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10.0/10
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Il "manga preferito" e il "manga ritenuto migliore" sono state a lungo due entità separate nella mia mente: mentre da un lato i miei gusti mi portavano verso opere i cui numerosi difetti oggettivi non mi permettevano di consacrarle al di la di ogni ragionevole dubbio, dall'altro lato mi trovavo davanti ad opere ottime, senza nessun difetto apparentemente riscontrabile, ma che per un motivo o per l'altro non riuscivano ad arrivarmi dritte al cuore.
Poi è arrivato Slam Dunk, ed è riuscito nell'impresa di unire entrambe le cose.
Partendo da questo presupposto, capirete bene che in questa recensione non riuscirò ad essere completamente oggettivo, anzi, direi proprio per nulla, ma va bene così.

Non vi annoierò sui dettagli del manga, si sa ormai che Slam Dunk parla tanto, e soprattutto, di basket. Non è una di quelle opere che mischia in rapporto paritario slice of lice e agonismo: qui lo sbilanciamento pende pesantemente da una parte, e lo farà con maggior forza e vigore col passare dei volumi. Questo non vuol dire che il manga sia fruibile solo agli appassionati di questo sport: io stesso non avevo mai visto una partita di basket prima di leggere questo manga, e mi guardavo bene dal farlo. Dopo averlo letto non solo ho iniziato a seguirlo in TV, nei limiti del possibile, ma sono addirittura finito con una palla in mano in mezzo ad un campetto da basket di periferia, a 24 anni e per la prima volta in vita mia, a farmi insegnare da amici esperti i fondamentali per cercare di imparare a giocare!
Insomma, ovviamente non siamo tutti uguali e le emozioni ci prendono e ci circuiscono in modo differente, quindi non vi dico che inizierete per forza ad amare il basket grazie a questo fumetto; sta di fatto che l'amore e la passione che questo grande uomo di nome Takehiko Inoue riesce ad infondere nella sua opera di esordio vi travolgerà, senza mezzi termini. L'esaltazione delle partite, le reazioni in campo e fuori dei personaggi, nei movimenti, negli allenamenti, nelle esultanze, nei piccoli gesti: tutto sarà tremendamente vero, vivo, realistico, mai troppo romanzato, solo il giusto, quel tanto che basta per trasferire la realtà su carta e renderla interessante per la maggior fetta di pubblico possibile.

Analizzando il tutto singolarmente, abbiamo un cast di personaggi di primo livello, mai stereotipati, tutti diversi tra loro anche graficamente, difficilmente compatibili l'uno con l'altro, che però stringono legami veri, in bilico tra l'odio, l'amore e quell'affetto genuino verso dei compagni che inizialmente magari non stanno simpatici, ma che condividendo gioia e sofferenze alla fine diventano non amici ma fedeli alleati, parte della tua vita, segnando una traccia indelebile sulla tua gioventù, un po' come può succedere ad ognuno di noi sui banchi di scuola: se avete avuto la fortuna di aver provato sentimenti simili saprete certamente di cosa sto parlando, e la cosa sarà talmente ben realizzata da arrivare a portare un po' di tristezza, nostalgia e rammarico pensando che, per molti lettori, l'età delle grandi possibilità e della gioventù bruciante sia purtroppo passata senza essere riusciti a sfruttarla come forse sarebbe stato giusto fare.
Gli avversari non saranno da meno: col passare dei volumi aumentano di numero, e uno pensa che prima o poi Inoue finisca l'inventiva, perché dopo il primo blocco di squadre preparate a tavolino successivamente ne dovrà seguire un altro, e personalmente ero sicuro che gioco forza l'aspetto umano andasse via via scemando ponendoci le ultime squadre come meri paletti da superare; e qui invece Inoue si supera, creando squadre con motivazioni e caratterizzazioni ancora più intime, quasi meglio di quelle precedenti, e ancora una volta diverse e uniche.
A suggellare il tutto ci sono dialoghi magistrali, forti ma mai troppo ridicoli, epici ma anche riflessivi allo stesso tempo, e che soprattutto si pongono come un altro dei tanti mezzi che Inoue riesce a creare per veicolare al meglio le emozioni.

