Recensione
Violet Evergarden
6.0/10
Recensione di GianniGreed
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“Violet Evergarden” è una light novel giapponese in due volumi, realizzata nel 2015 con una storia scritta da Kana Akatsuki, e accompagnata dalle illustrazioni di Akiko Takase. La novel è stata pubblicata in Giappone dalla divisione editoriale della Kyoto Animation, e ha vinto anche diversi premi, tra i quali il gran premio come miglior romanzo nella cerimonia di premiazione dei Kyoto Animation Award. Il passo successivo, e il motivo per il quale l’opera è nota in questo periodo, è che la stessa Kyoto Animation ha deciso di realizzare una serie anime basata su di essa, trasmessa in tutto il mondo grazie al servizio Netflix.
Questo è lo stesso e unico motivo che mi ha spinto alla lettura dei due libri. Prima di guardare l’anime, ho voluto leggere l’opera originale da cui è stato tratto.
“Violet Evergarden” ha un’ambientazione di stampo steampunk. Siamo alla fine di un periodo simile al 1800, in un mondo però con paesi e nazioni fittizie. La tecnologia si è evoluta diversamente dal nostro mondo, e un certo scienziato ha costruito delle bambole particolari, le bambole a memoria automatica. Queste così dette bambole, sono capaci di scrivere a macchina tutto ciò che viene loro dettato. Il loro successo è però durato poco, e ben presto le bambole sono state rimpiazzate da ragazze umane, donne vere. Non è cambiato però il modo di riferirsi a loro, e chi fa questa professione viene ancora chiamata “bambola”. Principalmente si occupano di scrivere lettere, e di consegnarle poi al destinatario, ovunque esso si trovi, con il loro carico di sentimenti ed emozioni che il mittente vuole comunicare.
Tra le tante donne che hanno intrapreso questa carriera, c’è una bellissima ragazza bionda e con gli occhi azzurri, Violet Evergarden. Violet è un’umana ma ha atteggiamenti e movenze identiche a quelli di una bambola e per qualche motivo la ragazza ha due braccia meccaniche, ma ciò non le impedisce di svolgere la sua professione.
Ciò l’ha resa la migliore nel suo campo e i suoi servigi sono richiesti in tutta la nazione. La causa del suo atteggiamento è però il suo tragico passato, che viene pian piano svelato nei due libri ed è l’elemento principale di tutta la storia.
Nel corso dei tredici capitoli che compongono la storia tutto viene spiegato, anche se non in modo lineare. L’autrice salta un po’ di volte tra il presente, il passato, con un lunghissimo flashback, per poi tornare di nuovo al presente. Questo però aiuta a tenere alto l’interesse del lettore circa la storia e la stessa Violet. Mentre nei primi capitoli viene presentata come una ragazza sì misteriosa e taciturna ma tutto sommato “normale”, braccia metalliche escluse, con i capitoli successivi viene spiegato del suo triste destino e il perché di tutti i suoi atteggiamenti. Non è una storia allegra quella di Violet, ma non entro nei dettagli.
L’autrice, tramite la postfazione ha spiegato cosa voleva comunicare con la storia di Violet e di tutto quello che ha passato: è bello vivere nonostante la vita ci dia solo amarezze e che bisogna aiutare gli altri, tendendo loro una mano, perché altre volte potremmo essere noi ad aver bisogno di una mano che ci aiuti a rialzarci.
Le storie presenti nei due volumi sono principalmente autoconclusive. Violet riceve un incarico, si reca dal committente, fa il suo lavoro scrivendo una lettera o consegnandola, e intanto si “impiccia” degli affari delle persone che incontra, aiutandoli a risolvere i propri problemi personali. Dopo il suo passaggio tutti sono più felici e non dimenticheranno mai la bellissima ma taciturna ragazza bionda. A fare da collegamento a questi capitoli autoconclusivi c’è la storia personale di Violet e delle poche persone a lei legate.
Il libro è dunque principalmente questo. Abbiamo una ragazza che non sa cosa siano i sentimenti e le emozioni ma che fa un lavoro che la mette a contatto proprio con questi elementi. Lei che non è in grado di piangere o sorridere porta nel cuore i sentimenti delle persone che a lei si sono affidati, assistendo poi alle lacrime o ai sorrisi di chi riceve le lettere di un parente lontano o di una persona amata. Tutto questo inizia a far cambiare Violet, che pian piano, un po’ come il Pinocchio di Collodi, diventa una ragazza “vera”.
