Recensione
Bambino!
10.0/10
Bambino! è un manga che vede la luce nel 2005, sulle pagine della rivista Big Comic Spirits, con un totale di ben 15 volumi.
L'opera vede protagonista il giovanissimo Ban Shogo, ventenne della provincia giapponese, più precisamente di Fukuoka, con la passione per la cucina italiana. Avendo un diploma di cuoco, si diletta con i fornelli del piccolo ristorante italiano di un vecchio chef suo amico. E proprio quest'ultimo darà a Ban l'opportunità di migliorare e proseguire a grandi livelli sull'irta strada della ristorazione.
Ban, dopo aver abbandonato gli studi universitari e anche la fidanzata, si getterà a capofitto nella nuova avventura che lo aspetta a Tokyo, nel ben noto ristorante italiano Trattoria Baccanale, di proprietà di un vecchio amico del suo chef di Fukuoka.
Probabilmente è abbastanza riduttivo affermare che il protagonista del manga sia solamente Ban Shogo, ovviamente lo è in quanto si è partecipi dei suoi pensieri e delle sue vicende, ma c'è un'immensa coralità di presenze, di storie personali, di personaggi che fanno intendere che i veri protagonisti di tutto quanto siano un po' tutti, anche e soprattutto la cucina italiana e il sacrificio personale.
Ban abbandona Fukuoka, lascia studi, famiglia, fidanzata per avventurarsi nell'ignoto della ristorazione a Tokyo, un salto enorme dalla provincia alla grande metropoli ingloba-tutto-e-tutti. Sarà questo faccia a faccia traumatico con la nuova realtà che farà maturare il nostro, convinto delle proprie abilità e del proprio talento.
Il cast di personaggi si concentra maggiormente a Tokyo, perlopiù ci si riferisce allo staff di sala e di cucina del Baccanale, più qualche cliente. Incredibile è assaporare, anche se per poco, l'evolversi dei personaggi secondari, tra cuochi e camerieri, ognuno con una storia personale, a volte con una complessa e difficile situazione familiare, rendendosi unici e caratterizzati quanto basta. Non esagero nel dire che, più di una volta, potrebbe scappare una lacrimuccia, è impossibile non leggere il manga senza provar nulla dopo.
Il disegno è decisamente particolare, mischia sapientemente il tratto sporco (per esaltare i momenti topici della storia) col quello preciso (per tutto il resto), dando ottima prova nel descrivere col pennino i piatti italiani richiesti dai clienti del Baccanale. Non siamo di fronte ai soliti rifritti chara-design fotocopiati, il tratto è distintivo, inusuale e coinvolgente, aggiungerei elegante dato che le sporadiche scene di nudo non sfociano nel "troppo" tipico, per esempio, degli ecchi.
Altro aspetto da tener conto son le domande che si pongono i personaggi e allo stesso tempo fanno riflettere il lettore: perché mai un giapponese dovrebbe cucinare italiano? O comunque un tipo di cucina che non appartiene al proprio bagaglio di tradizioni.
Oppure vale la pena sacrificarsi giorno e notte interamente per il ristorante, senza poi avere il tempo di pensare alla propria vita? Possibile che sia questa la felicità ricercata da chi ha fatto della propria passione culinaria un mestiere?
Al di là di questo, c'è una piccola morale che permea Bambino!, ovvero che non si finisce mai di imparare. Anche quando ci si sente in grado di sollevare il mondo, c'è sempre qualcosa che ancora non si sa e che altri sanno fare meglio. In fondo siamo tutti dei "bambini", da qui il titolo del manga, in cerca di sfide e maturazione personale.
Sì, con un pizzico di modestia, "Bambino!" può essere considerato un "manga di formazione" (così come i romanzi di formazione di Verga, Goethe fanno bella mostra di sé fra le pagine delle letterature antologiche di liceo), dove il protagonista matura ed evolve nella sua fase adulta, proprio nel senso più puro del termine.
In parole povere, Bambino! è intenso, magico, coinvolgente e "nuovo". Una storia diversa, ma che sembra vita vissuta, in cui è possibile sicuramente impersonarsi e riconoscersi. E non dimentichiamoci della cucina italiana, per un abitante del Bel Paese c'è sicuramente un pizzico di coinvolgimento in più, senza tralasciare le numerose espressioni in italiano frammiste al giapponese, che qualche sorriso sapranno strappare.
Da consigliare è la visione del drama tratto dal manga, una versione con attori in carne e ossa delle vicende prima citate. Il drama ha un finale differente, essendo terminato prima della naturale conclusione del manga, direi anche meno serioso e meno drammatico, ma comunque piacevole e si fa ben seguire, ripercorre fedelmente molti passi della suddetta opera ed è ben recitato.
