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Passione. Questo è ciò che mi comunica "Escha to Logy no Atelier".

Molti direbbero che mi trovo fuori strada. Come fa ad esserci passione in una anime morente senza un'azione sensazionale, senza colpi di scena unici, con una andamento oltremodo rallentato? Ma c'è davvero da chiedere come? Stiamo parlando di un mondo morente, dove muore la speranza di avere un futuro, dove ci si aggrappa alla giornata, all'essere utili per qualcuno, a pompare acqua fuori da una nave che affonda.

Questo è l'essenza di "Escha to Logy no Atelier": la fine, il crepuscolo, non solo nel mondo, ma nel cuore dei personaggi. Una terra che sta morendo e che porta con sé la vita stessa dei personaggi. Logy rinuncia a se stesso per aver fallito l'unico sogno che abbia mai avuto, che comunque alla fine della serie riesce a realizzare. E' normale non aspettarsi una storia di amore tra Logy ed Escha, non siamo in una love story. Qui si parla di persone che sono già morte, come chiudersi in una stanza piena di cristalli, essere consapevoli della loro presenza ma non vederli. Questo è il mondo dei protagonisti. E questa è l'atmosfera che dobbiamo sopportare, un lento crepuscolo, l'avvicinarsi lento costante di un tramonto senza un'alba. Eppure, Escha lotta, fallisce, si alza e continua a lottare nonostante abbia il mondo contro, cosa che tutti noi dobbiamo saper fare: lottare e remare contro, cadere eppure rialzarsi dai propri errori, da quelli di chi ci ha preceduto. Guardate l'anime, merita molto più di quello che possa sembrare. Non bisogna vedere la psicologia di ciascun personaggio, questo è un errore, il protagonista è la serie stessa e le sue sfaccettature sono i singoli personaggi.

Questo anime è davvero poco apprezzato perché poco capito: non si tratta di farti piacere il genere, si tratta di saper vivere la serie, sforzarsi di capirla e ricordarsi che, con la concorrenza che c'è, se l'hanno trasmessa ci deve pur essere una ragione. Trovatela! Alla prossima.