Recensione
Shaman King
8.0/10
Recensione di The Narutimate Hero
-
Spesso, per indicare un incontro-scontro tra culture diverse, si usa il termine "Culture Clash".
L'opera magna di Hiroyuki Takei, invece, può essere tranquillamente indicata come "Cult Clash", scontro di culti.
Immaginate infatti il più classico dei plot shonen: grande torneo con partecipanti da ogni angolo del globo. Immaginate anche che, in questo caso, non si tratti di scontri tra esperti praticanti di arti marziali con la coda da scimmia, studenti di mascoline scuole e Santi cavalieri, valenti condottieri votati anima e corpo a Lady Isabel, ma di sciamani in grado di evocare gli spiriti dei morti e di combattere al loro fianco in vari modi, e che su culti religiosi, sovrannaturale e antiche credenze si basi ogni singolo personaggio, ogni tecnica di combattimento ed ogni scontro del manga.
Senza dubbio un lavoro affascinante, ed è appunto (anche) su questo fronte che la serie da il suo meglio.
Ma perché tutti questi santoni dovrebbero suonarsele? Presto detto: ogni 500 anni si svolge in un luogo remoto lo Shaman Fight, appunto il torneo degli sciamani, che combattono accanto ai loro spiriti custodi per ottenere lo straordinario premio in palio: il Grande Spirito, entità in cui tutte le anime si recano dopo il trapasso, si unirà infatti al vincitore, che diventerà a tutti gli effetti una divinità in grado di fare e vedere qualsiasi cosa (in uno dei primi capitoli del manga viene infatti ipotizzato che persino Gesù Cristo e il Buddha fossero, in realtà, due Shaman King).
Si può ben immaginare, quindi, quanto questo premio possa essere ambito dai vari iscritti al torneo, visto che sarà loro possibile realizzare qualunque desiderio.
Il desiderio di Yoh Asakura, il protagonista della storia, è probabilmente il sogno di chiunque: no, niente ricchezze e niente onnipotenza, lui vuole semplicemente vivere una vita tranquilla ascoltando la sua musica preferita e rilassandosi. Peccato solo che la sua fidanzata Anna sia completamente di contrario avviso, visto che lo obbliga ad intraprendere allenamenti devastanti, esagerati e talvolta vagamente crudeli (ma vagamente, eh).
A completare l'iniziale gruppo di protagonisti ci sono il piccolo Manta (piccolo di statura, ma coetaneo di Yoh), normale umano in grado di vedere gli spiriti, e che quindi può comprendere Yoh diventando di fatto il suo primo vero amico, e Amidamaru, lo spirito di un samurai che ricoprirà il ruolo di spirito custode, nonché di grande guida spirituale e figura amica, di Yoh stesso.
Proprio il tema dell'amicizia sarà una delle tematiche portanti del manga, col gruppo di amici intorno a Yoh che pian piano comincerà a crescere, accogliendo anche ex-rivali colpiti dal carattere tranquillo e pacifico dell'eroe.
Questo gruppo rimarrà perlopiù sempre unito, ed unitamente vedrà i suoi componenti crescere, sia come guerrieri sia, soprattutto, come persone, affrontando le loro paure, le loro ombre e gli errori del loro passato, fino a raggiungere una vera maturità spirituale nel finale.
Per quanto la paritarietà e l'unità del gruppo protagonista possa sembrare cosa scontata, o da poco, non lo è assolutamente, visto che nelle serie shonen di ieri e di oggi capita spesso che, per un motivo o per l'altro, qualche personaggio inizialmente fondamentale divenga di secondo o terzo piano, o persino dimenticato dall'autore.
Ciò, "miracolosamente", in Shaman King non accade, così come non ci sono quasi mai enormi differenze di forza tra il protagonista ed i suoi alleati (anzi, Yoh si ritroverà spesso indietro).
Al di là dell'aspetto "umanistico-sociale" di Shaman King, che porta ad affezionarsi ai suoi protagonisti (chi più chi meno) e a seguire con passione le loro vicende, c'è anche un fortissimo aspetto "teologico" ad affascinare il lettore: Hiroyuki Takei ha indubbiamente fatto un gran lavoro di documentazione (o si tratta di conoscenze personali?), donando ad ogni singolo personaggio, sia che si tratti di protagonisti e antagonisti principali, sia che si tratti di semplici comparse, le caratteristiche peculiari delle religioni e dei culti dell'aldilà dei paesi da cui provengono, andando a formare un sottostrato culturale profondissimo che tocca il Buddhismo, il Cristianesimo, l'Induismo, fino agli stregoni manovra-zombie di Haiti e alle divinità egizie.
