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Premetto: io amo le cose complesse, i "mattoni". Ma Cesare non è un mattone, è semplicemente pedante.
Tanto di cappello all'autrice per l'intenzione monumentale, mi fa piacere che sia riuscita ad apprezzare, amare a tal punto una parte importante del nostro passato; non metto neanche in dubbio la validità storiografica dell'opera, su cui con la mia scarsa conoscenza del periodo non posso dilungarmi. Ma c'è un unico, grosso difetto che me ne rende difficile la lettura: la pedanteria. I personaggi parlano come se ti volessero costantemente tenere una lezione. I fatti si svolgono come su un trattato.

Insomma, il difficile meccanismo che in un fumetto con pretese storico-narrative dovrebbe trovare il giusto equilibrio tra racconto e narrazione storica, rendendo il tutto leggero e scorrevole, qui non è riuscito. Quindi, o uno si mette l'anima in pace e si prepara a leggere intere pagine irrealistiche di "professori in cattedra" che con un pretesto o l'altro ti fanno infiniti trattati e quindi cerca di vedere solo il lato di validità storica di Cesare, o i suddetti dialoghi gli causeranno immediatamente irritazione.

Il coprotagonista Cesare Borgia è inoltre deformato ad uso e consumo dell'eroe tipico della Soryo, e anche questo non aiuta; men che meno il fatto di usare il logoro schema del protagonista spettatore/controparte inutile.

Per concludere: opera sicuramente da elogiare per gli scopi, il dettaglio e la cura, ma che, almeno nell'unico volume da me letto, deve ancora ingranare perdendo la pedanteria e l'eccessivo romanzamento/perfettismo del protagonista.