L'opera vede protagonista il giovanissimo Ban Shogo, ventenne della provincia giapponese, più precisamente di Fukuoka, con la passione per la cucina italiana. Avendo un diploma di cuoco, si diletta con i fornelli del piccolo ristorante italiano di un vecchio chef suo amico. E proprio quest'ultimo darà a Ban l'opportunità di migliorare e proseguire a grandi livelli sull'irta strada della ristorazione.
Ban, dopo aver abbandonato gli studi universitari e anche la fidanzata, si getterà a capofitto nella nuova avventura che lo aspetta a Tokyo, nel ben noto ristorante italiano Trattoria Baccanale, di proprietà di un vecchio amico del suo chef di Fukuoka.
Probabilmente è abbastanza riduttivo affermare che il protagonista del manga sia solamente Ban Shogo, ovviamente lo è in quanto si è partecipi dei suoi pensieri e delle sue vicende, ma c'è un'immensa coralità di presenze, di storie personali, di personaggi che fanno intendere che i veri protagonisti di tutto quanto siano un po' tutti, anche e soprattutto la cucina italiana e il sacrificio personale.
Ban abbandona Fukuoka, lascia studi, famiglia, fidanzata per avventurarsi nell'ignoto della ristorazione a Tokyo, un salto enorme dalla provincia alla grande metropoli ingloba-tutto-e-tutti. Sarà questo faccia a faccia traumatico con la nuova realtà che farà maturare il nostro, convinto delle proprie abilità e del proprio talento.
Il cast di personaggi si concentra maggiormente a Tokyo, perlopiù ci si riferisce allo staff di sala e di cucina del Baccanale, più qualche cliente. Incredibile è assaporare, anche se per poco, l'evolversi dei personaggi secondari, tra cuochi e camerieri, ognuno con una storia personale, a volte con una complessa e difficile situazione familiare, rendendosi unici e caratterizzati quanto basta. Non esagero nel dire che, più di una volta, potrebbe scappare una lacrimuccia, è impossibile non leggere il manga senza provar nulla dopo.
Il disegno è decisamente particolare, mischia sapientemente il tratto sporco (per esaltare i momenti topici della storia) col quello preciso (per tutto il resto), dando ottima prova nel descrivere col pennino i piatti italiani richiesti dai clienti del Baccanale. Non siamo di fronte ai soliti rifritti chara-design fotocopiati, il tratto è distintivo, inusuale e coinvolgente, aggiungerei elegante dato che le sporadiche scene di nudo non sfociano nel "troppo" tipico, per esempio, degli ecchi.
Altro aspetto da tener conto son le domande che si pongono i personaggi e allo stesso tempo fanno riflettere il lettore: perché mai un giapponese dovrebbe cucinare italiano? O comunque un tipo di cucina che non appartiene al proprio bagaglio di tradizioni.
Oppure vale la pena sacrificarsi giorno e notte interamente per il ristorante, senza poi avere il tempo di pensare alla propria vita? Possibile che sia questa la felicità ricercata da chi ha fatto della propria passione culinaria un mestiere?
Al di là di questo, c'è una piccola morale che permea Bambino!, ovvero che non si finisce mai di imparare. Anche quando ci si sente in grado di sollevare il mondo, c'è sempre qualcosa che ancora non si sa e che altri sanno fare meglio. In fondo siamo tutti dei "bambini", da qui il titolo del manga, in cerca di sfide e maturazione personale.
Sì, con un pizzico di modestia, "Bambino!" può essere considerato un "manga di formazione" (così come i romanzi di formazione di Verga, Goethe fanno bella mostra di sé fra le pagine delle letterature antologiche di liceo), dove il protagonista matura ed evolve nella sua fase adulta, proprio nel senso più puro del termine.
In parole povere, Bambino! è intenso, magico, coinvolgente e "nuovo". Una storia diversa, ma che sembra vita vissuta, in cui è possibile sicuramente impersonarsi e riconoscersi. E non dimentichiamoci della cucina italiana, per un abitante del Bel Paese c'è sicuramente un pizzico di coinvolgimento in più, senza tralasciare le numerose espressioni in italiano frammiste al giapponese, che qualche sorriso sapranno strappare.
Da consigliare è la visione del drama tratto dal manga, una versione con attori in carne e ossa delle vicende prima citate. Il drama ha un finale differente, essendo terminato prima della naturale conclusione del manga, direi anche meno serioso e meno drammatico, ma comunque piacevole e si fa ben seguire, ripercorre fedelmente molti passi della suddetta opera ed è ben recitato.