Tutto ciò, per un lettore anche solo lontanamente curioso di culti e culture di ogni paese ed epoca è un'autentica manna dal cielo, visto che si va a creare, come detto in apertura, un vero e proprio "torneo teologico" da cui si può apprendere qualcosa, o in cui si possono ritrovare studi passati, per passione o per motivi scolastici.
Per quel che invece riguarda il comparto visivo, l'autore dimostra delle eccellenti abilità di disegno e character design senza particolari pecche.
Il tratto iniziale è palesemente frutto delle origini artistiche di Takei, ex allievo di Nobuhiro Watsuki insieme ad Eiichiro Oda, somigliando proprio allo stile embrionale di quest'ultimo nei primi volumi di One Piece, o nelle storie brevi contenute in Wanted.
Ma, come avvenuto per Oda, anche Takei col tempo sviluppa uno stile diverso da quello degli inizi, inevitabile quando si disegna abitualmente, con un tratto più affusolato e personaggi più definiti e stilosi, oltre ad alcune scelte registiche particolari che risultano ben riuscite ed emozionanti.
Shaman King pare essere dunque un manga validissimo, profondo sotto molti aspetti, ben realizzato e ben disegnato, senza ombre, dunque, ma è davvero così?
In realtà c'è un'ombra pesantissima che grava su di lui, un'ombra chiamata "finale".
Eh si, perché, giunto molto vicino alla naturale conclusione della trama, purtroppo l'autore si vide costretto a chiudere anticipatamente la sua opera per via di una perdita di seguito da parte del pubblico.
Generalmente, quando un autore si trova in una situazione simile, affretta un finale abbozzato per dare una conclusione, magari non proprio coincidente con quella prevista, alla trama: Takei, invece, decide di concludere tutto troncando la storia di colpo, come se la serie non fosse nemmeno finita.
Senza spiegare né portare a termine nulla.
Questo causa la collera della stragrande maggioranza (azzarderei totalità) dei suoi lettori, che da quel momento additano Shaman King come un manga senza finale, ed è assolutamente vero, la conclusione "canonica" della serie è irritante e deludente sotto ogni punto di vista.
Viene dunque da chiedersi perché Takei non abbia cambiato almeno in parte la trama "in corsa" per dare quantomeno una fine al tutto e mostrare lo scontro finale, su cui ci si stava preparando da tempo.
La risposta giunge leggendo la Perfect Edition (o Kanzenban) pubblicata di recente da Star Comics, dove l'autore ha aggiunto un volume e mezzo di capitoli realizzati ex-novo per dare alla storia il suo vero finale.
Shaman King è un manga corale, che narra della crescita e della maturazione di tutti i suoi protagonisti, e sarebbe stato impossibile donare loro lo spazio necessario per farci vedere che sono finalmente giunti alla maturità (o spesso redenzione) spirituale senza dedicare loro almeno un capitolo ciascuno, cosa che appunto nel finale "reale" accade.
La semplice battaglia contro il cattivo in fretta e furia avrebbe tradito il reale spirito corale del manga e, col senno di poi, sarebbe stato ancora più grave se Takei avesse preferito porre un finale sbrigativo e lavarsene le mani, anziché avere la caparbietà di non concludere la sua storia se non nel modo che aveva già in mente.
Lo scontro finale stesso, inoltre, si dimostra estremamente coerente con la filosofia della serie e dei suoi personaggi, sia nello svolgimento sia nella (non così scontata) conclusione.
Insomma, il "vero finale" di Shaman King soddisfa appieno la lettura di tutti i volumi precedenti, ed è in grado di lavare via l'onta che la serie si era meritatamente ritrovata addosso d'essere incompiuta.
Ma non è solo il finale il motivo per cui un lettore italico o nipponico dovrebbe preferire la Perfect Edition alla prima edizione sempre pubblicata da Star Comics: come di consueto, infatti, il formato è più grande e permette di apprezzare maggiormente lo stile dettagliato dell'autore e le splash page che di quando in quando fanno capolino nei momenti di maggior enfasi della storia, sono presenti svariate tavole a colori, episodi extra e Takei stesso ha voluto rimettere mano a molte sue tavole per migliorarne la resa visiva, aumentare i dettagli e "rinfrescare" la sua opera, aggiungendo inoltre due capitoli all'interno della storia che mostrano un combattimento che nell'edizione originale veniva semplicemente saltato.
Nella sua forma completa, e solo in essa, Shaman King è dunque un'eccellente lettura per chi ha voglia di avventure, crescita, risate ed emozioni, il tutto condito da notevoli sottostrati culturali legati a religioni e credenze provenienti da ogni angolo del globo.
Da brutto anatroccolo, con la reale conclusione postuma Shaman King diventa un bel cigno, non perfetto ma che, una volta chiuso l'ultimo volume, saprà lasciare una notevole soddisfazione nel lettore.