A livello grafico assistiamo all'ascesa di uno dei migliori disegnatori del panorama nipponico, un architetto che fa sembrare molti dei suoi colleghi dei semplici geometri dilettanti.
Inizialmente il tratto è un po' rozzo, grosso, pesante, ma già fedele ai principi dell'Inoue-pensiero: grande realismo, rispetto delle proporzioni, enfasi sulle espressioni facciali, un tocco di super deformed azzeccatissimo nelle gag comiche, prospettive e inquadrature del campo da gioco da capogiro.
Questo è il pacchetto base, e più passano i volumi e più ci si stropiccia gli occhi nel notare l'evoluzione del tratto, che diventa col passare dei volumi leggero, esile, ma catalizzatore comunque di grande forza espressiva, di dinamicità ma comunque anche di pesantezza e fisicità, le inquadrature diventano sempre più fotografiche, gli amanti del basket sicuramente riconosceranno un sacco di azioni che Inoue ruba e riporta in vignetta quasi come le fotografie fatte da bordo che ci troviamo sui giornali. Il realismo raggiunge vette impressionanti non solo nelle azioni dei giocatori, ma anche del pubblico in tribuna che si alza, si agita, grida, sventola bandiere, si spaventa, si commuove, piange e ride arrivando dritto al cuore, spesso senza nemmeno l'uso delle vignette ma solo con la forza delle immagini, capaci di creare quella sensazione ovattata che si ha quando si va allo stadio o in un palazzetto e si viene travolti dalle emozioni.

Come già detto il manga è realismo, e sfrutta magistralmente il fattore comico per farci capire che comunque, anche in un fumetto, l'uomo ha dei limiti: pensi di avere imparato una cosa, in allenamento ti viene, e in partita ecco la figuraccia. Pensi di essere diventato sicuro di te stesso? Ecco che dietro l'angolo c'è l'insidia che rimetterà tutto in discussione. Ma soprattutto, pensi di esserti arreso? Ecco che capisci che in realtà, dentro di te, non è così: bisogna andare avanti, perché, come fosse il manuale della motivazione, il manga, dopo la figuraccia, ti fa capire che ci potrà essere comunque un'altra occasione, occasione che i protagonisti saranno chiamati a sfruttare e che sfrutteranno nel miglior modo possibile.
Gli insegnamenti che questo manga mi ha dato, sia dal punto di vista di educazione sportiva che dal punto di vista di sport come metafora della vita, sono qualcosa che nemmeno i miei allenatori o i miei genitori sono riusciti a farmi capire in 24 anni, e che possibilmente cercherò senz'altro di trasmettere a mio figlio, se mai ne avrò uno.
Rimanendo sul lato comico-realistico, una menzione va fatta all'armata Sakuragi: amici teppisti del vecchio Hanamichi, il bullo scontroso che perdeva la sua vita a fare risse e nelle sale da pachinko, decidono di seguirlo nel suo percorso e nella sua ascesa che lo porterà a diventare un giocatore di pallacanestro, vedendolo maturare e maturando loro stessi.
Le gag comiche saranno sempre il veicolo nel descrivere un'amicizia vera, non fatta di parole e di slogan di plastica, ma fatta di prese in giro, umiliazioni continue e da quella sana invidia che a volte si ha tra amici, quando non vuoi che qualcuno possa trovare la ragazza prima di te e quindi esulti sui suoi fallimenti. Contenuti veri, tangibili. Quando è ora di aiutarlo, però, eccoli, pronti a sacrificare il loro tempo libero per permettere al loro amico di inseguire quello che, partito come uno scherzo, diventa la sua ragione di vita. Ecco cos'è l'amicizia, o almeno, ecco come dovrebbe essere.
Un'altra menzione va ovviamente fatta al famoso triangolo amoroso che si viene a formare: Sakuragi, come tutti saprete, inizia a giocare a basket per far colpo sulla bella Haruko, innamorata a sua volta (ma senza essere ricambiata) dello scontroso ma geniale Rukawa, della stessa età di Hanamichi ma già stella della squadra, che diventerà quindi il perno di tutto: rivale inconsapevole in amore e punto di riferimento nello sport, il Sakuragi dilettante crede di poterlo superare in breve tempo e con poco allenamento, ma al contrario più inizierà a capirne di sport e più comprenderà la bravura del suo compagno, al momento troppo superiore a lui, senza però mai ammettere direttamente la sconfitta.
Il volerlo raggiungere a tutti i così trasformerà poco alla volta la rivalità e l'invidia in profonda ammirazione e stima, ovviamente mai ostentata, e Rukawa stesso, pur continuando a snobbare le capacità di Hanamichi, non potrà far altro che arrivare a constatare la grande crescita che l'ex teppista fa nel corso dei volumi, pur non arrivando mai a dirglielo apertamente.
I due, insomma, non diventeranno mai amici come il clichè suggerisce, ma il tutto verrà suggellato dall'ultima scena nella partita finale del manga, che con un paio di immagini, l'ultima fortissima e ormai impressa nella storia del fumetto giapponese, pone il loro rapporto come uno dei tanti picchi elevatissimi e inarrivabili che questo manga ha tra le sue pagine.

