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6.0/10
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All'inizio, scettica, ho deciso di comprare e leggere il fumetto spinta dalle recensioni positive e da una tematica che mi sta a cuore e mi tocca da vicino: la convivenza.
Purtroppo, da brava guastafeste, non ho molto apprezzato questo fumetto, è imbarazzante, la storia è banale e mal costruita, con una sceneggiatura da primo anno di scuola di fumetto: trovo che i personaggi siano mal sviluppati, privi di spessore e in balia degli avvenimenti capitolo per capitolo, risultando troppo meccanici.

L'autrice si è aggrappata ai cliché per cui è conosciuta, e questo non è male, peccato li abbia utilizzati rendendoli banali e facilmente prevedibili (la coppia e i loro migliori amici in incrocio amoroso, tanto per citarne uno).
Una cosa che mi ha un poco irritata è stata il titolo: perché "Cappuccino"? Il cappuccino come elemento esotico nella cultura giapponese diventa metafora della natura esotica della relazione dei due, decisamente moderna per un ambiente così ricco di legami e contraddizioni come il Giappone; ma se l'espediente è questo, perché poi lasciarlo abbandonare nelle paludi della scusa modaiola del titolo esoticamente diverso che attrae le lettrici? I protagonisti sono poi così moderni come il cappuccino che Ari prepara a Sosuke?

<b>[Attenzione, spoiler!]</b>
La mia maggiore perplessità sta nell'evento scatenante dell'inizio rottura dei rapporti tra Ari e Sosuke, lo scippo. È il punto di svolta da cui dovrebbe nascere lo sviluppo della storia, è un espediente carino, ma è sviluppato così male da far pensare "se non l'avessero scippata lei non l'avrebbe mai mollato", non è possibile che una relazione si risolva così, tenendo conto soprattutto della cieca fedeltà di Ari, e in un fumetto più che nella realtà i meccanismi devono funzionare sennò rischiano di essere "visibili", e peggio ancora eccessivi.

Il problema diventa "maggiore" se la situazione viene letta da un occidentale: la convivenza tra i giovani da noi è una cosa assodata (a meno che non ci siano particolari linee di pensiero). Viene quindi naturale pensare a quanto la protagonista, nella dicotomia donna di casa/donna al lavoro, non mostri più di tanto di esserne "colpita", tenendo conto che è una delle varie motivazioni che alla fine dovrebbero spingere lei a lasciare lui (ed è quello che succede, in maniera un poco confusa).

Il finale ha un piccolo risollevamento, Ari ha capito il suo ruolo, è indipendente, ha avuto la sua evoluzione nella trama e quindi, nel bene o nel male, la sua situazione è "risolta abbastanza bene", mentre per Sosuke, è il caso di dirlo, si passa all'emulazione: lei si sente libera? Ok devo farlo pure io.
<b>[Fine spoiler.]</b>

Ora tocca al disegno: la costruzione delle tavole è ben leggibile e scorrevole, a volte le espressioni dei personaggi dicono di più di quello che esprimono (in maniera approssimativa) nei dialoghi. Classica lei e classico lui da stile Yoshizumi, ambienti appena accennati, il giusto per dare un minimo di background. Linea pulita, retinatura leggera ed espressiva, ma, personalmente, il disegno dell'autrice in questione non mi fa impazzire (e direi peccato, perché è l'unica cosa che risolleva il volumetto).

Il mio punto di vista: trovo imbarazzante che nel 2011, che sia in Giappone o in un altro stato, ci siano ancora certe ristrettezze mentali, in primis quella della donna di casa che fa tutto lei. In questo fumetto vengono sì mostrate, ma senza alcun giudizio o senza ben capire se, nell'evoluzione del personaggio, ci sia la comprensione di questa cosa. Una patina di superficialità fa sì che gli argomenti vengano semplicemente sfiorati, senza porre giudizi anche solo da parte dei personaggi (a parte il migliore amico di lui che gli fa la ramanzina, necessaria ai fini della trama e per coinvolgere il lettore/la lettrice facendogli/le pensare a quanto sia schifiltoso Sosuke).
Trovo che ci siano fumetti migliori e meglio sviluppati (vedesi Moyoko Anno, Ebine Yamaji o Waki Yamato, la terza più moderna della Yoshizumi e con un anticipo di 20 anni), mi ha ricordato terribilmente Love Order 200X, solo che il secondo "ammette" di essere uno shoujo, e lo si capisce da una certa leggerezza della trama, specialmente degli argomenti trattati (appunto l'adulterio in una coppia in crisi, primo volume).

Un piccolo appunto: perché scrivere "Romanzo a fumetti" sulla copertina? Che differenza avrebbe fatto scrivere "Fumetto" e basta? È una cosa che mi fa imbestialire, come se il fatto che sia "solo" un fumetto limiti di per sé la qualità del contenuto e la fascia di utenza!

Voto: 6, perché le basi c'erano ma non sono state sviluppate appieno, e perché il disegno e le belle tavole aiutano decisamente la trama.