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Scrivere di Midori - La ragazza delle camelie è un'impresa di non poco conto per me: il romanzo a fumetti più famoso e rappresentativo di Suehiro Maruo e della sua poetica onirica si presta infatti a molteplici interpretazioni, ed è nondimeno un vero e proprio "viaggio allucinante" nell'orrore e nel sogno. Facciamo un punto della situazione illustrandone brevemente la trama.

La vicenda del fumetto ruota attorno alla piccola Midori, una servetta factotum al soldo di una compagnia itinerante di mostri da circo. Non manca nessuno all'appello: la "mummia" bendata senza braccia, il "bruco" privo di tutti e quattro gli arti, lo pseudo-ninja, il mangiafuoco nerboruto e villoso di turno, la ragazza cruenta dall'identità incerta, il perverso capo che si diletta di soppiatto a leccare gli occhi di un membro della sua cricca. L'innocente Midori si colloca suo malgrado in questo assurdo quadro di follia e terrore, rimanendo vittima di numerosi soprusi da parte dei suoi "colleghi" e assistendo a spettacoli agghiaccianti che li riguardano in prima persona. A cambiare con un deciso colpo di mano le sorti della "ragazza delle camelie" è l'arrivo di un artista straordinario, un nano in grado di entrare e uscire, quasi a suo piacimento, da un contenitore di vetro dall'apertura terribilmente stretta. Tuttavia nelle opere di Maruo niente è ciò che sembra, e se da un lato per la protagonista si profila un interesse amoroso puro che fa quasi a pugni con la dura realtà circostante, dall'altro è all'opera qualcosa di losco e oscuro, e il confine tra realtà e fantasia diventa vieppiù labile.

La lettura di quest'opera mi ha lasciato piuttosto interdetto: se volessi definirlo con poche parole, mi appellerei al romanzo più famoso di Lewis Carroll. Midori mi ha infatti dato l'impressione di essere una sorta di Alice nel paese delle meraviglie ancora più visionario, decisamente tinto di rosso, violento, assurdo e morboso. Insomma, più strambo che mai. Anche il finale, quasi senza soluzione di continuità, lascia il lettore perplesso e scosso: "che cosa ho appena letto?", mi sono chiesto una volta girata l'ultima pagina. Un sogno? Un viaggio nella mente? Una falsa realtà piena di incubi straordinariamente concreti? Ho cercato subito di darmi una risposta, senza che nessuna di queste mi soddisfacesse completamente. Una cosa però è certa: non dimenticherò facilmente le stranezze illusorie e raccapriccianti di Midori; del resto, posso affermare la stessa cosa anche in merito alle altre due opere di Maruo che ho letto - infatti, sebbene siano basate su testi originali di Edogawa Ranpo, Il bruco e La strana storia dell'isola Panorama racchiudono in sé molti stilemi tipici del mangaka dell'orrore. L'edizione italiana è a cura della Coconino Press, sebbene si distacchi dalla solita presentazione cartacea a cui la casa editrice ci ha abituati: la tipica copertina cartonata e le consuete pagine spesse e gialle sono sostituite da una sovraccoperta morbida e da pagine bianchissime. Il prezzo complessivo è un po' alto e pur considerando l'inutilità dell'intervista all'autore posta in appendice all'opera, tutto sommato ci troviamo di fronte a una buona edizione. È un po' difficile consigliare Midori a cuor leggero, ma coloro che subiscono il fascino di tematiche horror e risvolti narrativi onirici possono trovare interessanti spunti su cui riflettere o anche solo "sognare". Che poi si tratti di un bel sogno oppure di un incubo terrificante, questo è un altro discorso.