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6.0/10
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Basilisk è un manga rivolto a un pubblico prevalentemente maschile: tratta di sangue e di spade, di duelli e di assassinii. Ambientato all'epoca di ninja e samurai, si articola in pratica per cinque densi volumoni fra combattimenti e morti ammazzati, tutto a partire da un espediente iniziale della durata di poche pagine che giustifica la terribile ondata di odio e successiva carneficina. Certo si potrebbe trattare della trama più banale e scontata del mondo, che mette in scena carne da macello per il puro gusto del sangue. Invece Basilisk ha qualcosa di particolare: innanzitutto riesce a incuriosire fino all'ultimo il lettore per la scoperta delle fanta-tecniche segrete che i ninja useranno di volta in volta. Se infatti è ambientato in quell'epoca, non è detto che sia un fumetto realistico, anzi: a metà fra la magia, il soprannaturale e il mostruoso, rende protagonisti esseri che di umano hanno ben poco. Inoltre alla base dell'intera vicenda si trova sempre un certo intrigo amoroso come filo conduttore, che rende ogni scontro un po' meno ovvio e che serve a "mettere in pausa" il gran massacro per merito di sentimenti che hanno qualcosa di umano.

Da un lato, quindi, i protagonisti e l'intera storia, le tecniche messe in atto e la loro stessa natura, presentano una componente fantastica decisamente forte che sfigura la realtà, la deforma e la restituisce come parte di un mondo pressoché infernale. Dall'altra però questi sentimenti amorosi profondi, il rispetto dei valori di orgoglio e dignità tipici della mentalità ninja dell'epoca, il modo in cui la morte è qui rappresentata, fanno sì che si crei una frattura netta e una bipolarità attrattiva decisamente particolare.

La morte, appunto, elemento portante di tutta la vicenda: è qui rappresentata in modo forte, torvo, orribile eppure sostanzialmente credibile. Questo perché solo per un momento brevissimo la lotta ricorda i morti anonimi e insignificanti dei numerosi film e fumetti catastrofici e apocalittici. Qui i caduti hanno tutti un volto, un nome, una storia e un perché, e se cadono lo fanno come uomini, non come oggetti, un po' come caddero quei famosi samurai del conosciuto film di Kurosawa. Muoiono amici, compagni, persone con nome e cognome, che abbiamo il tempo di conoscere per cinque lunghi volumi.

Il disegno non è male, di certo un po' particolare per la tecnica molto visibile di colorazione a computer, e forse un po' troppo esasperato sulle forme di certe donne, cosa che evidenzia ancora di più quanto l'opera sia rivolta ad un pubblico maschile. Tuttavia, nonostante la certa originalità e l'impegno profuso, non si può certo gridare al capolavoro. Di sostanza infatti, fatti i dovuti conti, c'è davvero poco se non un'idea di fondo un po' originale resa esteticamente in tanti modi diversi che si succedono l'uno all'altro. Si va avanti un po' per curiosità e un po' per inerzia man mano che si contano i morti. E alla fine cosa rimane?

Sembra una bella ballata medievale, che mira a intrattenere tenendo con il fiato sospeso senza poi, però, raccontare qualcosa di veramente interessante. Una (forse) piacevole sequenza di scene, qualche palpitazione drammatica, l'ansia della fine e poi… chiuso l'ultimo volume, possiamo metterlo nel dimenticatoio. Questa è una di quelle opere che mirano a intrattenere più che a trasmettere qualcosa. Come quei film che si vanno a vedere per gli effetti speciali e per sentire addosso l'adrenalina da suspance, Basilisk rappresenta il prodotto di una cultura dell'intrattenimento più che di una cultura apportatrice di significato. È un prodotto di consumo, che rende interessante lo spazio della lettura e poi, una volta finito il momento della fruizione, non ne rimane nulla.