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7.0/10
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Sono pochi quelli che non hanno mai letto un'opera delle CLAMP, non solo perché come mangaka sono discretamente prolifiche, ma soprattutto perché la loro fama le precede. Di conseguenza anch'io dovevo assolutamente leggere qualcosa di loro, o non avrei potuto ritenere la mia cultura in fatto di manga completa. Purtroppo però le CLAMP hanno la cattiva abitudine di abbandonare, per una ragione o per l'altra, le loro opere a metà, e di lasciarle - come nel caso di X e Clover - sospese fino a data da definirsi, per poi riprenderle dopo anni, come hanno recentemente fatto con Lawful Drugstore. Non so voi, ma se un manga che seguo venisse sospeso diventerei una iena, quindi ero piuttosto scettica all'idea di iniziare un loro manga non ancora concluso. Poi un bel giorno scorgo Chobits in fumetteria: copertine splendide (in particolare quella del sesto volume è davvero una meraviglia), solo otto volumi, concluso. Ovviamente l'ho acquistato in blocco.

Che dire, Chobits non è un brutto manga, anzi. Tuttavia, non so, mi ha lasciato un senso di fastidio che non vuole proprio andarsene.

La trama è buona, e, se fosse stata sviluppata meglio, sarebbe potuta diventare davvero ottima. Hideki Motosuwa è un campagnolo che, dopo essere stato bocciato ai mitologici esami di ammissione all'università giapponese, si trasferisce a Tokyo, e si trova circondato dall'ultima novità in fatto di tecnologia: i PC antropomorfi. Il povero Hideki, essendo perennemente al verde, non può di certo permettersene uno, ma un bel giorno, tornando a casa dal lavoro, trova incredibilmente un PC dall'aspetto di una graziosa ragazza dai lunghi capelli biondi abbandonato tra i rifiuti, e decide di portarlo a casa con sé. Il nostro fortunato protagonista già sogna un futuro di internet superveloce e altre meraviglie, ma appena la collega al televisore (un televisore stravecchio che stona terribilmente con la tecnologia futuristica dei PC antropomorfi, ma questi sono dettagli e forse sono io che sono troppo pignola) scopre che Chii - nome (a mio parere orripilante) che Hideki le affibbia dal momento che è l'unica parola che lei sia in grado di pronunciare - è totalmente prima di sistema operativo; in poche parole - come la definisce lui stesso - una "tabula rasa con le gambe". Dopo aver esposto il problema al compagno di classe Shimbo, questi lo manda da Minoru Kokobunji, un dodicenne supergenio che possiede ben cinque PC costruiti da lui stesso, il quale lo informa che in teoria un PC privo di sistema operativo non dovrebbe essere neanche in grado di muoversi, e che per questo motivo Chii potrebbe essere un Chobits, ovvero un PC leggendario in grado di sviluppare una coscienza propria e addirittura dei veri sentimenti. Inizia così la vita insieme di Chii insieme a Hideki, il quale le insegna ogni cosa e inizia a nutrire un certo affetto nei suoi confronti, pur restando - per lo meno all'inizio - consapevole del fatto che si tratta pur sempre di un PC e non di una persona. Tuttavia le cose sono destinate a farsi più complicate, dal momento che persone - e PC - sconosciuti sembrano essere molto interessati a lei, e una persona misteriosa continua a pubblicare strani libri illustrati dal titolo "La città deserta", che sembrano parlare proprio del rapporto fra umani e PC, e in particolare di quello fra Hideki e Chii.

Come dicevo, la trama poteva diventare ottima. Peccato che non lo sia diventata. Tutto è trattato in modo superficiale, e molte cose rimangono inspiegate, in particolare quello che dovrebbe essere uno dei punti centrali della storia, ovvero il motivo per cui Chii è tanto pericolosa per gli altri PC. Sarò scema io, ma ho riletto il manga per intero tre volte e la cosa non mi è ancora del tutto chiara. Altra cosa davvero assurda è la questione dell'interruttore di accensione di Chii: è stato volutamente posto, per citare Pulp Fiction, nel più sacro dei suoi buchi perché quando avesse trovato "l'uomo solo per lei" e si fosse unita a lui tutta la sua memoria venisse cancellata. Di conseguenza, se quest'ultimo l'avesse davvero amata non avrebbero mai potuto avere rapporti sessuali. Mah, posso anche capire che fosse un modo contorto per dire che il sesso non è la cosa più importante, ma, santo cielo, per inventarsi una cosa simile ci vuole proprio una fantasia perversa.

Un'altra cosa che non mi ha lasciata soddisfatta è il modo i cui viene trattata la storia d'amore fra i due protagonisti. Chii trova in Hideki "l'uomo solo per lei" unicamente perché all'inizio è l'unico che conosce, non ha nessun altro di cui innamorarsi, e Hideki, dopo essersi giustamente mantenuto sulla linea di pensiero "lei è carina ma è solo un PC" per tutta la storia, di punto in bianco decide che la ama, non per un reale motivo, ma perché così vogliono le autrici.
Paradossalmente ho trovato molto più emozionanti le varie storie d'amore fra gli altri personaggi, sia che si tratti di amore fra umani come quello fra Shimbo e la professoressa Shimizu o Yumi e Hiroyasu Ueda, o di amore fra umano e PC (seppure io non lo condivida affatto) come quello fra lo stesso e la sua defunta moglie, o di amore fra PC come nel caso di Dita e Jima, o di semplice amore fraterno come quello tra Minoru e Yuzuki, il PC da lui costruito inizialmente per sostituire la sua defunta sorella.
In ogni caso trovo che la morale di fondo di questo manga sia fondamentalmente sbagliata: trovo assurda anche solo l'idea che qualcuno possa innamorarsi di un PC, per quanto bello e perfetto possa essere, perché non è un amore reale, in nessun caso.

Per quanto riguarda i personaggi non ho trovato né Chii né Hideki particolarmente carismatici (anzi, entrambi mi danno piuttosto sui nervi, lui perché è imbranato e ingenuo in modo desolante, e lei perché è decisamente troppo forzatamente carina e kawaii), preferendo senza dubbio i comprimari, in particolare ho trovato molto simpatico il duo Sumomo-Kotoko, i due piccoli PC portatili.

Devo segnalare anche la sgradevole quantità di fanservice presente in particolare nei primi volumi: ogni occasione è buona per mostrare Chii semi svestita e in pose ambigue. Ok che si tratta pur sempre di un seinen e non di un josei, ma c'è un limite a tutto, e un livello tale di fanservice poco si adatta alla trama, che dovrebbe avere un certo livello di profondità.

Graficamente, che dire, Satsuki Igarashi ha fatto un ottimo lavoro. Non è lo stile di disegno che preferisco, ma si adatta perfettamente alla storia, e le pagine a colori sono una vera meraviglia.

In conclusione non posso assegnare a Chobits più di un 7.5, con l'intenzione di leggere in futuro un altro manga delle CLAMP, sperando di restarne più soddisfatta.