Recensione
Full Metal Panic? Fumoffu
9.0/10
“Full Metal Panic? Fumoffu” è una serie d’animazione giapponese del 2003 costituita da diciassette episodi di durata variabile, spin-off della celebre “Full Metal Panic!”.
L’anime, privo di trama, segue piuttosto le (dis)avventure scolastiche di Kaname e Sagara, coadiuvati da vecchie conoscenze e nuovi arrivi, in un contesto tecnicamente più distensivo ma, in realtà, bizzarramente più frenetico e folle di quanto visto nella serie principale.
L’incapacità del giovane mercenario di approcciarsi alla popolazione civile e agli eventi più comuni della vita di tutti i giorni viene estremizzata a livelli difficilmente immaginabili, rendendolo spesso la vittima designata delle inclementi sferzate di Kaname, armata di micidiali ventagli di carta.
Corse per il pranzo a scuola, compiti dimenticati, scontri con bande di teppisti, gite alle terme... Ogni episodio, la cui durata può essere pari alla metà o alla totalità di quella canonica, parte da presupposti comuni, abusati, addirittura, ma è arricchito da una comicità demenziale e assurda, in cui gag visive e verbali si susseguono le une alle altre con un ritmo serratissimo, che quasi lascia senza fiato lo spettatore, stremato dalle troppe risate.
L’assenza di tensione e di spietati antagonisti permette ai personaggi di esprimere un range di emozioni più omogeneo e umano allo stesso tempo: per quanto Sagara sia sempre il soldato tutto d’un pezzo che non può muovere un passo senza imbracciare pistole e scagliare bombe a mano contro soggetti “ostili”, è stato piacevole osservarlo in un ambiente estraneo, alle prese con situazioni a lui sconosciute, in preda a sentimenti di imbarazzo, confusione, gelosia e determinazione; di Kaname è possibile apprezzare la forza, la testardaggine, gli sprazzi di feroce follia, così come la sua infatuazione per Sagara, qui esplorata in attimi incantevoli, per quanto stereotipati; i personaggi secondari, vecchi e nuovi, sono piuttosto marginali e sono identificati più per il ruolo svolto (migliore amica, presidente del consiglio studentesco, insegnante, rivale in amore) che per la loro personalità, ma riescono comunque a divertire e intrattenere alla perfezione.
Il comparto tecnico è di tutto rispetto: le animazioni sono estremamente plastiche e veloci, e si prestano ad essere seguite da una regia in cerca di soluzioni dinamiche. La grafica è più semplice e pulita e conserva il gradevole character design della serie principale, questa volta accostato a colori più chiari e vivi e ad un uso più frequente di un esilarante deformed. I fondali, discretamente vari, sono sufficientemente dettagliati e adatti a trasformarsi in autentici campi di battaglia nel giro di pochi minuti.
La colonna sonora è piuttosto orecchiabile, ma a distinguersi è perlopiù la sigla d’apertura, un brano coinvolgente valorizzato da immagini molto graziose e ottime animazioni. Adeguatamente sopra le righe è anche il doppiaggio originale, di grande impatto e in grado di accompagnare senza sbavature la comicità più fisica.
“Full Metal Panic? Fumoffu” è, senza ombra di dubbio, una delle commedie, scolastiche e non, più divertenti che mi sia capitato di vedere negli ultimi anni. I tempi comici, la velocità delle gag e delle battute, i personaggi fuori di testa, tutto contribuisce a far dimenticare i cliché e le premesse banali della serie e dei suoi episodi (quasi esclusivamente autoconclusivi), dando vita a un’opera praticamente indimenticabile e che non risulta datata, ma, anzi, sembra ancora più fresca e appassionante di altri prodotti recenti.
Consigliata anche ai non fan dell’anime principale.
L’anime, privo di trama, segue piuttosto le (dis)avventure scolastiche di Kaname e Sagara, coadiuvati da vecchie conoscenze e nuovi arrivi, in un contesto tecnicamente più distensivo ma, in realtà, bizzarramente più frenetico e folle di quanto visto nella serie principale.
L’incapacità del giovane mercenario di approcciarsi alla popolazione civile e agli eventi più comuni della vita di tutti i giorni viene estremizzata a livelli difficilmente immaginabili, rendendolo spesso la vittima designata delle inclementi sferzate di Kaname, armata di micidiali ventagli di carta.
Corse per il pranzo a scuola, compiti dimenticati, scontri con bande di teppisti, gite alle terme... Ogni episodio, la cui durata può essere pari alla metà o alla totalità di quella canonica, parte da presupposti comuni, abusati, addirittura, ma è arricchito da una comicità demenziale e assurda, in cui gag visive e verbali si susseguono le une alle altre con un ritmo serratissimo, che quasi lascia senza fiato lo spettatore, stremato dalle troppe risate.
L’assenza di tensione e di spietati antagonisti permette ai personaggi di esprimere un range di emozioni più omogeneo e umano allo stesso tempo: per quanto Sagara sia sempre il soldato tutto d’un pezzo che non può muovere un passo senza imbracciare pistole e scagliare bombe a mano contro soggetti “ostili”, è stato piacevole osservarlo in un ambiente estraneo, alle prese con situazioni a lui sconosciute, in preda a sentimenti di imbarazzo, confusione, gelosia e determinazione; di Kaname è possibile apprezzare la forza, la testardaggine, gli sprazzi di feroce follia, così come la sua infatuazione per Sagara, qui esplorata in attimi incantevoli, per quanto stereotipati; i personaggi secondari, vecchi e nuovi, sono piuttosto marginali e sono identificati più per il ruolo svolto (migliore amica, presidente del consiglio studentesco, insegnante, rivale in amore) che per la loro personalità, ma riescono comunque a divertire e intrattenere alla perfezione.
Il comparto tecnico è di tutto rispetto: le animazioni sono estremamente plastiche e veloci, e si prestano ad essere seguite da una regia in cerca di soluzioni dinamiche. La grafica è più semplice e pulita e conserva il gradevole character design della serie principale, questa volta accostato a colori più chiari e vivi e ad un uso più frequente di un esilarante deformed. I fondali, discretamente vari, sono sufficientemente dettagliati e adatti a trasformarsi in autentici campi di battaglia nel giro di pochi minuti.
La colonna sonora è piuttosto orecchiabile, ma a distinguersi è perlopiù la sigla d’apertura, un brano coinvolgente valorizzato da immagini molto graziose e ottime animazioni. Adeguatamente sopra le righe è anche il doppiaggio originale, di grande impatto e in grado di accompagnare senza sbavature la comicità più fisica.
“Full Metal Panic? Fumoffu” è, senza ombra di dubbio, una delle commedie, scolastiche e non, più divertenti che mi sia capitato di vedere negli ultimi anni. I tempi comici, la velocità delle gag e delle battute, i personaggi fuori di testa, tutto contribuisce a far dimenticare i cliché e le premesse banali della serie e dei suoi episodi (quasi esclusivamente autoconclusivi), dando vita a un’opera praticamente indimenticabile e che non risulta datata, ma, anzi, sembra ancora più fresca e appassionante di altri prodotti recenti.
Consigliata anche ai non fan dell’anime principale.