L'opera magna di Hiroyuki Takei, invece, può essere tranquillamente indicata come "Cult Clash", scontro di culti.
Immaginate infatti il più classico dei plot shonen: grande torneo con partecipanti da ogni angolo del globo. Immaginate anche che, in questo caso, non si tratti di scontri tra esperti praticanti di arti marziali con la coda da scimmia, studenti di mascoline scuole e Santi cavalieri, valenti condottieri votati anima e corpo a Lady Isabel, ma di sciamani in grado di evocare gli spiriti dei morti e di combattere al loro fianco in vari modi, e che su culti religiosi, sovrannaturale e antiche credenze si basi ogni singolo personaggio, ogni tecnica di combattimento ed ogni scontro del manga.
Senza dubbio un lavoro affascinante, ed è appunto (anche) su questo fronte che la serie da il suo meglio.
Ma perché tutti questi santoni dovrebbero suonarsele? Presto detto: ogni 500 anni si svolge in un luogo remoto lo Shaman Fight, appunto il torneo degli sciamani, che combattono accanto ai loro spiriti custodi per ottenere lo straordinario premio in palio: il Grande Spirito, entità in cui tutte le anime si recano dopo il trapasso, si unirà infatti al vincitore, che diventerà a tutti gli effetti una divinità in grado di fare e vedere qualsiasi cosa (in uno dei primi capitoli del manga viene infatti ipotizzato che persino Gesù Cristo e il Buddha fossero, in realtà, due Shaman King).
Si può ben immaginare, quindi, quanto questo premio possa essere ambito dai vari iscritti al torneo, visto che sarà loro possibile realizzare qualunque desiderio.
Il desiderio di Yoh Asakura, il protagonista della storia, è probabilmente il sogno di chiunque: no, niente ricchezze e niente onnipotenza, lui vuole semplicemente vivere una vita tranquilla ascoltando la sua musica preferita e rilassandosi. Peccato solo che la sua fidanzata Anna sia completamente di contrario avviso, visto che lo obbliga ad intraprendere allenamenti devastanti, esagerati e talvolta vagamente crudeli (ma vagamente, eh).
A completare l'iniziale gruppo di protagonisti ci sono il piccolo Manta (piccolo di statura, ma coetaneo di Yoh), normale umano in grado di vedere gli spiriti, e che quindi può comprendere Yoh diventando di fatto il suo primo vero amico, e Amidamaru, lo spirito di un samurai che ricoprirà il ruolo di spirito custode, nonché di grande guida spirituale e figura amica, di Yoh stesso.
Proprio il tema dell'amicizia sarà una delle tematiche portanti del manga, col gruppo di amici intorno a Yoh che pian piano comincerà a crescere, accogliendo anche ex-rivali colpiti dal carattere tranquillo e pacifico dell'eroe.
Questo gruppo rimarrà perlopiù sempre unito, ed unitamente vedrà i suoi componenti crescere, sia come guerrieri sia, soprattutto, come persone, affrontando le loro paure, le loro ombre e gli errori del loro passato, fino a raggiungere una vera maturità spirituale nel finale.
Per quanto la paritarietà e l'unità del gruppo protagonista possa sembrare cosa scontata, o da poco, non lo è assolutamente, visto che nelle serie shonen di ieri e di oggi capita spesso che, per un motivo o per l'altro, qualche personaggio inizialmente fondamentale divenga di secondo o terzo piano, o persino dimenticato dall'autore.
Ciò, "miracolosamente", in Shaman King non accade, così come non ci sono quasi mai enormi differenze di forza tra il protagonista ed i suoi alleati (anzi, Yoh si ritroverà spesso indietro).
Al di là dell'aspetto "umanistico-sociale" di Shaman King, che porta ad affezionarsi ai suoi protagonisti (chi più chi meno) e a seguire con passione le loro vicende, c'è anche un fortissimo aspetto "teologico" ad affascinare il lettore: Hiroyuki Takei ha indubbiamente fatto un gran lavoro di documentazione (o si tratta di conoscenze personali?), donando ad ogni singolo personaggio, sia che si tratti di protagonisti e antagonisti principali, sia che si tratti di semplici comparse, le caratteristiche peculiari delle religioni e dei culti dell'aldilà dei paesi da cui provengono, andando a formare un sottostrato culturale profondissimo che tocca il Buddhismo, il Cristianesimo, l'Induismo, fino agli stregoni manovra-zombie di Haiti e alle divinità egizie.
