Recensione
Battle Royale
6.0/10
In un futuro prossimo ma non troppo, viene allestito un 'Program', ovvero un gioco al massacro che coinvolge man mano una classe differente. Questo 'gioco', intriso probabilmente di patriottismo (finto) e amore verso il proprio paese, è in realtà una macchinazione gestita da dittatori guerrafondai senza scrupoli che non si fanno problemi a sorvolare sul fatto che facendo ciò vengono uccisi bambini, o quantomeno ragazzi in erba.
La trama di Battle Royale parte con buonissimi presupposti e ottime speranze, un manga pensato per chi ama violenza gratuita, primi piani di sbudellamenti, sesso e fanservice a gogo, un seinen che spicca e che fa di queste componenti il suo punto di forza; nonostante tutte queste buone premesse la trama va via via scemando col progredire dei volumi, facendo quasi perdere l'interesse nel lettore di divorare il volume successivo, lasciandolo in balia della noia. Almeno questo è quello che è successo a me; ho sempre pensato che un manga di questo tipo potesse avere di gran lunga meno volumi e concludersi molto prima, in quanto verso metà serie ci troviamo di fronte ad albi al cui interno sono presenti quasi solo combattimenti tra studenti, in modo da esplicare le morti violente di questi e ridurre progressivamente il numero degli alunni.
Un'altra critica che mi sento di fare è quella dell'esteriorità e della fisicità dei personaggi; sono tutti troppo 'adulti', disinibiti e ben formati (tranne qualche eccezione), pur essendo, sulla carta, degli studenti di terza media. Questo sfasamento della realtà estetica l'ho trovato un tantino esagerato.
Il lato positivo può essere, a parte quelli già citati, il fatto di mettere alla mercè del lettore valori sociali e di giustizia presenti nel protagonista Nanahara, che si susseguono fino alla fine della serie, lasciando un messaggio conclusivo importante. Per questi motivi non mi sento di bocciarlo del tutto, anche se magari poteva essere sviluppata un pochettino meglio.
La trama di Battle Royale parte con buonissimi presupposti e ottime speranze, un manga pensato per chi ama violenza gratuita, primi piani di sbudellamenti, sesso e fanservice a gogo, un seinen che spicca e che fa di queste componenti il suo punto di forza; nonostante tutte queste buone premesse la trama va via via scemando col progredire dei volumi, facendo quasi perdere l'interesse nel lettore di divorare il volume successivo, lasciandolo in balia della noia. Almeno questo è quello che è successo a me; ho sempre pensato che un manga di questo tipo potesse avere di gran lunga meno volumi e concludersi molto prima, in quanto verso metà serie ci troviamo di fronte ad albi al cui interno sono presenti quasi solo combattimenti tra studenti, in modo da esplicare le morti violente di questi e ridurre progressivamente il numero degli alunni.
Un'altra critica che mi sento di fare è quella dell'esteriorità e della fisicità dei personaggi; sono tutti troppo 'adulti', disinibiti e ben formati (tranne qualche eccezione), pur essendo, sulla carta, degli studenti di terza media. Questo sfasamento della realtà estetica l'ho trovato un tantino esagerato.
Il lato positivo può essere, a parte quelli già citati, il fatto di mettere alla mercè del lettore valori sociali e di giustizia presenti nel protagonista Nanahara, che si susseguono fino alla fine della serie, lasciando un messaggio conclusivo importante. Per questi motivi non mi sento di bocciarlo del tutto, anche se magari poteva essere sviluppata un pochettino meglio.