Recensione
Kingdom
9.0/10
Il fumetto storico è affascinante. In Occidente ha una lunga tradizione (soprattutto nel mondo francofono) ma anche in Giappone l'esotismo temporale ha riscosso successo. Influenzato dal tradizionale isolazionismo nipponico, ha sempre attinto alla propria storia senza disdegnare fin dall'inizio incursioni nelle vicende estere. Spesso poi il genere è ibridato con altri come il fantasy, l'horror, il thriller ecc. facendo in questo scuola anche al fumetto occidentale. Ma uno degli elementi più intriganti di questo tipo di manga è la maggior attenzione all'accuratezza storica, rispetto ai fumetti occidentali che in questo sono più carenti. Anche i mangaka sono avvezzi all'uso di "licenze poetiche" ma la maggioranza ha l'abitudine di documentarsi col tipico rigore del Sol Levante. Yasuhisa Hara fa questo e molto di più. Il suo stile è improntato alla cura dei dettagli, sia graficamente che narrativamente. Il suo tratto, in apparenza semplice, rivela una cura soprattutto per le figure piccole, che nelle scene di massa danno un senso realistico agli sfondi. Curata anche la ricostruzione iconografica, soprattutto per le architetture. La maggior parte dell'opera è di ambientazione bellica ed è proprio in questa che Hara eccelle. Scene di massa e visuali a volo d'uccello sono i punti forti dell'autore che non disdegna anche la cura per i duelli a singolar tenzone. Lo stile ricorda quello delle stampe belliche occidentali con i plotoni e le truppe disposte in formazione. L'attenzione ai dettagli permette al lettore di cogliere la concitazione degli scontri grazie al tratto con cui sono resi la polvere, il sangue, il sudore, stilizzati ma allo stesso tempo palpabili.
Ma è con la struttura narrativa che il mangaka conquista davvero. Partendo dagli stilemi classici del romanzo di formazione, l'autore appassiona con un vero romanzo storico, ricco fin dall'inizio di colpi di scena, intrighi politici e militari. Hara riesce soprattutto (cosa rara nei manga) a mantenere sempre costante questa tensione, volume dopo volume. A colpire sono in particolare la cura per le tattiche, le strategie, che unite agli accorgimenti iconografici danno al lettore l'illusione di trovarsi di fronte un testo di strategia militare. Questo stile, senza dubbio figlio degli RPG avvicina però il manga più a opere come il De Bello Gallico. Il paragone è d'obbligo visto che l'autore ha dichiarato di essersi documentato sul Zhan Guo Ce (Strategie degli stati in guerra), antico testo storico cinese composto fra il III e il I secolo a.C.; e sullo Shiji (Memorie di uno storico), opera composta fra il II e il I secolo a.C. dal più grande storico cinese, Sima Qian. Solide basi storiografiche quindi. L'opera è infatti ambientata nel III secolo a.C. durante quel periodo della storia cinese noto come "Periodo degli Stati Combattenti". E' uno dei momenti più travagliati della storia d'Oriente in cui la Cina era divisa in sette Regni perennemente in guerra fra loro. Su tutti alla fine trionferà il Re di Qin che conquisterà gli altri sei regni divenendo il primo imperatore storico della Cina. Nato col nome di Ying Zheng, è il comprimario del protagonista, Li Xin. Pur essendo entrambi giovani hanno grandi ambizioni. Dovranno districarsi fra una marea di ostacoli e nemici per poter diventare rispettivamente imperatore e generale supremo. Assistiamo quindi alla crescita personale e pubblica di due personaggi storici che come quasi tutti gli altri protagonisti e antagonisti sono realmente esistiti.
La vis narrativa dell'autore coinvolge e appassiona come nessun altro documentario storico saprebbe fare, nonostante la sorte dei protagonisti sia stata scritta millenni or sono. Eppure non si può fare a meno di desiderare subito nuovi sviluppi. E' evidente però che l'autore ha fatto ricorso (e dovrà far ricorso) a delle imprecisioni storiche; piccole e non invasive del quadro storico. L'autore sta (volutamente o meno) anche generando aspettative intriganti per gli sviluppi futuri che aprono la porta a tutta una serie di interrogativi (che contribuiscono ad acuire la tensione della trama). Il quesito più interessante infatti riguarda proprio il rapporto tra i due protagonisti, e soprattutto la figura di Ying Zheng. Divenuto imperatore e autoproclamatosi Qin Shi Huang Di (Primo Augusto Imperatore di Qin) è uno dei personaggi più ambigui della storia. Avendo perseguitato il confucianesimo verrà da esso tramandato ai posteri come un mostro. Ancora oggi è annoverato fra i protagonisti più abbietti della Storia mondiale: gente come Nerone, Attila, Hitler e Stalin. Cattiva propaganda a parte vi sono concrete ragioni storiche per identificare Qin Shi Huang come una figura losca. Era roso da una sfrenata ambizione per perseguire la quale ha fatto ricorso all'oppressione, alla persecuzione e al genocidio. In questo non era molto diverso da molti altri tiranni. Il suo mito è legato al suo ruolo storico di "unificatore" e "pacificatore" della Cina e al ritrovamento del famoso esercito di terracotta che presidia la sua maestosa tomba. Fu anche colui che unì le molte fortificazioni del nord in quella che poi divenne la Grande Muraglia. Insomma è a tutti gli effetti il vero padre della Cina e la sua figura è nota anche in Occidente. Compare come protagonista in molti film come "L'Imperatore e l'assassino" o il capolavoro "Hero". Ma questi film, come la storiografia più recente, tendono infatti a fare di Ying Zheng una figura più sfaccettata, più complessa. Il re pazzo e spietato diviene quindi una sorta di Alessandro Magno cinese: dispotico, megalomane, crudele, ma anche geniale, magnetico e carismatico. Questo dunque è il problema: Come evolverà Ying Zheng secondo Yasuhisa Hara? Sarà solo un mostro sadico e folle o diverrà un antieroe byroniano? Ma soprattutto: Come reagirà Li Xin alle inquietanti tendenze di Zheng? Come potranno coesistere il suo senso dell'onore e i suoi principi con le efferatezze di colui che non è solo il suo padrone ma anche un amico? Entrambi hanno consacrato sè stessi e la loro vita ai loro sogni e si sono reciprocamente scambiati questo peso; ma fin dove sono disposti a spingersi per perseguirli? E se dovessero entrare in conflitto che accadrebbe? Queste domande sibilano fra la polvere dei secoli. Per le risposte c'è solo Kingdom.
