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Cosplay Deka appartiene a quelle storie smut che in qualche modo riescono ad elevarsi dal solito ciarpame pieno di scene erotiche inserite a caso solo perché il genere (e l'editore) lo richiede.
Di certo, anche nel manga di Nao Doumoto assistiamo allo sfoggio del più bieco fan service (tra moine sexy e sfilate di intimo in pieno stile Victoria Secret), ciò nonostante la psiche dei personaggi, i loro desideri, i loro sogni hanno la priorità, soprattutto nella crescita del temerario agente di polizia Ritsuka, che al di là di un corpo conturbante e prosperoso, vuole comprendere ed incontrare l'amore, quello vero, non quello da "una notte e via". Elemento di per se innovativo se si pensa ai precedenti, dove sedicenti pudiche donzelle abbassano celermente le mutandine nell'arco di due capitoli.
A dare poi maggior sostanza alla trama, la presenza di indagini incentrate su casi delicati come lo stupro, la prostituzione e lo stalking, argomenti affrontati seriamente per rimarcare ancora di più la netta differenza tra i sentimenti e una egoistica e, a volte malata, libidine.

L'unica nota stonata rimane il disegno, non tanto il tratto del mangaka, quanto la sproporzione dei corpi, in particolare lo scompenso che si crea nelle figure maschili, composte da teste piccole, rispetto al busto, e da mani enormi, abbastanza simili a quelle del vampiro Nosferatu di Friedrich Murnau. Peculiarità sensata se si voleva simboleggiare visivamente una tenaglia del terrore sulle vittime degli abusi, completamente inutile con i protagonisti buoni, per fortuna non troppo standardizzati nelle solite personalità stereotipate da manga a sfondo romantico.

In conclusione, tralasciando il gap delle simmetrie, rimane una storia da leggere.