Tutto ciò, per un lettore anche solo lontanamente curioso di culti e culture di ogni paese ed epoca è un'autentica manna dal cielo, visto che si va a creare, come detto in apertura, un vero e proprio "torneo teologico" da cui si può apprendere qualcosa, o in cui si possono ritrovare studi passati, per passione o per motivi scolastici.
Per quel che invece riguarda il comparto visivo, l'autore dimostra delle eccellenti abilità di disegno e character design senza particolari pecche.
Il tratto iniziale è palesemente frutto delle origini artistiche di Takei, ex allievo di Nobuhiro Watsuki insieme ad Eiichiro Oda, somigliando proprio allo stile embrionale di quest'ultimo nei primi volumi di One Piece, o nelle storie brevi contenute in Wanted.
Ma, come avvenuto per Oda, anche Takei col tempo sviluppa uno stile diverso da quello degli inizi, inevitabile quando si disegna abitualmente, con un tratto più affusolato e personaggi più definiti e stilosi, oltre ad alcune scelte registiche particolari che risultano ben riuscite ed emozionanti.
Shaman King pare essere dunque un manga validissimo, profondo sotto molti aspetti, ben realizzato e ben disegnato, senza ombre, dunque, ma è davvero così?
In realtà c'è un'ombra pesantissima che grava su di lui, un'ombra chiamata "finale".
Eh si, perché, giunto molto vicino alla naturale conclusione della trama, purtroppo l'autore si vide costretto a chiudere anticipatamente la sua opera per via di una perdita di seguito da parte del pubblico.
Generalmente, quando un autore si trova in una situazione simile, affretta un finale abbozzato per dare una conclusione, magari non proprio coincidente con quella prevista, alla trama: Takei, invece, decide di concludere tutto troncando la storia di colpo, come se la serie non fosse nemmeno finita.
Senza spiegare né portare a termine nulla.
Questo causa la collera della stragrande maggioranza (azzarderei totalità) dei suoi lettori, che da quel momento additano Shaman King come un manga senza finale, ed è assolutamente vero, la conclusione "canonica" della serie è irritante e deludente sotto ogni punto di vista.
Viene dunque da chiedersi perché Takei non abbia cambiato almeno in parte la trama "in corsa" per dare quantomeno una fine al tutto e mostrare lo scontro finale, su cui ci si stava preparando da tempo.
La risposta giunge leggendo la Perfect Edition (o Kanzenban) pubblicata di recente da Star Comics, dove l'autore ha aggiunto un volume e mezzo di capitoli realizzati ex-novo per dare alla storia il suo vero finale.
Shaman King è un manga corale, che narra della crescita e della maturazione di tutti i suoi protagonisti, e sarebbe stato impossibile donare loro lo spazio necessario per farci vedere che sono finalmente giunti alla maturità (o spesso redenzione) spirituale senza dedicare loro almeno un capitolo ciascuno, cosa che appunto nel finale "reale" accade.
La semplice battaglia contro il cattivo in fretta e furia avrebbe tradito il reale spirito corale del manga e, col senno di poi, sarebbe stato ancora più grave se Takei avesse preferito porre un finale sbrigativo e lavarsene le mani, anziché avere la caparbietà di non concludere la sua storia se non nel modo che aveva già in mente.
Lo scontro finale stesso, inoltre, si dimostra estremamente coerente con la filosofia della serie e dei suoi personaggi, sia nello svolgimento sia nella (non così scontata) conclusione.
Insomma, il "vero finale" di Shaman King soddisfa appieno la lettura di tutti i volumi precedenti, ed è in grado di lavare via l'onta che la serie si era meritatamente ritrovata addosso d'essere incompiuta.
Ma non è solo il finale il motivo per cui un lettore italico o nipponico dovrebbe preferire la Perfect Edition alla prima edizione sempre pubblicata da Star Comics: come di consueto, infatti, il formato è più grande e permette di apprezzare maggiormente lo stile dettagliato dell'autore e le splash page che di quando in quando fanno capolino nei momenti di maggior enfasi della storia, sono presenti svariate tavole a colori, episodi extra e Takei stesso ha voluto rimettere mano a molte sue tavole per migliorarne la resa visiva, aumentare i dettagli e "rinfrescare" la sua opera, aggiungendo inoltre due capitoli all'interno della storia che mostrano un combattimento che nell'edizione originale veniva semplicemente saltato.
Nella sua forma completa, e solo in essa, Shaman King è dunque un'eccellente lettura per chi ha voglia di avventure, crescita, risate ed emozioni, il tutto condito da notevoli sottostrati culturali legati a religioni e credenze provenienti da ogni angolo del globo.
Da brutto anatroccolo, con la reale conclusione postuma Shaman King diventa un bel cigno, non perfetto ma che, una volta chiuso l'ultimo volume, saprà lasciare una notevole soddisfazione nel lettore.