Recensione
Ashen Victor
8.0/10
Lo stile del manga è molto molto simile a quello di Alita, e la storia non è altro che un piccolo frammento di un'altra vita ambientata nello stesso universo. Parliamo quindi di cyborg, esseri mezzi uomini e mezzi robot, e ovviamente del Motor Ball! Di Alita conserva anche il disegno, qui presentato con netti chiaroscuri portati di tanto in tanto all'esasperazione per sottolineare l'angoscia interiore e quella che circonda il protagonista. Forse a differenza di Alita tutto qui è ancora più duro, e questo mondo non lascia spazio a sogni, fantasie, speranze o riscatto: è un manga che respira l'aria violenta, decadente e soffocante di quel mondo post-apocalittico dove non c'è pietà per nessuno e dove gli uomini non sono più uomini (non perché abbiano perso gli arti di carne a favore di quelli in metallo, ma perché le persone che conservano la loro umanità sono davvero poche: come Alita, come Ido, e com'è in questo caso Victor).
È una storia cruda, diretta, che mette in mostra senza mezzi termini i lati più animaleschi e avidi delle persone. Ogni generosità si paga, ogni debolezza e bontà di sentimento, ogni gesto altruistico è un ostacolo alla lotta per la sopravvivenza. Qui la violenza non è un espediente per dare spettacolo, o meglio: lo è in quel mondo, ma non per il lettore. Al lettore viene regalata una storia ragionata, riflessiva, profonda. Lo spettacolo del sangue e la morte assecondano un preciso messaggio, sottendono a un'azione mirata da parte dell'autore nei confronti di chi legge. Colpisce, ferisce, fa pensare.
Peccato solo per la brevità della storia, da esaurire in unico volume. Sul lungo periodo avrebbero potuto emergere tanti aspetti simili a quelli che hanno reso Alita un capolavoro. Questo one shot invece rappresenta l'inizio e la fine di una persona, di una vita, di una storia fra milioni di storie su quello strano sentiero del Motor Ball che anche Alita nella sua vita percorse, in quel mondo amaro e spietato dove pure, a volte, esistono piccoli gesti d'amore che appaiono agli occhi di chi sa vederli come insondabili miracoli.
Conclusione: lo potrete apprezzare sia che abbiate letto Alita, sia che non abbiate mai letto nulla di quest'autore. Preparatevi a una storia dalle tinte forti, in cui non ci sono mezzi termini e la morte e la vita delle persone sono messe sullo stesso piano, manovrate da forze più grandi. Con una violenza d'espressione che ha un significato molto più profondo del mero intrattenimento hollywoodiano.
È una storia cruda, diretta, che mette in mostra senza mezzi termini i lati più animaleschi e avidi delle persone. Ogni generosità si paga, ogni debolezza e bontà di sentimento, ogni gesto altruistico è un ostacolo alla lotta per la sopravvivenza. Qui la violenza non è un espediente per dare spettacolo, o meglio: lo è in quel mondo, ma non per il lettore. Al lettore viene regalata una storia ragionata, riflessiva, profonda. Lo spettacolo del sangue e la morte assecondano un preciso messaggio, sottendono a un'azione mirata da parte dell'autore nei confronti di chi legge. Colpisce, ferisce, fa pensare.
Peccato solo per la brevità della storia, da esaurire in unico volume. Sul lungo periodo avrebbero potuto emergere tanti aspetti simili a quelli che hanno reso Alita un capolavoro. Questo one shot invece rappresenta l'inizio e la fine di una persona, di una vita, di una storia fra milioni di storie su quello strano sentiero del Motor Ball che anche Alita nella sua vita percorse, in quel mondo amaro e spietato dove pure, a volte, esistono piccoli gesti d'amore che appaiono agli occhi di chi sa vederli come insondabili miracoli.
Conclusione: lo potrete apprezzare sia che abbiate letto Alita, sia che non abbiate mai letto nulla di quest'autore. Preparatevi a una storia dalle tinte forti, in cui non ci sono mezzi termini e la morte e la vita delle persone sono messe sullo stesso piano, manovrate da forze più grandi. Con una violenza d'espressione che ha un significato molto più profondo del mero intrattenimento hollywoodiano.