Recensione
Solanin
4.0/10
Recensione di Francescoseinen
-
La mia recensione è in controtendenza con la maggioranza delle altre. La parola "capolavoro" è molto abusata di recente, ed a tal proposito il caso di Solanin è uno dei più eclatanti, a mio avviso.
L'opera è un seinen "psicologico" (per modo di dire) in cui i protagonisti sono dei ragazzi sulla trentina in perenne crisi esistenziale.
Asano ci presenta subito la coppia di protagonisti principali, uno più disadattato dell'altra, svogliati e confusi. Sembra che siano messi lì senza sapere minimamente nulla della vita e delle responsabilità che implica la crescita. Apparentemente, sembra che si sveglino tutto d'un tratto.
<b>[Attenzione, spoiler!]</b>
La ragazza è una debosciata, si licenzia, poi si pente e va in cerca di un altro lavoro, passa le giornate senza far nulla e alla fine vira sul gruppo del fidanzato.
Il ragazzo non è da meno, anche lui si licenzia per andare dietro il suo sogno di sfondare nel mondo della musica. Spunto, questo, che non sarebbe male se ben sviluppato. Ovviamente però partono delle mirabolanti e improbabili riflessioni semplicistiche sul senso della vita, di ciò che vogliamo fare, le aspettative ecc. Ho percepito un buonismo imperante, in aggiunta di un tocco di logica del "volemose bene" che personalmente detesto.
Alla conclusione del primo volume accade un evento tragico che mi aveva fatto sperare in un radicale cambiamento di direzione della "trama" e delle logiche irritanti finora riscontrate nel manga. Purtroppo mi sbagliavo. La ragazza, uno dei personaggi più odiosi che mi sia mai capitato di incontrare in un manga, ahimé la farà da padrona. Infatti, insieme alla banda di suoi amici, riforma il gruppo capitanato dal ragazzo e cercando di sfondare nel mondo della musica per portare avanti il sogno del suo ragazzo perché lui pensava che ce l'avrebbero fatta ecc, ecc. Anche il finale mi è parso banale e insipido, come il resto dell'opera.
<b>[Fine spoiler.]</b>
In definitiva, il mio è più un avviso a girare alla larga da questa opera. Solanin non mi ha lasciato nulla dopo la lettura, anzi, i personaggi mi sono risultati davvero antipatici e irritanti come non mai, e se l'autore voleva comunicare un messaggio, io sinceramente non l'ho capito. I soldi che ho speso si sono rivelati uno spreco bello e buono. Se volete un seinen come si deve recuperate Homuculus di Hideo Yamamoto o le opere di Naoki Urasawa, quelli sì che sono soldi ben spesi.
L'opera è un seinen "psicologico" (per modo di dire) in cui i protagonisti sono dei ragazzi sulla trentina in perenne crisi esistenziale.
Asano ci presenta subito la coppia di protagonisti principali, uno più disadattato dell'altra, svogliati e confusi. Sembra che siano messi lì senza sapere minimamente nulla della vita e delle responsabilità che implica la crescita. Apparentemente, sembra che si sveglino tutto d'un tratto.
<b>[Attenzione, spoiler!]</b>
La ragazza è una debosciata, si licenzia, poi si pente e va in cerca di un altro lavoro, passa le giornate senza far nulla e alla fine vira sul gruppo del fidanzato.
Il ragazzo non è da meno, anche lui si licenzia per andare dietro il suo sogno di sfondare nel mondo della musica. Spunto, questo, che non sarebbe male se ben sviluppato. Ovviamente però partono delle mirabolanti e improbabili riflessioni semplicistiche sul senso della vita, di ciò che vogliamo fare, le aspettative ecc. Ho percepito un buonismo imperante, in aggiunta di un tocco di logica del "volemose bene" che personalmente detesto.
Alla conclusione del primo volume accade un evento tragico che mi aveva fatto sperare in un radicale cambiamento di direzione della "trama" e delle logiche irritanti finora riscontrate nel manga. Purtroppo mi sbagliavo. La ragazza, uno dei personaggi più odiosi che mi sia mai capitato di incontrare in un manga, ahimé la farà da padrona. Infatti, insieme alla banda di suoi amici, riforma il gruppo capitanato dal ragazzo e cercando di sfondare nel mondo della musica per portare avanti il sogno del suo ragazzo perché lui pensava che ce l'avrebbero fatta ecc, ecc. Anche il finale mi è parso banale e insipido, come il resto dell'opera.
<b>[Fine spoiler.]</b>
In definitiva, il mio è più un avviso a girare alla larga da questa opera. Solanin non mi ha lasciato nulla dopo la lettura, anzi, i personaggi mi sono risultati davvero antipatici e irritanti come non mai, e se l'autore voleva comunicare un messaggio, io sinceramente non l'ho capito. I soldi che ho speso si sono rivelati uno spreco bello e buono. Se volete un seinen come si deve recuperate Homuculus di Hideo Yamamoto o le opere di Naoki Urasawa, quelli sì che sono soldi ben spesi.