Recensione
Babil Junior
8.0/10
Recensione di Robocop XIII
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Non mi sono stupito quando ho letto che Mitsuteru Yokoyama decise di diventare mangaka dopo aver letto le prime opere di Osamu Tezuka, e in particolare il fantascientifico Metropolis, perché l'atmosfera che si respira è senza ombra di dubbio quella del dio dei manga. L'influenza del contemporaneo Tezuka è particolarmente evidente (oltre che nello stile narrativo) nel tratto dei disegni che è semplice ma al contempo preciso, essenziale ed elegante. Babil Junior è figlio dei suoi anni ma sa farsi valere, la sua struttura tipicamente vecchia scuola si esprime con una narrazione che più che datata è vintage, che seppure non priva di difetti riesce ad essere interessante e coinvolgente ancora oggi. In Italia Babil Junior è stato pubblicato dalla d/visual che purtroppo ha pubblicato solo sette volumi su otto, tuttavia è da aggiungere che il settimo volume conclude la storia e che l'ottavo contiene delle storie alternative, quindi l'opera è comunque godibile.
La trama è semplice e ha l'unico scopo di fare da sfondo alle continue sfide dei due protagonisti. Molti anni fa, a causa di un'avaria della sua navicella, un alieno è costretto ad un atterraggio di emergenza in Babilonia. Per cercare di lanciare un segnale di aiuto ai suoi simili, utilizza le sue avanzate conoscenze tecnologiche per costruire un'enorme antenna, che verrà poi conosciuta come Torre di Babele. Tuttavia Babil, l'alieno, fallisce e decide quindi di rassegnarsi alla sua nuova vita da umano, non prima però di essersi assicurato che le sue conoscenze e mezzi fossero state tramandate ai suoi discepoli...
Tra le caratteristiche di Babil Junior ce ne sono alcune che ora sarebbero considerate da molti dei difetti, ma che in questo caso impreziosiscono l'opera caratterizzandola. Per esempio le vicende non fanno presumere e intuire niente al lettore perché la realtà dei fatti viene spesso palesata dagli stessi personaggi che tramite dialoghi espliciti (nei contentuti) non mancano di descrivere tutto quanto avviene. Inoltre la caratterizzazione così come l'introspezione psicologica dei protagonisti è nulla, generando così dei personaggi schiavi del loro ruolo di buono o cattivo ma non per questo poco carismatici. Il protagonista è buono in quanto tale e l'antagonista cattivo in quanto tale, ma seppure ci sia questa netta divisione i buoni non sono buonisti (evitando il presentarsi dell'ormai fastidiosa scena dell'eroe che rischia la vita perché non vuole ferire / uccidere i nemici convinto di una loro eventuale redenzione) e non risparmiano nessuno per raggiungere il loro scopo, neppure gli animali. Inoltre a parte Babil Junior, i suoi tre aiutanti, Yomi e un altro paio di personaggi abbastanza ricorrenti tutti gli altri personaggi, per quanto dotati delle loro caratteristiche e poteri, risultano essere one shot characters, in un modo non dissimile da come succederà con molti cattivoni nel più famoso Ken il Guerriero, per intenderci.
Escludendo l'intreccio semplice (il bene contro il male) la trama riesce a risultare scorrevole grazie a una sfida fatta di continui (e per continui intendo che non accadrà praticamente altro per tutta la durata della storia) attacchi e contrattacchi, in un crossover tra il mondo militare, quello fantastico e quello supereroistico, con una spolverata di fantapolitica, complottismo, mitologia e strategia. Concludendo, Babil Junior aveva secondo me le carte per diventare un piccolo cult, ma purtroppo viene penalizzato da uno scarso spessore narrativo e di un intreccio che sulla lunga diventa ripetitivo.
La trama è semplice e ha l'unico scopo di fare da sfondo alle continue sfide dei due protagonisti. Molti anni fa, a causa di un'avaria della sua navicella, un alieno è costretto ad un atterraggio di emergenza in Babilonia. Per cercare di lanciare un segnale di aiuto ai suoi simili, utilizza le sue avanzate conoscenze tecnologiche per costruire un'enorme antenna, che verrà poi conosciuta come Torre di Babele. Tuttavia Babil, l'alieno, fallisce e decide quindi di rassegnarsi alla sua nuova vita da umano, non prima però di essersi assicurato che le sue conoscenze e mezzi fossero state tramandate ai suoi discepoli...
Tra le caratteristiche di Babil Junior ce ne sono alcune che ora sarebbero considerate da molti dei difetti, ma che in questo caso impreziosiscono l'opera caratterizzandola. Per esempio le vicende non fanno presumere e intuire niente al lettore perché la realtà dei fatti viene spesso palesata dagli stessi personaggi che tramite dialoghi espliciti (nei contentuti) non mancano di descrivere tutto quanto avviene. Inoltre la caratterizzazione così come l'introspezione psicologica dei protagonisti è nulla, generando così dei personaggi schiavi del loro ruolo di buono o cattivo ma non per questo poco carismatici. Il protagonista è buono in quanto tale e l'antagonista cattivo in quanto tale, ma seppure ci sia questa netta divisione i buoni non sono buonisti (evitando il presentarsi dell'ormai fastidiosa scena dell'eroe che rischia la vita perché non vuole ferire / uccidere i nemici convinto di una loro eventuale redenzione) e non risparmiano nessuno per raggiungere il loro scopo, neppure gli animali. Inoltre a parte Babil Junior, i suoi tre aiutanti, Yomi e un altro paio di personaggi abbastanza ricorrenti tutti gli altri personaggi, per quanto dotati delle loro caratteristiche e poteri, risultano essere one shot characters, in un modo non dissimile da come succederà con molti cattivoni nel più famoso Ken il Guerriero, per intenderci.
Escludendo l'intreccio semplice (il bene contro il male) la trama riesce a risultare scorrevole grazie a una sfida fatta di continui (e per continui intendo che non accadrà praticamente altro per tutta la durata della storia) attacchi e contrattacchi, in un crossover tra il mondo militare, quello fantastico e quello supereroistico, con una spolverata di fantapolitica, complottismo, mitologia e strategia. Concludendo, Babil Junior aveva secondo me le carte per diventare un piccolo cult, ma purtroppo viene penalizzato da uno scarso spessore narrativo e di un intreccio che sulla lunga diventa ripetitivo.