Recensione
Scum's Wish
9.0/10
Non è la prima volta che faccio la recensione di un anime, ma è la prima volta che ho veramente difficoltà a dare un voto a un'opera.
“Kuzu no Honkai” è un anime della stagione invernale 2017 tratto dall'omonimo manga di Mengo Yokoyari. Di solito nelle recensioni che faccio inserisco la trama, ma questa volta voglio evitare, per andare subito ad analizzare la serie.
Ci troviamo davanti a un prodotto veramente insolito, che nel corso delle puntate trasmette una moltitudine di sentimenti contrastanti. Negli ultimi anni, purtroppo, l'animazione giapponese ha preferito puntare più sulla quantità che sulla qualità delle opere: in ogni stagione ci siamo trovati davanti a non meno di quaranta titoli diversi quasi tutti composti da dodici/tredici episodi (ovviamente non prendendo in considerazione i seguiti di serie già uscite negli anni passati), che però non hanno mai attirato l'attenzione più di tanto. Io sono anni che seguo anime, nel corso della mia vita ho visto più di mille serie, e in questi ultimi anni ho visto sempre un continuo ripetersi di temi, situazioni, trame, ambientazioni, cliché, personaggi stereotipati che non mi hanno trasmesso niente di particolarmente emozionante.
“Kuzu no Honkai”, invece, è proprio il prodotto che cercavo e di cui, a mio parere, l’animazione giapponese moderna aveva bisogno: strano, irriverente, che non ha paura di affrontare temi "scomodi" che raramente vengono trattati in un anime scolastico. Più del 90% delle serie che troviamo in giro si soffermano solo sulla parte romantica di un rapporto: questo di romantico non ha niente, o quasi. È più incentrato sulla sessualità, e anche qui riesce a toccare le varie sfaccettature di questo argomento: dal sesso vero e proprio ai rapporti sia con l'altro che con lo stesso sesso. È un mix originale e innovativo della superficialità e della profondità che si può trovare in un rapporto tra due persone.
È l'anime che un attimo prima ti fa commuovere e un attimo dopo ti colpisce con un pugno allo stomaco con temi e sentimenti completamente contrastanti e fuori da ogni logica. Per identificarlo e per inquadrarlo con un'unica parola, posso dire che è un anime vero. Non ha fronzoli, non usa giri di parole, non maschera niente. Mostra solo quello che è e quello che deve essere. Ma allo stesso tempo è un anime contorto, difficile da inquadrare e da apprezzare per chi si approccia da poco all'animazione giapponese e anche per qualcuno che di titoli ne ha visti non pochi.
Troviamo una quantità immane di profili psicologici di cui è impossibile farne l'analisi in una recensione; a volte è anche difficile riuscire a comprendere fino in fondo ciò che spinge i personaggi a comportarsi in un certo modo. A prima vista sembra semplice e scontato, ma, analizzando per bene ogni singolo comportamento, ci si accorge che ci troviamo davanti a qualcosa di molto più complicato e intricato. Ogni singolo episodio ci mette davanti a qualcosa di inedito, o meglio... a prima vista può sembrare già visto, ma ci sono elementi, anche minuscoli, che danno quel qualcosa che stravolge completamente il senso della scena.
È un anime emozionante che ti tiene incollato allo schermo dall'inizio alla fine. Parte abbastanza lento, ma piano piano inizia a sviluppare la trama in un crescendo di situazioni ed emozioni; anche se alcune scene sono effettivamente lente, non annoia e non stanca mai, anzi invoglia sempre di più a continuare a vedere la puntata successiva.
Il finale è un qualcosa di veramente inaspettato. Durante il corso della serie, si prova in tutti i modi a immaginarsi il finale, ma, quando si arriva all’ultima puntata, questa spiazza completamente lo spettatore, distruggendo tutte le certezze che si era creato fino a quel momento.
Ottima la regia e buone le animazioni, anche se non eccellenti, ma con una trama del genere non si sente la mancanza di un comparto tecnico e visivo superiore. Ottimo il doppiaggio, che aiuta a rimanere incollati allo schermo e a “vivere” i personaggi come se ci trovassimo veramente tra di loro, lì a fianco a loro, e vivessimo con loro tutte le scene e le situazioni che affrontano in prima persona.
L’opera non è di certo un capolavoro, né una serie che verrà ricordata in futuro come “must watch”, ma è comunque un prodotto molto, ma molto notevole in un momento in cui l'animazione non sta dando grandi risultati, come già detto in precedenza.
Mi sento di consigliare il prodotto non a tutti, ma solo a chi ha una certa esperienza con l'animazione giapponese, perché è probabile che chi non ha mai avuto a che fare con certi temi possa non comprenderlo fino in fondo e, vedendolo solo con un’ottica superficiale, possa abbandonarlo già alla fine del primo episodio, quando in realtà ha moltissimo da offrire.
