Recensione
666 Satan
7.0/10
Ecco un’opera piuttosto ben riuscita, il cui autore, Seishi Kishimoto, è stato accusato di aver copiato dal fratello Masashi. Si evince da subito che i disegni di 666 Satan e quelli di Naruto si assomigliano: a mio parere confrontando i primi volumi di entrambe le opere, sono allo stesso livello, però sulla lunga distanza la qualità di quelli di Seishi supera quella dei disegni del fratello, probabilmente perché Naruto è del 1999 e 666 Satan del 2001, quindi nulla ha vietato a Seishi di studiare con attenzione la tecnica di Masashi e migliorarla; stessa cosa ha fatto con alcuni aspetti della trama, e non solo da Naruto, ma anche da Dragon Ball e da altre opere; non è certo facile riuscire a creare un’opera completamente innovativa, quindi è inutile spaccare il capello in quattro e cercare citazioni o scopiazzature da altri shonen, perché lo stesso discorso potrebbe essere fatto con molti altri titoli di questo genere.
Ma concentriamoci solo su questo manga: dopo aver presentato i protagonisti Jio, Ruby, Cross, Ball e Kirin, si entra nel vivo della storia con l’introduzione della Cabala, centro di tutti gli eventi; col proseguire dei volumi si scoprirà che è l’eredità lasciata da un’antichissima civiltà venuta dal pianeta azzurro; essa nel tempo ha assorbito gli elementi che costituiscono il mondo e si è evoluta diventando un’arma dal potenziale devastante: è composta da una metà “diretta” e dalla sua controparte inversa, ed esse non sono altro che contenitori d’energia, e questa energia sono dieci angeli e dieci demoni (il più potente dei quali, Satan, dimora all’interno di Jio). La cattura di queste entità è lo scopo delle organizzazioni, in guerra tra loro, della repubblica di Stea e dell’organizzazione Zenom; il gruppo dei protagonisti affronterà in numerosi e ardui combattimenti entrambi gli schieramenti dimostrando quella verissima frase latina che è “in medio stat virtus”.
L’idea della Cabala è a mio parere la cosa migliore di questo fumetto, in quanto è l’elemento più originale e particolare, e, per quel poco che ne so, mi pare che sia stata utilizzata come elemento principale solo in un’altra opera: Neon Genesis Evangelion.
Un altro gran pregio di 666 Satan è la sua brevità, infatti riesce a dire tutto quello che deve in 19 volumi, senza troppe dispersioni e con un finale decisamente spiazzante, ma che ho apprezzato molto proprio per questo.
Le saghe avrebbero potuto però essere divise in maniera decisamente migliore: la presentazione dei personaggi principali occupa i primi 6 volumi e la storia fa fatica a decollare; nel settimo volume entra in scena la Cabala e dà una bella spinta, ma poi si arriva alla troppo lunga e piuttosto monotona saga di Rockbird, che occupa i successivi 5 volumi e mezzo; il salto temporale è azzeccato, però i molti eventi importanti che lo seguono sono stati addensati negli ultimi 6 volumi, forse troppo pochi. Secondo me se avesse ridotto (anche di un bel paio di volumi) sia l’introduzione che il torneo a Rockbird avrebbe potuto ampliare l’ultima parte della narrazione, ricca di colpi di scena e flashback che, così come sono stati fatti, lasciano alcuni buchi; sembra quasi che abbia voluto concludere in fretta per dedicarsi ad altro.
Altro elemento che avrebbe potuto essere sfruttato meglio oppure omesso è la presenza di qualche scena ecchi: per carità, non mi dispiace affatto vedere qualche bella curva, ma quei nudi, a parte dei casi dove danno luogo a piacevoli gag comiche, sembrano messi lì giusto per attrarre un po’ di giovincelli bisognosi d’affetto (soprattutto i personaggi di Ponzu e Anna, che sono quasi sempre mezze nude).
Per concludere, 666 Satan è uno shonen gradevole, senza troppe pretese, ma che comunque si lascia leggere tranquillamente; requisito fondamentale per apprezzarlo è di non cercare ogni due pagine i molteplici riferimenti (“scopiazzature” se vogliamo essere cattivi) ad altre opere precedenti; con questa accortezza la lettura risulterà piacevole.
Ma concentriamoci solo su questo manga: dopo aver presentato i protagonisti Jio, Ruby, Cross, Ball e Kirin, si entra nel vivo della storia con l’introduzione della Cabala, centro di tutti gli eventi; col proseguire dei volumi si scoprirà che è l’eredità lasciata da un’antichissima civiltà venuta dal pianeta azzurro; essa nel tempo ha assorbito gli elementi che costituiscono il mondo e si è evoluta diventando un’arma dal potenziale devastante: è composta da una metà “diretta” e dalla sua controparte inversa, ed esse non sono altro che contenitori d’energia, e questa energia sono dieci angeli e dieci demoni (il più potente dei quali, Satan, dimora all’interno di Jio). La cattura di queste entità è lo scopo delle organizzazioni, in guerra tra loro, della repubblica di Stea e dell’organizzazione Zenom; il gruppo dei protagonisti affronterà in numerosi e ardui combattimenti entrambi gli schieramenti dimostrando quella verissima frase latina che è “in medio stat virtus”.
L’idea della Cabala è a mio parere la cosa migliore di questo fumetto, in quanto è l’elemento più originale e particolare, e, per quel poco che ne so, mi pare che sia stata utilizzata come elemento principale solo in un’altra opera: Neon Genesis Evangelion.
Un altro gran pregio di 666 Satan è la sua brevità, infatti riesce a dire tutto quello che deve in 19 volumi, senza troppe dispersioni e con un finale decisamente spiazzante, ma che ho apprezzato molto proprio per questo.
Le saghe avrebbero potuto però essere divise in maniera decisamente migliore: la presentazione dei personaggi principali occupa i primi 6 volumi e la storia fa fatica a decollare; nel settimo volume entra in scena la Cabala e dà una bella spinta, ma poi si arriva alla troppo lunga e piuttosto monotona saga di Rockbird, che occupa i successivi 5 volumi e mezzo; il salto temporale è azzeccato, però i molti eventi importanti che lo seguono sono stati addensati negli ultimi 6 volumi, forse troppo pochi. Secondo me se avesse ridotto (anche di un bel paio di volumi) sia l’introduzione che il torneo a Rockbird avrebbe potuto ampliare l’ultima parte della narrazione, ricca di colpi di scena e flashback che, così come sono stati fatti, lasciano alcuni buchi; sembra quasi che abbia voluto concludere in fretta per dedicarsi ad altro.
Altro elemento che avrebbe potuto essere sfruttato meglio oppure omesso è la presenza di qualche scena ecchi: per carità, non mi dispiace affatto vedere qualche bella curva, ma quei nudi, a parte dei casi dove danno luogo a piacevoli gag comiche, sembrano messi lì giusto per attrarre un po’ di giovincelli bisognosi d’affetto (soprattutto i personaggi di Ponzu e Anna, che sono quasi sempre mezze nude).
Per concludere, 666 Satan è uno shonen gradevole, senza troppe pretese, ma che comunque si lascia leggere tranquillamente; requisito fondamentale per apprezzarlo è di non cercare ogni due pagine i molteplici riferimenti (“scopiazzature” se vogliamo essere cattivi) ad altre opere precedenti; con questa accortezza la lettura risulterà piacevole.