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In questi giorni, costretta a casa da un'influenza, mi son voluta dedicare alla lettura di questo manga pluri-osannato. In passato ne avevo letto qualcosa, e già per qualche motivo non mi aveva convinta; questa volta dopo il sesto volumetto ho deciso di interromperne la lettura, e non ho resistito all'impulso di scrivere una mia recensione.

E io che ritenevo Caro Fratello della Ikeda gratuitamente tragico e morboso, in confronto al Poema del Vento e degli Alberi (notare già dal titolo altisonante la presunzione di quest'opera) è una piacevole commedia romantica!
Benvenuti a Lacombrade, austero collegio maschile francese di fine '800; attrazione principale: Gilbert Cocteau, fresco quattordicenne sensuale come una fanciulla, il quale si dà via senza troppi pensieri a quasi tutti i suoi compagni e insegnanti in tutte le situazioni e i frangenti possibili ed immaginabili, anche rotolandosi mezzo nudo sulla neve col moroso di turno romanticamente montato sul groppone.
Dicevo, collegio maschile; c'è da segnalare che praticamente tutti i personaggi che lo popolano sono rappresentati fisicamente molto androgini, ed agiscono ed interagiscono mossi da logiche e sbalzi umorali più prettamente femminili (e lo dico da donna). Insomma, più che ragazzi sembrano fanciulle collegiali...con gli attributi, per così dire.

Fin qui tutto sommato nulla di che, ma andando avanti nella "storia" (mi viene quasi difficile definirla tale) ci ritroveremo impantanati nella sceneggiatura di un polpettone alla Beautiful dove assisteremo ad un crescendo vertiginoso di situazioni sempre uguali, con personaggi interscambiabili tra di loro, il cui unico scopo è quello di stuprare/picchiare/seviziare il nostro Gilbert, il quale in tanto godurioso degrado psico-fisico, viene quasi sempre rappresentato dalla compiaciutissima autrice languido ed ignudo. Sì, fin dalla tenera età di cinque anni, Gilbert ci verrà mostrato continuamente con le piccole terga al vento (perché stiamo parlando di un bambino, badate bene), pronto ad essere letteralmente dato in pasto alle peggiori perversioni e maltrattamenti mai concepiti per un bambino da mente umana in un fumetto; verrà picchiato, ferito, sfigurato, drogato, sodomizzato, salvo che non conserverà mai alcun segno visibile o cicatrice sul proprio corpo martoriato, così che possa essere ancora ed ancora disfatto fisicamente e psicologicamente per poi essere prontamente ricomposto come una bambolina smontabile in vista della prossima violenza dalla sua sadica creatrice (che chissà perché mi fa una certa impressione immaginare madre di eventuali bambini).

In tutto questo, non si capisce bene cosa ci stia a fare Serge, a parte essere l'amico-amante bonaccione e un po' allocco del personaggio bello e dannato di turno; forse è giusto l'unico elemento che introduce un piccolo barlume di romanticismo in un'opera dove l'amore è sistematicamente soppiantato da pulsioni sessuali brutali ed egoistiche.

Un manga altamente sopravvalutato, pieno di presunzione, che dietro la cortina fumogena della fama di prodotto poetico, coraggioso e decadente, ratificata da molte voci eccessivamente entusiastiche, ha banalmente sdoganato in allegria nel mondo del fumetto tutta una serie di perversioni e crudezze assortite e assolutamente gratuite, che si sa, attirano sempre alla grande il pubblico. Naturalmente non mi riferisco alla tematica omosessuale, che in questo caso è un mero strumento catalizzatore di situazioni malate, e quindi in un certo senso pure trattata in maniera ipocrita ed offensiva, secondo il mio parere. Un triste inizio per il genere shonen ai, a cui ha praticamente dato i natali.

Per il resto, non posso evitare di ammirare i superlativi e stupendi disegni della Takemiya, che hanno decretato il mio voto finale, altrimenti ancora più basso: le tavole sono semplicemente incantevoli, e da sole sostengono l'opera, che dietro la patina dorata ed estetizzante di tanta bellezza e raffinatezza grafica è a mio parere semplicemente orribile e degradante, pregna di sadico e perverso autocompiacimento gratuito da parte dell'autrice (di cui io comunque ho letto solo questo lavoro, lungi da me criticarla in assoluto, visto che non è certo l'ultima arrivata tra le mangaka).

Bel "Poema", non c'è che dire.

Se amate storie a tematica omosessuale tra fanciulli precoci, a questo punto guardatevi gli oav di Boku no Pico: lì almeno nessuno e niente si prende sul serio, e soprattutto nessun personaggio viene seviziato come avviene con puntuale metodicità al povero Gilbert da parte dell'autrice.
Se vi interessano temi impegnativi quali l'infanzia violata o la pedofilia, c'è il sempreverde romanzo "Lolita" di Nabokov; se volete che vi siano implicati anche risvolti omosessuali, rivolgete la vostra attenzione ai bellissimi film "La mala educatiòn" di Almodovar e "Misterious Skin" di Araki.
Insomma, lasciate perdere questo finto "poema".