Recensione
Mushishi
10.0/10
Recensione di Albrechtseele
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<i>«I mushi sono creature insolite e misteriose, che abitano una dimensione diversa dalla nostra. Esseri vicini alla sorgente di ogni forma di vita, nonostante abbiano per lo più l'aspetto di insetti possono provocare agli uomini malattie e ferite anche letali. Solo poche persone riescono a vederli, ma la loro natura e le loro origini sono avvolte nel mistero.
Ginko è un mushishi, un esperto di mushi che gira il mondo conducendo ricerche e aiutando le persone inconsapevolmente contagiate dalla funesta essenza degli esseri che lui studia con tanta attenzione. Quale sarà il motivo che spinge Ginko ad affrontare l'incessante viaggio che lo porta a percorrere strade e sentieri sconosciuti, senza mai fermarsi a lungo nello stesso luogo? Che mistero si nasconde dietro l'orbita vuota del suo occhio sinistro, nei suoi silenzi e nel peso di un passato dal quale il mushishi sembra continuamente fuggire?»</i>
<div align="right">– dalla prefazione del volume <b>Star Comics</b> –</div>
La prefazione riportata all'inizio è abbastanza esaustiva, eppure nulla avrebbe impedito di citare, in vece di quella, qualche estratto del primo capitolo, “La zona verde”, da cui la suddetta introduzione riprende alcune definizioni. In questo primo episodio, infatti, lo stesso protagonista getta le basi per addentrarci nel mondo dei <i>mushi</i>, usando il suo stesso corpo come termine di paragone per spiegare al lettore l'essenza delle creature oggetto delle sue ricerche.
Questa prima storia svolge egregiamente il compito di mostrarci alcuni dei punti salienti della trama e le caratteristiche principali dello stile dell'artista, sia per quanto concerne il disegno, sia per quanto riguarda invece l'esposizione della storia.
Ciò che salta immediatamente all'occhio è il fatto che i personaggi sono immersi in un ambiente florido, rigoglioso, che farà non da semplice sfondo ma da coprotagonista, tanto forti sono la sua presenza e l'interazione di esso con le vicende umane. Tale ambiente viene delineato egregiamente dall'artista con semplicità, secondo uno stile immediatamente riconoscibile, non estremamente teso al realismo ma comunque efficace; l'uso abbastanza cospicuo di retini e un tratto graffiante rendono talvolta opprimente lo scenario in cui si staglia chiaramente Ginko. Così come per la natura circostante, anche i personaggi sono disegnati con un particolare stile che si preoccupa più di indicarci il cenno, l'espressione, piuttosto che di rispettare determinati canoni ideali di precisione e bellezza.
Inoltre, l'autrice <i>Yuki Urushibara</i> non sembra legata a specifici metodi di suddivisione delle tavole, alternando pagine prive di riquadri ad altre invece ricolme di essi, con ogni forma e collocazione possibile, ivi comprese anche parti non compresse da linee di suddivisione: ciò permette all'artista di adottare una molteplicità di soluzioni con cui portare avanti la narrazione.
L'ultimo aspetto cui si farà caso con la lettura, uno dei più importanti, è dato dall'autoconclusività dei capitoli, ognuno dei quali racconta una vicenda, una nuova storia; pochissime nel corso dell'intero manga saranno le eccezioni. Sfogliando l'opera approfondiremo la nostra conoscenza con un mondo privo di una precisa collocazione temporale, come l'autrice stessa specifica nella postfazione al primo volume, e con un protagonista i cui segreti ci verranno man mano svelati.
L'edizione italiana, proposta da Star Comics nella collana Up a partire dal 18 novembre 2009, rispetta quella originale, sia per la copertina, ruvida e con le bandelle, sia per la presenza di pagine a colori, nello specifico del primo volume, tre pagine nella parte centrale. Nella bandella in terza di copertina è presente una frase dell'autrice, mentre nel volume sono inseriti dei piccoli racconti nelle pagine tra un capitolo e l'altro e una nota finale in cui l'artista ci fornisce informazioni sui singoli capitoli e sulle circostanze che l'hanno portata a diventare una mangaka “a tempo pieno”.
In linea generale non ci sarebbe molto da ridire sull'edizione, se non che la copertina, di tipo piuttosto inusuale, non sembra brillare per solidità, e che il classico problema dell'editore concernente "trasferimenti d'inchiostro" tra le pagine si presenta in maniera più o meno fastidiosa.
Per concludere l'analisi, le onomatopee sono state tradotte e i numeri delle pagine, laddove presenti in originale, mantenuti.
