Recensione
Quanto mi è mancato Fujita! Mi ricordo: era un'estate degli anni '90, andavo in giro in motorino, la musica rock si meritava ancora 'sto nome e in un'edicola comprai, per provare, “Ushio e Tora”. La prima cosa che pensai fu: ”Certo che se faccio un corso di una settimana io disegno meglio!” Per fortuna i mangaka devono anche avere delle storie da raccontare e in quelle pagine si raccontava: esseri umani dai particolari poteri, spiriti e mostri che nella maggior parte dei casi erano in lotta tra loro, ma tra i quali c'era anche chi faceva qualcosa di più, provava ad essere amici.
Dinamiche che si ritrovano in “Lo Sguardo sinistro della Luna”, dove si narrano le vicende di Uhei, vecchio cacciatore che anni prima, grazie anche al sacrificio della moglie, era quasi riuscito ad eliminare una civetta capace di uccidere ogni essere vivente semplicemente guardandolo ma che, proprio al momento di darle il colpo di grazia, era stata catturata dall'esercito americano. Ora però Minerva, questo il nome dato al rapace, è di nuovo in libertà e si aggira addirittura per Tokyo. Sta ad un agente della Cia e a uno della Delta Force convincere il vecchio a riprendere la caccia. Peccato che Uhei ormai obbedisca solo a Rin, giovane sacerdotessa e soprattutto sua figlia.
Il punto di forza della storia sono proprio i personaggi sopra elencati, e, più precisamente, le loro relazioni. Personaggi che hanno caratteristiche care a Fujita, tra le quali la capacità di fidarsi degli altri, o meglio il saper riconoscere chi è degno di fiducia attraverso uno sguardo o una battuta, e che porta ad accettare e a lasciarsi convincere dagli altri, magari anche solo per indossare per la prima volta un paio di scarpe da ginnastica ultimo modello. La trama, oltre a riprendere topos classici della letteratura, come la lotta tra un vecchio cacciatore e le forze oscure della natura, cerca di mescolare situazioni da film d'azione americano alla “Die Hard” con elementi tipici dei manga che parlano di spiriti e affini.
In ciò il tratto sgraziato ed un po' sporco dell'autore aiuta molto nel rendere sia le scene d'azione, tra esplosioni e inseguimenti, che quelle più “splatter”. E nel disegno dei personaggi non mancano le auto-citazioni: Uhei accucciato in un angolo, con i lunghi capelli arruffati e una maschera che gli copre le ferite riportate nel primo scontro con Minerva non può non ricordare Tora!
Ma la parte grafica ha pure i suoi difetti: in alcune tavole il disegno è davvero troppo elementare e fa pensare ad una scarsa cura e attenzione. Altra pecca sono alcune scelte narrative anch'esse troppo semplici, ormai abusate e artefatte, come il modo di introdurre alcuni personaggi.
Tuttavia “Lo sguardo sinistro della Luna” si è rivelato una lettura piacevole, forse non al livello di opere precedenti, ma può rappresentare un buon “antipasto” per chi volesse entrare nel mondo di Fujita, incentivati inoltre dall'edizione Jpop: sopracopertina, carta di buona qualità, prime pagine a colori e il tutto ad un prezzo contenuto.
Dinamiche che si ritrovano in “Lo Sguardo sinistro della Luna”, dove si narrano le vicende di Uhei, vecchio cacciatore che anni prima, grazie anche al sacrificio della moglie, era quasi riuscito ad eliminare una civetta capace di uccidere ogni essere vivente semplicemente guardandolo ma che, proprio al momento di darle il colpo di grazia, era stata catturata dall'esercito americano. Ora però Minerva, questo il nome dato al rapace, è di nuovo in libertà e si aggira addirittura per Tokyo. Sta ad un agente della Cia e a uno della Delta Force convincere il vecchio a riprendere la caccia. Peccato che Uhei ormai obbedisca solo a Rin, giovane sacerdotessa e soprattutto sua figlia.
Il punto di forza della storia sono proprio i personaggi sopra elencati, e, più precisamente, le loro relazioni. Personaggi che hanno caratteristiche care a Fujita, tra le quali la capacità di fidarsi degli altri, o meglio il saper riconoscere chi è degno di fiducia attraverso uno sguardo o una battuta, e che porta ad accettare e a lasciarsi convincere dagli altri, magari anche solo per indossare per la prima volta un paio di scarpe da ginnastica ultimo modello. La trama, oltre a riprendere topos classici della letteratura, come la lotta tra un vecchio cacciatore e le forze oscure della natura, cerca di mescolare situazioni da film d'azione americano alla “Die Hard” con elementi tipici dei manga che parlano di spiriti e affini.
In ciò il tratto sgraziato ed un po' sporco dell'autore aiuta molto nel rendere sia le scene d'azione, tra esplosioni e inseguimenti, che quelle più “splatter”. E nel disegno dei personaggi non mancano le auto-citazioni: Uhei accucciato in un angolo, con i lunghi capelli arruffati e una maschera che gli copre le ferite riportate nel primo scontro con Minerva non può non ricordare Tora!
Ma la parte grafica ha pure i suoi difetti: in alcune tavole il disegno è davvero troppo elementare e fa pensare ad una scarsa cura e attenzione. Altra pecca sono alcune scelte narrative anch'esse troppo semplici, ormai abusate e artefatte, come il modo di introdurre alcuni personaggi.
Tuttavia “Lo sguardo sinistro della Luna” si è rivelato una lettura piacevole, forse non al livello di opere precedenti, ma può rappresentare un buon “antipasto” per chi volesse entrare nel mondo di Fujita, incentivati inoltre dall'edizione Jpop: sopracopertina, carta di buona qualità, prime pagine a colori e il tutto ad un prezzo contenuto.