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7.0/10
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Il bisogno dell'uomo di essere accettato è radicato in ognuno di noi e cercare prepotentemente di soffocarlo, fingendo che la solitudine non ci ferisca, è una mera utopia. Ognuno di noi sa, nel profondo del suo cuore, di desiderare ardentemente di essere amato. Anche solo una parola, un gesto, un sorriso possono alleviare le pene dell'animo.
Questo è "Elfen Lied". Un'opera intima che colpisce nel profondo chi la legge. Un'opera matura che racconta di come la discriminazione, il disprezzo delle altrui esistenze, le paure che proviamo per ciò che è diverso conducano soltanto l'umanità sull'orlo del baratro.
Lucy fa parte di una razza chiamata Diclonius, in forza di una loro caratteristica preponderante: si tratta di donne munite di piccole corna. Questo peculiare elemento distintivo genera, però, preoccupazione nel prossimo. Coloro che si approcciano ai Diclonius lo fanno con disprezzo e paura. Trattandosi poi di una nuova razza destinata, secondo gli scienziati, a proliferare e a sostituire l'umanità così come noi la conosciamo, si alimenta sempre di più un fuoco di odio che porta questi studiosi ad abusare del corpo delle giovani Diclonius, sottoposte a torture terribili ed inimmaginabili. Nasce così una concatenazione di eventi tragici che conduce le due specie sul ciglio di una vera e propria guerra.
Di fronte alle crudeltà subite, nella nuova razza si palesa in modo innato un desiderio di sopravvivenza e di autoconservazione, che spinge queste ragazze, ree di essere "insolite", ad odiare l'essere umano e a volerlo annientare.
Tutto scaturisce dall'ignoranza, un male assoluto che spinge la sete di conoscenza ai massimi livelli, trasformando l'essere umano in qualcosa di abominevole. Questi diviene pronto a tutto, arrivando al punto di macchiarsi di crimini riprovevoli.
In questo turbinio di dolore, nasce l'amicizia tra Lucy e Kota. I due si incontrano in circostanze fortuite. Lucy, che nella vita ha conosciuto tutto, tranne che l'amore, è una ragazzina disincantata che teme il prossimo, ma ancor di più la solitudine. Kota è un bambino gentile e buono che ha vissuto, viceversa, circondato dal calore familiare. Un solo sorriso, ingenuo e puro, di Kota riesce a far rinascere in Lucy la speranza di poter trovare il suo posto nel mondo e di vivere felice. Un senso di forte attaccamento che, però, sfocia in un tragico evento che segnerà per sempre Kota e Lucy e, conseguentemente, il loro rapporto. Quando i due si rincontrano, diversi anni dopo, non si riconoscono, ma il sentimento che provano, l'uno verso l'altro, è ancora vivido e destinato a legarli in eterno.
La storia di "Elfen Lied" è cruda. Senza mezzi termini l'autore, in modo coraggioso, si sporca le mani e ci mostra quanto possa essere deplorevole l'animo umano. Violenze e sevizie, fisiche e psicologiche, sono all'ordine del giorno per una storia dai tratti splatter, in cui non si capisce, fino all'ultimo, chi sia il vero carnefice. In questa battaglia tra specie, chi è il vero assassino, i diclonius o gli esseri umani? Okamoto lascia a noi l'ultima parola. Ci permette di decidere in autonomia. Dopo averci fornito gli strumenti per operare, possiamo interpretare i fatti e dare noi la risposta; una risposa assolutamente soggettiva e personale.

Tuttavia, Elfen Lied non è solo questo. Non c'è solo disperazione. C'è luce, c'è speranza, emerge chiaramente un forte desiderio di amare e di essere amati. Un velo malinconico accompagna la lettura di questo manga da cui traspaiono valori importanti.
Nonostante gli ottimi contenuti, però, molte sono le pecche dell'opera in questione. Si palesa, difatti, troppo spesso, l'immaturità che contraddistingue un autore alle prese con il suo primo manga. Probabilmente, l'ardore e la voglia di dare tutto di sé, ha spinto Okamoto a commetter parecchie sbavature.
La storia, sovente, si inalbera, prendendo strade impervie. Non si comprende, per l'appunto, perché si sia, forzatamente, voluto inserire degli elementi che hanno, di fatto, solo appesantito una trama già complessa, rallentando la narrazione e rendendola addirittura claudicante, a tratti. In primis, il risvolto harem: la presenza di un protagonista anonimo affiancato da una serie di donne di cui, molte volte, non è chiaro il ruolo, mal si concilia con la trama di fondo che vuole far passare un messaggio preciso e profondo. In particolare, è incomprensibile l'entrata in scena di alcuni personaggi, piuttosto/troppo bizzarri che finiscono per non comunicare nulla se non un senso di fastidio.
Volutamente, si è agito in un modo che ha determinato una perdita di valore per un'opera che sarebbe stata riuscitissima anche senza tutte le forzature introdotte.
Pure, la presenza di un tocco ecchi molto pesante, ai limiti dell'hentai (mi si conceda il termine, seppur, non troppo calzante) e messo a caso, non ha fatto che interrompere situazioni ricche di pathos, rendendole grottesche.
Il tratto stesso dell'autore è particolarmente ostico. Seppure ci sia un miglioramento rispetto agli inizi, rimane comunque a un livello non soddisfacente e, purtroppo, non costituisce un valore aggiunto.
Alla luce di tutto, ponendo su di una bilancia gli aspetti positivi e negativi, che vanno ben ponderati, non si può dire, di rimanere pienamente soddisfatti dalla lettura di "Elfen Lied", un'opera dalla quale ci si aspetta molto di più. Un titolo dalle enormi potenzialità, rimaste in parte sopite.