Siccome l'ho nominato, e siccome è il punto dove quella poca critica ha concentrato la sua attenzione, è giusto menzionarlo: parlo del finale.
Non giriamoci troppo attorno e siamo sinceri: questo non è quello che Inoue aveva in testa ad un certo punto del suo manga, ed è palesemente qualcosa di modificato in corso d'opera. Non c'è margine per pensarla diversamente, ci vengono infatti presentati e sviluppati almeno un paio di personaggi che, visto lo schema narrativo del manga, tutti erano sicuri di vedere in azione nelle partite successive. Una fine del manga che salta a pie' pari questo punto rende quindi inutile la loro caratterizzazione e addirittura la loro presentazione.
I motivi di questo finale che è sicuramente molto frettoloso e che va a tagliare parti di manga che sembravano già essere state decise, possono essere ricercati in varie cause: si parla di dissapori con l'editore, ipotesi più accreditata, che abbiano spinto Inoue a finire prima del previsto, ma potrebbe anche essere che, resosi conto che sarebbe stata dura andare avanti mantenendo lo stesso livello di intrattenimento delle partite e la stessa qualità della caratterizzazione dei personaggi senza andare a riciclare qualcosa, Inoue stesso abbia optato per questa scelta.
La verità non la sapremo mai, ma quello che stupisce è che Inoue, anche nella difficoltà e volendo nell'errore, ne esce come solo lui sa fare, ovvero con un finale che pur sbrigativo e parzialmente deludente nella forma, è romantico, epico, nostalgico e tremendamente realistico e originale nei contenuti.
Alla fine, il dispiacere più grosso sarà veramente non poter più assistere alle gesta dei nostri amici, sapendo però che loro sono lì, che la loro vita andrà avanti anche senza di noi, e che sarà certamente una vita piena di sacrifici e soddisfazioni.

Slam Dunk è un'opera di sottrazione: sembra nascere infatti da un immenso blocco di marmo da cui Inoue con lo scalpello elimina tutto il superfluo, e quello che ne rimane è semplicemente giusto, essenziale, né troppo né troppo poco.
Tecnicamente perfetto, anche nell'errore, è un manga che a prescindere dai gusti va letto, per quello che sa dare a livello di emozioni o anche solo per la classe con cui è magistralmente diretto e portato avanti.