Recensione
Manhole
7.0/10
Recensione di Robocop XIII
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Di Emerging scrissi: "Come in ogni storia, c'è un antagonista, un cattivo sul quale riversare tutti gli sforzi, lui è il male e va eliminato; ma come fare quando questo nemico è un virus invisibile e sconosciuto? Dai sintomi sconosciuti? Dalle modalità di trasmissione sconosciute?". Questa particolarità fu una delle prime che mi colpì del manga di Masaya Hokazono. Un anno dopo, forse sulla scia di Emerging, esce Manhole con il suo nuovo tentativo di schiaffeggiare a grandi mani gli ipocondriaci mangofili.
Ammettetelo, anche voi dopo aver letto Emerging vi siete lavati le mani più a lungo e più spesso. Manhole invece non ha lo stesso potenziale, dato dal fatto che questa volta il virus è soltanto il vettore del vero male, personificato da un folle signore che ha l'intenzione di eliminare la "feccia dell'umanità" tramite una nuova specie di parassitosi conosciuta come filariasi cutanea. Ciò avvicina la trama alla fantascienza allentando la tensione. Ed è la tensione uno dei punti deboli di Tetsuya Tsutsui, dal momento che spesso inserisce piccole gag che poco si sposano con gli intenti del manga. Altro punto debole di Manhole è il tratto impreciso e i disegni quasi abbozzati.
Se mentre Emerging cercava di dare realismo alla sua storia inserendola in un contesto sociopolitico, Manhole invece decide di virare più sul poliziesco. Spesso esagerando, come quando i suoi protagonisti assumano atteggiamenti stereotipati da cop movie americano. Un altro difetto di Manhole è che non ha un senso della misura, non sei Toriyama, non puoi permetterti di fare autocitazionismo creando un crossover con i personaggi di un altro manga uscito solamente l'anno precedente, tra l'altro. Sebbene l'incipit simile, col "paziente zero" che si mette a spillare sangue in pubblico, Manhole differisce quindi molto da Emerging.
Perché difatti la sua anima è da poliziesco, è devo dire che in quel senso non se la cava male. Tralasciando i comportamenti da serial tv, i cliché, il tentativo (fallito) di creare empatia con i personaggi e certi personaggi inutili, devo dire che lo svolgimento del caso segue una sua logica e risulta interessante.
Ammettetelo, anche voi dopo aver letto Emerging vi siete lavati le mani più a lungo e più spesso. Manhole invece non ha lo stesso potenziale, dato dal fatto che questa volta il virus è soltanto il vettore del vero male, personificato da un folle signore che ha l'intenzione di eliminare la "feccia dell'umanità" tramite una nuova specie di parassitosi conosciuta come filariasi cutanea. Ciò avvicina la trama alla fantascienza allentando la tensione. Ed è la tensione uno dei punti deboli di Tetsuya Tsutsui, dal momento che spesso inserisce piccole gag che poco si sposano con gli intenti del manga. Altro punto debole di Manhole è il tratto impreciso e i disegni quasi abbozzati.
Se mentre Emerging cercava di dare realismo alla sua storia inserendola in un contesto sociopolitico, Manhole invece decide di virare più sul poliziesco. Spesso esagerando, come quando i suoi protagonisti assumano atteggiamenti stereotipati da cop movie americano. Un altro difetto di Manhole è che non ha un senso della misura, non sei Toriyama, non puoi permetterti di fare autocitazionismo creando un crossover con i personaggi di un altro manga uscito solamente l'anno precedente, tra l'altro. Sebbene l'incipit simile, col "paziente zero" che si mette a spillare sangue in pubblico, Manhole differisce quindi molto da Emerging.
Perché difatti la sua anima è da poliziesco, è devo dire che in quel senso non se la cava male. Tralasciando i comportamenti da serial tv, i cliché, il tentativo (fallito) di creare empatia con i personaggi e certi personaggi inutili, devo dire che lo svolgimento del caso segue una sua logica e risulta interessante.