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Shinsekai Yori (From the New World, ovvero "Dal Nuovo Mondo") è un romanzo giapponese di Yusuke Kishi, edito nel 2008 e vincitore, nello stesso anno, del premio "Nihon SF Taisho Award", spesso definito il corrispettivo giapponese del Premio Nebula (prestigiosissimo riconoscimento statunitense conferito nell'ambito delle opere di fantascienza).
L'opera ottenne un ottimo riconoscimento anche dal pubblico, tanto che ricevette un adattamento manga (edito da Kodansha, la stessa casa editrice che diffuse il romanzo) e, in seguito, un adattamento animato.

L'opera presenta sicuramente un setting peculiare, anche per i canoni del genere fantascientifico.
L'anno non è ben definito, ma si parla circa di un millennio oltre il tempo corrente, mentre il luogo dove si svolge la maggior parte della vicenda è il Kamisu 66, uno dei distretti (sono poche decine in totale), in cui è suddiviso il Giappone. Il distretto è suddiviso in sette villaggi, e gli abitanti sono poche migliaia. Ebbene si: facendo qualche calcolo, si evince che la popolazione di tale futuristico Giappone non supera le decine di migliaia. Ma c'è di più: i pacifici e tranquilli villaggi del Kamisu 66 vengono descritti come insediamenti semplici, prevalentemente di legno, e molto simili a quelli dell'immaginario tradizionale che si ha del Giappone. Alcuni segni di tecnologia permangono, come l'elettricità, eppure il loro utilizzo è decisamente limitato. Ma il motivo di questa regressione tecnologica è semplice: gli umani non hanno più bisogno della tecnologia, in quanto hanno ottenuto “il potere degli Dei”, ovvero il Cantus. Tale potere, la cui natura verrà spiegata nel corso dell'opera, permette agli umani di svolgere una grandissima varietà di compiti con delle semplici proiezioni mentali, conferendo all'umanità delle capacità illimitate.
Eppure la società, estremamente statica, non da segni di progresso nonostante le potenzialità infinite di questi umani del futuro; e “Shinseaki Yori” mette progressivamente a nudo tutti i pericoli, le contraddizioni e gli enormi limiti di questo nuovo mondo.

L'opera è scritta dal punto di vista di Saki Watanabe, la protagonista del romanzo, e appare un lunghissimo racconto a posteriori, scritto da lei stessa (ciò implica che ci si imbatterà con una certa regolarità in brevi frasi anticipatorie riguardo gli eventi a seguire), che abbraccia tutte le fasi della vita dall'infanzia sino all'età adulta (in compagnia dei suoi amici Satoru Asahina, Maria Akizuku, Shun Anouma e Mamoru Ito). Lo stile di narrazione è dunque quello in prima persona, e comprende tutte le peculiarità di tale scelta stilistica. Oltre alle classiche sezioni di narrazione degli eventi, avremo dunque diverse parti descrittive (tutte filtrate attraverso la lente del punto di vista della protagonista, la cui età varia a seconda della sezione dell'opera) e numerose considerazioni personali della protagonista stessa, che mettono a nudo pensieri, insicurezze e sentimenti della giovane. Tutti questi elementi sono molto ben bilanciati, e non vi è mai eccesso dell'uno o dell'altro. Il romanzo, grazie a queste scelte, risulta decisamente scorrevole nonostante la sua non indifferente lunghezza, e la lettura rimane costantemente piacevole dall'inizio alla fine.
Come già anticipato, quest'opera va ascritto nel genere fantascientifico, anche se tale classificazione inizialmente potrebbe apparire, in qualche modo, non del tutto corretta. Questo è dovuto all'efficacissimo alone di mistero che permea la vera natura del “nuovo mondo”, che gli occhi della Saki più giovane non riescono ancora a penetrare. Col procedere della trama, il velo che ammanta il nuovo mondo verrà progressivamente infranto, e le verità inizieranno ad emergere. È qui che inizia a palesarsi l'anima sci-fi dell'opera, e vengono progressivamente fornite spiegazioni di carattere scientifico piuttosto plausibili circa il nuovo ordine delle cose (che vanno anche a far luce sulle apparenti incongruenze presenti nell'opera; anche se, va ammesso, non al livello delle opere hard sci-fi.).