Ma è con la struttura narrativa che il mangaka conquista davvero. Partendo dagli stilemi classici del romanzo di formazione, l'autore appassiona con un vero romanzo storico, ricco fin dall'inizio di colpi di scena, intrighi politici e militari. Hara riesce soprattutto (cosa rara nei manga) a mantenere sempre costante questa tensione, volume dopo volume. A colpire sono in particolare la cura per le tattiche, le strategie, che unite agli accorgimenti iconografici danno al lettore l'illusione di trovarsi di fronte un testo di strategia militare. Questo stile, senza dubbio figlio degli RPG avvicina però il manga più a opere come il De Bello Gallico. Il paragone è d'obbligo visto che l'autore ha dichiarato di essersi documentato sul Zhan Guo Ce (Strategie degli stati in guerra), antico testo storico cinese composto fra il III e il I secolo a.C.; e sullo Shiji (Memorie di uno storico), opera composta fra il II e il I secolo a.C. dal più grande storico cinese, Sima Qian. Solide basi storiografiche quindi. L'opera è infatti ambientata nel III secolo a.C. durante quel periodo della storia cinese noto come "Periodo degli Stati Combattenti". E' uno dei momenti più travagliati della storia d'Oriente in cui la Cina era divisa in sette Regni perennemente in guerra fra loro. Su tutti alla fine trionferà il Re di Qin che conquisterà gli altri sei regni divenendo il primo imperatore storico della Cina. Nato col nome di Ying Zheng, è il comprimario del protagonista, Li Xin. Pur essendo entrambi giovani hanno grandi ambizioni. Dovranno districarsi fra una marea di ostacoli e nemici per poter diventare rispettivamente imperatore e generale supremo. Assistiamo quindi alla crescita personale e pubblica di due personaggi storici che come quasi tutti gli altri protagonisti e antagonisti sono realmente esistiti.
La vis narrativa dell'autore coinvolge e appassiona come nessun altro documentario storico saprebbe fare, nonostante la sorte dei protagonisti sia stata scritta millenni or sono. Eppure non si può fare a meno di desiderare subito nuovi sviluppi. E' evidente però che l'autore ha fatto ricorso (e dovrà far ricorso) a delle imprecisioni storiche; piccole e non invasive del quadro storico. L'autore sta (volutamente o meno) anche generando aspettative intriganti per gli sviluppi futuri che aprono la porta a tutta una serie di interrogativi (che contribuiscono ad acuire la tensione della trama). Il quesito più interessante infatti riguarda proprio il rapporto tra i due protagonisti, e soprattutto la figura di Ying Zheng. Divenuto imperatore e autoproclamatosi Qin Shi Huang Di (Primo Augusto Imperatore di Qin) è uno dei personaggi più ambigui della storia. Avendo perseguitato il confucianesimo verrà da esso tramandato ai posteri come un mostro. Ancora oggi è annoverato fra i protagonisti più abbietti della Storia mondiale: gente come Nerone, Attila, Hitler e Stalin. Cattiva propaganda a parte vi sono concrete ragioni storiche per identificare Qin Shi Huang come una figura losca. Era roso da una sfrenata ambizione per perseguire la quale ha fatto ricorso all'oppressione, alla persecuzione e al genocidio. In questo non era molto diverso da molti altri tiranni. Il suo mito è legato al suo ruolo storico di "unificatore" e "pacificatore" della Cina e al ritrovamento del famoso esercito di terracotta che presidia la sua maestosa tomba. Fu anche colui che unì le molte fortificazioni del nord in quella che poi divenne la Grande Muraglia. Insomma è a tutti gli effetti il vero padre della Cina e la sua figura è nota anche in Occidente. Compare come protagonista in molti film come "L'Imperatore e l'assassino" o il capolavoro "Hero". Ma questi film, come la storiografia più recente, tendono infatti a fare di Ying Zheng una figura più sfaccettata, più complessa. Il re pazzo e spietato diviene quindi una sorta di Alessandro Magno cinese: dispotico, megalomane, crudele, ma anche geniale, magnetico e carismatico. Questo dunque è il problema: Come evolverà Ying Zheng secondo Yasuhisa Hara? Sarà solo un mostro sadico e folle o diverrà un antieroe byroniano? Ma soprattutto: Come reagirà Li Xin alle inquietanti tendenze di Zheng? Come potranno coesistere il suo senso dell'onore e i suoi principi con le efferatezze di colui che non è solo il suo padrone ma anche un amico? Entrambi hanno consacrato sè stessi e la loro vita ai loro sogni e si sono reciprocamente scambiati questo peso; ma fin dove sono disposti a spingersi per perseguirli? E se dovessero entrare in conflitto che accadrebbe? Queste domande sibilano fra la polvere dei secoli. Per le risposte c'è solo Kingdom.