prende ormai da parecchio tempo; si spera che non si fermi un’altra volta per un anno intero, e, visto che è improbabile che riesca a concludere il tutto in tempi brevi, concluda almeno la saga delle Formichimere, che in fondo va avanti da 11 volumi (9 volumi più altri 20 capitoli).