Ma tali componenti sono, in un certo senso, minimali; specialmente se paragonate alle varie tematiche trattate. Kishi stesso ha asserito di aver pianificato e scritto l'opera nell'arco di parecchi anni, e con il suo sforzo ha inserito numerosissimi spunti di riflessione all'interno del suo romanzo.
Il primo, e forse il meno comprensibile per coloro che non conoscono troppo bene la società giapponese, è quello fornito dalla panoramica del Kamisu 66 vista con gli occhi dei piccoli protagonisti. Il distretto appare, nel suo aspetto formale, come un luogo ideale: non ci sono guerre o conflitti, le persone lavorano fianco a fianco e tutti vengono rispettati come uguali. Un mondo ideale, capace di creare un possibile sense of wonder in chi legge. Ma a questa sensazione non è permesso di durare in quanto, agli occhi dei bambini, appaiono ben presto delle profonde crepe nel loro mondo perfetto. Questi elementi distopici si concretizzano nella rigidità e nell'estrema decisione con cui la società reagisce alle possibili cause di disturbo e alle possibili anomalie e/o diversità. E tendo a sottolineare il possibile. Partendo dal particolare, è impossibile non notare i riferimenti alla società giapponese contemporanea: un'entità rigida, estremamente organizzata (tanto da essere parecchio sistematica e oppressiva) e con una discreta ma pervasiva intolleranza alle anomalie. Ma, volendo generalizzare, va ricordato che la società giapponese attuale nasce dalla tradizione unita ai pesanti influssi occidentali, e di conseguenza un lettore appartenente a questa macrocultura può comprendere, seppure in modo vago, gli scopi dell'autore.
Vi è un altro aspetto decisamente legato al substrato culturale dell'autore, e questo è decisamente più specifico e difficilmente generalizzabile: i queerat e la loro cultura.
Una piccola digressione: i queeat sono roditori intelligenti (praticamente a livello umano) che si sono evoluti negli secoli recenti. Essi adorano gli umani come dei in terra, e le loro colonie spesso si asserviscono spontaneamente alle volontà dei vari distretti. Nonostante siano mammiferi, la loro organizzazione ricalca quella degli insetti sociali: una regina, che governa la colonia, è deputata alla filiazione, mentre gli altri individui costituiscono la forza lavoro. Data la loro intelligenza, la razza dei queerat esibisce spesso comportamenti molto umani, come guerre e quant'altro.
Questa spiegazione è necessaria par arrivare ai due queerat importanti nella vicenda. Il primo è Kiroumaru: egli è il generale della colonia più tradizionalista (I Giant Hornet); è astuto, intelligente e animato da un fortissimo senso di lealtà; ed è inoltre fedele alla regina (=shogun) e al sistema feudale. Egli incarna le virtù di un samurai, ed è il degno rappresentante ideale del Giappone tradizionale.
Yakomaru è totalmente diverso: mellifluo e machiavellico, è anch'esso dotato di un intelletto notevole. Egli è un individuo molto più ambiguo, eppure le sue azioni e le sue convinzioni lo fanno apparire a volte come essere spregevole, altre addirittura come qualcosa di affine all'eroe tragico (elemento che, infondo, non lo pone così tanto distante dall'onorevole Kiroumaru).
I suoi scopi sono alquanto ideali e di difficile riuscita, e guida la colonia Robber Fly, la più progressista e modernista. Come è facile intuire, Yakomaru incarna il Giappone moderno.
Questi due personaggi simboleggiano le due anime della patria dello scrittore, a volte vicine e a volte talmente lontane da apparire inconciliabili. Ed è con essi che egli tenta di presentare parte della sua cultura ai lettori.

