Recensione
Rinne
8.0/10
Francamente non sono d'accordo coi giudizi negativi, che al massimo potrebbero adattarsi ai primi tre-quattro capitoli o al fuorviante trailer animato. Arrivati al 54° capitolo, ritengo che Rinne sia un'opera notevolmente più interessante di Inuyasha proprio per le strade "alternative" che la Takahashi sta battendo rispetto ai suoi schemi tipici.
Abbiamo due protagonisti dal carattere _completamente_ diverso rispetto al solito, il cui rapporto si sta evolvendo in maniera del tutto naturale: niente odio/amore e nessuna passione a prima vista, ma sincerità nell'analisi e nell'espressione dei propri sentimenti. Persino il "gattino" non è la famigerata mascotte rompiscatole in stile Ten/Shippo, ma un servitorello sveglio, fedele e utile oltre che kawaii. Le gag sono sempre più spesso basate sul metafumetto "adachiano", una tecnica che la Takahashi non aveva adoperato quasi mai. Non ci sono capitoli autoconclusivi, ma minisaghe di tre-quattro capitoli gestite con un buon ritmo: niente allungamenti inutili o combattimenti infiniti, anzi, di combattimenti finora ne abbiamo visti decisamente pochi; è il vantaggio di avere due protagonisti che, una volta tanto, riflettono prima di agire. L'ambientazione "shinigamica" è adoperata (oltre che per la creazione di aggeggi stravaganti) soprattutto per una sorta di satira sociale che spesso diventa riflessione malinconica, e anche questo è insolito per uno shonen takahashiano, dal momento che finora la Takahashi riservava certe atmosfere alle sue storie seinen. Come continuità rispetto al passato c'è il fantastico (si fa per dire) Sabato, la quintessenza dei Padri Sciagurati takahashiani, che ogni volta supera (in peggio) le mie aspettative!
In definitiva, Rinne mi ha colpita così favorevolmente che ho scelto Sakura come avatar... una ragazza razionale, quieta e indecifrabile, che nel momento del bisogno non si limita a farsi salvare dall'eroe ma riesce a trarsi d'impaccio da sola e a fornire un utile contributo grazie al suo buon senso.
Abbiamo due protagonisti dal carattere _completamente_ diverso rispetto al solito, il cui rapporto si sta evolvendo in maniera del tutto naturale: niente odio/amore e nessuna passione a prima vista, ma sincerità nell'analisi e nell'espressione dei propri sentimenti. Persino il "gattino" non è la famigerata mascotte rompiscatole in stile Ten/Shippo, ma un servitorello sveglio, fedele e utile oltre che kawaii. Le gag sono sempre più spesso basate sul metafumetto "adachiano", una tecnica che la Takahashi non aveva adoperato quasi mai. Non ci sono capitoli autoconclusivi, ma minisaghe di tre-quattro capitoli gestite con un buon ritmo: niente allungamenti inutili o combattimenti infiniti, anzi, di combattimenti finora ne abbiamo visti decisamente pochi; è il vantaggio di avere due protagonisti che, una volta tanto, riflettono prima di agire. L'ambientazione "shinigamica" è adoperata (oltre che per la creazione di aggeggi stravaganti) soprattutto per una sorta di satira sociale che spesso diventa riflessione malinconica, e anche questo è insolito per uno shonen takahashiano, dal momento che finora la Takahashi riservava certe atmosfere alle sue storie seinen. Come continuità rispetto al passato c'è il fantastico (si fa per dire) Sabato, la quintessenza dei Padri Sciagurati takahashiani, che ogni volta supera (in peggio) le mie aspettative!
In definitiva, Rinne mi ha colpita così favorevolmente che ho scelto Sakura come avatar... una ragazza razionale, quieta e indecifrabile, che nel momento del bisogno non si limita a farsi salvare dall'eroe ma riesce a trarsi d'impaccio da sola e a fornire un utile contributo grazie al suo buon senso.