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7.0/10
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Eccoci qua con l'opera sicuramente più conosciuta di Masakazu Katsura, la più amata in Italia. Il manga ha un successo strepitoso negli anni '90 in Italia tanto che si potrebbe quasi parlare di isteria di massa stile Beatles. Ovviamente con tutte le dovute proporzioni: coloro che leggevano manga allora non erano certo un numero cospicuo come oggi ma tra questi chi amava questo fumetto erano veramente in tanti. Questi lettori ne parlano ancora oggi come di un capolavoro, sia per il tratto inconfondibile dei disegni sia per l'intensità della storia. Storia che è caratterizzata dagli intensissimi sentimenti "sprigionati" dai personaggi con una forza che non si era mai vista prima. L'intreccio è reso assai complicato dall'elemento fantascientifico tipico dell'autore e che a parte in I''S lo possiamo trovare in tutte le sue opere precedenti e successive. Ma la complessità non è un punto debole nella storia o nel suo fluire ma è invece un valore aggiunto. Il tutto culmina nel finale, un happy ending forse tanto scontato quanto struggente ed atteso dai fedelissimi fan di Katsura.

Ecco se la mia recensione finisse qui il voto non potrebbe che essere 10. Ma la realtà è che ciò che ho descritto prima non è esattamente come la penso. Anche io ho amato quest'opera da cui sono stato letteralmente rapito tuttavia non mi sento di parlare né di capolavoro né di dare 10 a questo manga. Innanzi tutto i disegni sono eccezionali per quanto riguarda i personaggi femminili ma per il resto non sono veramente niente di speciale. Soprattutto i fondali, le ambientazioni mi sembrano molto tirate via. Anche la scelta dell'impaginazione delle vignette non mi soddisfa affatto e devo dire che anche all'epoca si potevano trovare manga più ben fatti da questo punto di vista.

Per quanto riguarda la trama ed il suo svolgersi devo dire che per i primi 2 numeri e forse anche il 3 (nella seconda edizione pubblicata su Greatest) si possa parlare veramente di capolavoro. Lì c'è tutta quell'intensità di cui parlavo prima. Con l'entrata in scena di Nobuko il manga comincia a perdermi punti e non solo per il semplice fatto che sembra esserci una contraddizione con quanto si è svolto prima (non è possibile che Yota, innamoratissimo di Ai, la metta da parte così facilmente!), ma soprattutto perché mi sembra che Katsura voglia allungare il brodo.
Personalmente non mi convince neanche il personaggio di Takashi, il miglior amico di Yota. Molto distaccato, anche troppo, il suo comportamento non sembra avere una logica ben precisa ma sembra piuttosto guidato da un masochismo ingiustificato. Nel finale comunque la storia si riprende abbastanza bene per concludersi alla grande. L'unica critica che mi sento di fare al finale è la stessa che ho mosso al finale di DNA^2 altra opera di Katsura. È un finale, troppo improvviso e lascia un attimo basiti. Finito di leggere l'ultimo numero pensai: "Ah! È finito così? Vabbè, comunque bello". Per dirla con termini familiari al manga, il nastro di Ai si interrompe troppo bruscamente. Forse con qualche pagina in più sarebbe stato meglio. Un maligno potrebbe anche dire che il finale l'autore se lo sia sistemato un po' troppo come gli pare e che non sia del tutto coerente con la storia che ci ha raccontato per 13 numeri, ma io non sarò così puntiglioso.

Insomma per tirare un po' le somme questo secondo me è un ottimo manga ma molto sopravvalutato, forse perché all'epoca la nostra visione dei manga era molto ristretta sia per le minori pubblicazioni sia perché il mezzo di internet non era ancora una realtà come oggi. Se questo fosse un capolavoro cosa sarebbero le opere di Osamu Tezuka, Jiro Taniguchi, Leiji Matsumoto o Go Nagai (solo per fare qualche esempio)?