Ma non sono solo gli aspetti culturali a colpire. Superata la fase iniziale dell'opera, come già annunciato, emergono per prima cosa gli elementi sci-fi. In queste fasi vengono fornite parecchie informazioni sulla natura del nuovo mondo, su come l'umanità sia arrivata a quel punto e il cardine per la realizzazione della “società ideale”. Gli uomini in SSY infatti, a causa di manipolazioni subite, non possono utilizzare il Cantus contro altri esseri umani (restrizione d'attacco) e, se dovessero arrecare danno letale a un altro essere umano, vi sarebbe in essi una risposta tale da portare alla morte dell'individuo (feedback mortale). Fra le altre cose, vengono fornite spiegazioni su come si sia arrivato a questo punto e sul tortuoso sentiero percorso dall'umanità per arrivare a tanto.
E il quadro dipinto non è dei migliori: l'uomo avrà anche ottenuto il “potere di dio”, ma è molto più limitato di quando era soltanto umano. Gli esseri umani del nuovo mondo avranno anche dimenticato orrori come le guerre, ma questo non gli ha portati a un vero miglioramento. E questo perché non si possono cambiare gli individui con imposizioni arbitrarie, ma il lavoro va fatto dal basso. E anche il potere è leggibile in chiave allegorica: l'uomo è davvero pronto a gestire qualcosa del genere? Può essere detentore di qualcosa del genere senza esserne travolto?
Il romanzo pone questi come quesiti, e il suo scopo è mostrare una società alle prese con tale compito. Ma è chiaro che il compito è arduo, e l'uomo è costretto a ricorrere a espedienti comportamentali (vengono presi modelli da animali sociali per regolare la tensione fra individui) e psicologici (come la religione, mostrata come un sistema di controllo di livello tale da integrare elementi psicologico-suggestivi come ipnosi e affini). L'opera è ambientata un migliaio di anni nel futuro, ma è impossibile non fare un raffronto col presente. E un romanzo può suonare tanto come una critica, volta agli aspetti finalizzati alla mera regolamentazione e non al miglioramento, quanto un monito, esponendo la decadenza inevitabile di tali approcci.

Shinsekai Yori non è, tuttavia, un mero romanzo finalizzato a trattare tematiche di natura psicologico-filosofica, ma è anche un ottimo esempio di intrattenimento. Oltre allo stile (che, come annunciato, non è affatto ostico), colpisce l'interessante costruzione sociologica della nuova società, spingendo il lettore al proseguimento anche solo per avere nuovi elementi che vadano a comporre il grande quadro del “nuovo mondo”. E anche le sezioni narrative maggiormente orientate all'azione non sono da meno. Vi è infatti l'impressione che, una volta dato un certo bagaglio di informazioni, il ritmo tenda ad accelerare per sfruttare il carico nozionistico conferito al lettore e per alleggerire il possibile peso delle sezioni maggiormente descrittive. Anche questo è un grande merito, che permette a un'opera corposa come questa di rimanere sempre gradevole. Mantenendo ovviamente una certa commistione di intenti: anche nelle sezioni finali, che sono decisamente più orientate su un ritmo narrativo sostenuto, l'opera non smette mai di far cogliere elementi nuovi e inaspettati sul “nuovo mondo”.

In definitiva, Shinsekai Yori si rivela come un romanzo dinamico, capace di sfruttare appieno l'affascinante ambientazione costruita e di fornire una storia convincente e a tratti avvincente. Senza contare gli aspetti culturali, forniti in chiave allegorica ma non meno approfonditi; e gli aspetti socio-psicologici, che vanno a toccare pregi e difetti della razza umana nel rapporto con noi stessi e con il mondo. L'opera è corposa e imponente, ma nondimeno scorrevole e appagante.
Una lettura caldamente consigliata, anche a coloro che non amano le opere fantascientifiche.
Difficilmente potrà deludere.