“Kuzu no Honkai” è un anime della stagione invernale 2017 tratto dall'omonimo manga di Mengo Yokoyari. Di solito nelle recensioni che faccio inserisco la trama, ma questa volta voglio evitare, per andare subito ad analizzare la serie.
Ci troviamo davanti a un prodotto veramente insolito, che nel corso delle puntate trasmette una moltitudine di sentimenti contrastanti. Negli ultimi anni, purtroppo, l'animazione giapponese ha preferito puntare più sulla quantità che sulla qualità delle opere: in ogni stagione ci siamo trovati davanti a non meno di quaranta titoli diversi quasi tutti composti da dodici/tredici episodi (ovviamente non prendendo in considerazione i seguiti di serie già uscite negli anni passati), che però non hanno mai attirato l'attenzione più di tanto. Io sono anni che seguo anime, nel corso della mia vita ho visto più di mille serie, e in questi ultimi anni ho visto sempre un continuo ripetersi di temi, situazioni, trame, ambientazioni, cliché, personaggi stereotipati che non mi hanno trasmesso niente di particolarmente emozionante.
“Kuzu no Honkai”, invece, è proprio il prodotto che cercavo e di cui, a mio parere, l’animazione giapponese moderna aveva bisogno: strano, irriverente, che non ha paura di affrontare temi "scomodi" che raramente vengono trattati in un anime scolastico. Più del 90% delle serie che troviamo in giro si soffermano solo sulla parte romantica di un rapporto: questo di romantico non ha niente, o quasi. È più incentrato sulla sessualità, e anche qui riesce a toccare le varie sfaccettature di questo argomento: dal sesso vero e proprio ai rapporti sia con l'altro che con lo stesso sesso. È un mix originale e innovativo della superficialità e della profondità che si può trovare in un rapporto tra due persone.
È l'anime che un attimo prima ti fa commuovere e un attimo dopo ti colpisce con un pugno allo stomaco con temi e sentimenti completamente contrastanti e fuori da ogni logica. Per identificarlo e per inquadrarlo con un'unica parola, posso dire che è un anime vero. Non ha fronzoli, non usa giri di parole, non maschera niente. Mostra solo quello che è e quello che deve essere. Ma allo stesso tempo è un anime contorto, difficile da inquadrare e da apprezzare per chi si approccia da poco all'animazione giapponese e anche per qualcuno che di titoli ne ha visti non pochi.
Troviamo una quantità immane di profili psicologici di cui è impossibile farne l'analisi in una recensione; a volte è anche difficile riuscire a comprendere fino in fondo ciò che spinge i personaggi a comportarsi in un certo modo. A prima vista sembra semplice e scontato, ma, analizzando per bene ogni singolo comportamento, ci si accorge che ci troviamo davanti a qualcosa di molto più complicato e intricato. Ogni singolo episodio ci mette davanti a qualcosa di inedito, o meglio... a prima vista può sembrare già visto, ma ci sono elementi, anche minuscoli, che danno quel qualcosa che stravolge completamente il senso della scena.
È un anime emozionante che ti tiene incollato allo schermo dall'inizio alla fine. Parte abbastanza lento, ma piano piano inizia a sviluppare la trama in un crescendo di situazioni ed emozioni; anche se alcune scene sono effettivamente lente, non annoia e non stanca mai, anzi invoglia sempre di più a continuare a vedere la puntata successiva.
Il finale è un qualcosa di veramente inaspettato. Durante il corso della serie, si prova in tutti i modi a immaginarsi il finale, ma, quando si arriva all’ultima puntata, questa spiazza completamente lo spettatore, distruggendo tutte le certezze che si era creato fino a quel momento.
Ottima la regia e buone le animazioni, anche se non eccellenti, ma con una trama del genere non si sente la mancanza di un comparto tecnico e visivo superiore. Ottimo il doppiaggio, che aiuta a rimanere incollati allo schermo e a “vivere” i personaggi come se ci trovassimo veramente tra di loro, lì a fianco a loro, e vivessimo con loro tutte le scene e le situazioni che affrontano in prima persona.
L’opera non è di certo un capolavoro, né una serie che verrà ricordata in futuro come “must watch”, ma è comunque un prodotto molto, ma molto notevole in un momento in cui l'animazione non sta dando grandi risultati, come già detto in precedenza.
Mi sento di consigliare il prodotto non a tutti, ma solo a chi ha una certa esperienza con l'animazione giapponese, perché è probabile che chi non ha mai avuto a che fare con certi temi possa non comprenderlo fino in fondo e, vedendolo solo con un’ottica superficiale, possa abbandonarlo già alla fine del primo episodio, quando in realtà ha moltissimo da offrire.