Il manga ha fornito ispirazione anche per una serie animata di 26 episodi, che traspone i primi cinque volumi del fumetto e il primo capitolo del sesto. La presenza di musiche assolutamente coinvolgenti, tra cui spicca l'opening di <i>Ally Kerr</i>, rendono forse l'anime il mezzo ideale, anche grazie al colore, per raccontare delle vicende così d'atmosfera, immerse in una natura viva come non mai.
Ginko è un mushishi, un esperto di mushi che gira il mondo conducendo ricerche e aiutando le persone inconsapevolmente contagiate dalla funesta essenza degli esseri che lui studia con tanta attenzione. Quale sarà il motivo che spinge Ginko ad affrontare l'incessante viaggio che lo porta a percorrere strade e sentieri sconosciuti, senza mai fermarsi a lungo nello stesso luogo? Che mistero si nasconde dietro l'orbita vuota del suo occhio sinistro, nei suoi silenzi e nel peso di un passato dal quale il mushishi sembra continuamente fuggire?»</i>
<div align="right">– dalla prefazione del volume <b>Star Comics</b> –</div>
La prefazione riportata all'inizio è abbastanza esaustiva, eppure nulla avrebbe impedito di citare, in vece di quella, qualche estratto del primo capitolo, “La zona verde”, da cui la suddetta introduzione riprende alcune definizioni. In questo primo episodio, infatti, lo stesso protagonista getta le basi per addentrarci nel mondo dei <i>mushi</i>, usando il suo stesso corpo come termine di paragone per spiegare al lettore l'essenza delle creature oggetto delle sue ricerche.
Questa prima storia svolge egregiamente il compito di mostrarci alcuni dei punti salienti della trama e le caratteristiche principali dello stile dell'artista, sia per quanto concerne il disegno, sia per quanto riguarda invece l'esposizione della storia.
Ciò che salta immediatamente all'occhio è il fatto che i personaggi sono immersi in un ambiente florido, rigoglioso, che farà non da semplice sfondo ma da coprotagonista, tanto forti sono la sua presenza e l'interazione di esso con le vicende umane. Tale ambiente viene delineato egregiamente dall'artista con semplicità, secondo uno stile immediatamente riconoscibile, non estremamente teso al realismo ma comunque efficace; l'uso abbastanza cospicuo di retini e un tratto graffiante rendono talvolta opprimente lo scenario in cui si staglia chiaramente Ginko. Così come per la natura circostante, anche i personaggi sono disegnati con un particolare stile che si preoccupa più di indicarci il cenno, l'espressione, piuttosto che di rispettare determinati canoni ideali di precisione e bellezza.
Inoltre, l'autrice <i>Yuki Urushibara</i> non sembra legata a specifici metodi di suddivisione delle tavole, alternando pagine prive di riquadri ad altre invece ricolme di essi, con ogni forma e collocazione possibile, ivi comprese anche parti non compresse da linee di suddivisione: ciò permette all'artista di adottare una molteplicità di soluzioni con cui portare avanti la narrazione.
L'ultimo aspetto cui si farà caso con la lettura, uno dei più importanti, è dato dall'autoconclusività dei capitoli, ognuno dei quali racconta una vicenda, una nuova storia; pochissime nel corso dell'intero manga saranno le eccezioni. Sfogliando l'opera approfondiremo la nostra conoscenza con un mondo privo di una precisa collocazione temporale, come l'autrice stessa specifica nella postfazione al primo volume, e con un protagonista i cui segreti ci verranno man mano svelati.
L'edizione italiana, proposta da Star Comics nella collana Up a partire dal 18 novembre 2009, rispetta quella originale, sia per la copertina, ruvida e con le bandelle, sia per la presenza di pagine a colori, nello specifico del primo volume, tre pagine nella parte centrale. Nella bandella in terza di copertina è presente una frase dell'autrice, mentre nel volume sono inseriti dei piccoli racconti nelle pagine tra un capitolo e l'altro e una nota finale in cui l'artista ci fornisce informazioni sui singoli capitoli e sulle circostanze che l'hanno portata a diventare una mangaka “a tempo pieno”.
In linea generale non ci sarebbe molto da ridire sull'edizione, se non che la copertina, di tipo piuttosto inusuale, non sembra brillare per solidità, e che il classico problema dell'editore concernente "trasferimenti d'inchiostro" tra le pagine si presenta in maniera più o meno fastidiosa.
Per concludere l'analisi, le onomatopee sono state tradotte e i numeri delle pagine, laddove presenti in originale, mantenuti.
Il manga ha fornito ispirazione anche per una serie animata di 26 episodi, che traspone i primi cinque volumi del fumetto e il primo capitolo del sesto. La presenza di musiche assolutamente coinvolgenti, tra cui spicca l'opening di <i>Ally Kerr</i>, rendono forse l'anime il mezzo ideale, anche grazie al colore, per raccontare delle vicende così d'atmosfera, immerse in una natura viva come non mai.