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“Rokka no Yuusha” (六花の勇者), conosciuto anche come “Rokka: Braves of the Six Flowers”.
Che cos’è? Originariamente una light novel scritta da Ishio Yamagata, poi trasposta in manga con le illustrazioni di Kei Toru e infine in anime nel 2015, grazie allo studio Passione. Forse per la ridotta popolarità di cui gode lo studio Passione, forse perché quella stessa estate erano stati rilasciati anime come “Charlotte” e “Durarara!!x2 Ten”, “Rokka no Yuusha” ha avuto un seguito davvero esiguo e ancora oggi gode di ben poca notorietà. Eppure è un anime molto carino, che non impegna troppo lo spettatore ma che coinvolge nel modo giusto, ecco perché vorrei farvelo conoscere e invitarvi a guardarlo attraverso questa recensione.

“Rokka no Yuusha” è uno shōnen investigativo arricchito da scene di azione che si svolgono su di uno sfondo fantasy che ricorda molto la parte più selvaggia e antica del Sud America.
La leggenda su cui si basa la storia racconta del Dio Demone, sigillato grazie alla Dea del Fato, che portava con sé un fiore a sei petali. I sei petali rappresentavano gli eroi che ogni circa trecento anni sarebbero stati scelti per tentare di sigillare nuovamente il demone liberato o sconfiggerlo definitivamente.
Adlet Mayer, il protagonista, si proclama fin da subito “l’uomo più forte del mondo”, facendo leva sul duro allenamento impartitogli dal suo maestro, tuttavia sembra non avere particolari abilità fisiche, in quanto il suo stile di combattimento si basa più che altro su armi miste costruite da lui (più che forte, quindi, dà l’impressione di essere particolarmente intelligente e ingegnoso). A causa di una bravata viene rinchiuso nelle prigioni del Palazzo Reale di Piena, dove fa la conoscenza di Nashetania, principessa di Piena e Santa delle Spade. Prevedibilmente, Adlet viene scelto come uno dei sei eroi che dovrà affrontare il demone, così come Nashetania, per cui partono insieme verso il regno dei demoni. Il loro viaggio è breve, però, perché a causa di un’invasione di demoni in un villaggio sono costretti a separarsi. Nashetania viene raggiunta da Goldof, un cavaliere a lei devoto, anche lui scelto come eroe dalla Dea del Fato. Adlet, invece, incontra un altro eroe decisamente più ostico, ovvero Fremy Speeddraw, la Santa della Polvere da Sparo, conosciuta anche come assassina degli eroi. Adlet riesce a portare Fremy con sé, quindi giungono a una fortezza e un soldato spiega loro che, una volta che avranno varcato i confini del regno dei demoni, lui e i suoi compagni dovranno innalzare una barriera di nebbia inserendo una spada nell’altare e pronunciando la frase: “Nebbia, innalzati”. Una volta materializzatasi, la barriera di nebbia impedirà ai demoni di entrare nel continente. Adlet e Fremy si uniscono a Nashetania e Goldof, ma, essendo Fremy un eroe che tenta di uccidere gli altri prescelti, la tensione fra lei e i membri del gruppo diviene palpabile (Adlet, però, la protegge e fa da mediatore). A questo punto i quattro personaggi sono costretti a separarsi nuovamente a causa dei demoni, e Adlet arriva al tempio. Appena riesce ad accedervi, la nebbia - inspiegabilmente - si innalza. Da qui in avanti entrano in gioco altri tre eroi: Hans Humpty, un assassino su commissione che ricorda un gatto sia nei movimenti che nel modo di parlare, Chamo Rosso, la Santa delle Paludi, e Mora Chester, la Santa della Montagna.
Gli eroi, quindi, non sono sei, ma sette, perciò diviene da subito evidente che fra loro si nasconde un traditore devoto ai demoni. Fremy e Adlet, essendo una l’assassina degli eroi e l’altro il primo ad aver avuto accesso al tempio, nel momento in cui la nebbia si è innalzata, sono i primi sospettati, e da qui in poi segue una concatenazione di dialoghi, azioni e ragionamenti per scoprire chi sia davvero l’impostore.

La parte iniziale di “Rokka no Yuusha” getta basi interessanti: l’idea di sei eroi prescelti che da perfetti sconosciuti si ritrovano a dover contare l’uno sull’altro per sigillare il Majin è molto semplice ma anche accattivante; tuttavia, alla fine, ci si ritrova a seguire i trascorsi dei personaggi per capire chi sia l’impostore (cosa che, ve lo anticipo, non sarà affatto facile).
Sostanzialmente, la trama prende una piega diversa da quello che ci si aspetta all’inizio, ma resta comunque molto interessante, anche per i personaggi che presentano personalità e design molto diversi (qui la pecca maggiore, parlando personalmente, è Chamo, che vanta un aspetto ben poco originale in confronto agli altri, ricordandomi moltissimo Chibitalia di “Hetalia: Axis Powers”).

La grafica non presenta grossi difetti e c’è molta attenzione sia per quanto riguarda le scene di azione sia per i colori, che più volte passano da vividi a cupi senza disturbare troppo l’occhio dello spettatore. Purtroppo i demoni sono in computer grafica, perciò, pur essendo ben realizzati, stonano un po’; a questo punto negativo si aggiunge anche quello di alcuni ragionamenti un po’ troppo contorti che possono confondere a più riprese.

Il mio voto finale, se potessi ragionare anche in centesimi, sarebbe 6,5, ma, siccome l’identità dell’impostore non è per niente scontata e il finale mi ha lasciato una sensazione di rinnovato entusiasmo (oltre alla curiosità di scoprirne di più), direi che un 7 è meritato.
Attualmente light novel e manga sono ancora in corso e voci di corridoio dicono che la seconda stagione dell’anime potrebbe essere annunciata per questo autunno, ma sinceramente ritengo si debba aspettare ancora un bel po’, se non addirittura rinunciare all’idea di una continuazione in versione animata.

[Trovate la recensione anche sul mio blog Altervista nerdaholictxt]