Le illustrazioni presenti sono poche, undici in tutto, cinque nel primo libro e sei nel secondo. Sono messe a dare più enfasi ai momenti chiave della storia. Lo stile della disegnatrice è gradevole e delicato, molto leggero. Le illustrazioni hanno per protagonista quasi sempre solo Violet, tranne che in un paio d’immagini, dove viene anche dato volto ad altri due personaggi principali della storia.
Nel complesso, “Violet Evergarden” è una lettura gradevole nella maggior parte della sua durata. A causa però della sua natura iniziale a capitoli autoconclusivi, la qualità è un po’ altalenante. Ci sono storie un po’ meno interessanti e personaggi poco riusciti in alcune parti, ai quali viene magari dedicato troppo spazio, mentre ce ne sono altri sui quali si poteva raccontare di più. Invece la storia alla base di tutto, ovvero la vita di Violet, tra il suo passato e presente è di gran lunga molto più interessante, e giustifica la lettura dei due volumi, peccato appunto che la narrazione ci metta tanto a ingranare.
Senza peccare di superbia, mi sento di dire che “Violet Evergarden” non è una storia per tutti. I temi trattati, la sua lentezza narrativa, e le soluzioni adottate, possono non piacere al grande pubblico o a chi semplicemente cerca una lettura di svago. Al contrario, la storia raccontata, per essere apprezzata appieno, ha bisogno di una certa sensibilità e di un animo, chiamiamolo “romantico”.
Che forse a me mancano. Personalmente ho trovato alcuni elementi interessanti e piacevoli, e altri troppo stucchevoli e fin troppo depressi, come se chi scriveva volesse spingere chi legge a piangere a tutti i costi.
In definitiva, per quanto abbia tutto sommato apprezzato la lettura, non la ritengo una di quelle indispensabili, ne mi sento di consigliarlo spassionatamente a qualcun altro. È una buona storia, che fa il suo compito, ma che non mi porterò nel cuore.
Questo è lo stesso e unico motivo che mi ha spinto alla lettura dei due libri. Prima di guardare l’anime, ho voluto leggere l’opera originale da cui è stato tratto.
“Violet Evergarden” ha un’ambientazione di stampo steampunk. Siamo alla fine di un periodo simile al 1800, in un mondo però con paesi e nazioni fittizie. La tecnologia si è evoluta diversamente dal nostro mondo, e un certo scienziato ha costruito delle bambole particolari, le bambole a memoria automatica. Queste così dette bambole, sono capaci di scrivere a macchina tutto ciò che viene loro dettato. Il loro successo è però durato poco, e ben presto le bambole sono state rimpiazzate da ragazze umane, donne vere. Non è cambiato però il modo di riferirsi a loro, e chi fa questa professione viene ancora chiamata “bambola”. Principalmente si occupano di scrivere lettere, e di consegnarle poi al destinatario, ovunque esso si trovi, con il loro carico di sentimenti ed emozioni che il mittente vuole comunicare.
Tra le tante donne che hanno intrapreso questa carriera, c’è una bellissima ragazza bionda e con gli occhi azzurri, Violet Evergarden. Violet è un’umana ma ha atteggiamenti e movenze identiche a quelli di una bambola e per qualche motivo la ragazza ha due braccia meccaniche, ma ciò non le impedisce di svolgere la sua professione.
Ciò l’ha resa la migliore nel suo campo e i suoi servigi sono richiesti in tutta la nazione. La causa del suo atteggiamento è però il suo tragico passato, che viene pian piano svelato nei due libri ed è l’elemento principale di tutta la storia.
Nel corso dei tredici capitoli che compongono la storia tutto viene spiegato, anche se non in modo lineare. L’autrice salta un po’ di volte tra il presente, il passato, con un lunghissimo flashback, per poi tornare di nuovo al presente. Questo però aiuta a tenere alto l’interesse del lettore circa la storia e la stessa Violet. Mentre nei primi capitoli viene presentata come una ragazza sì misteriosa e taciturna ma tutto sommato “normale”, braccia metalliche escluse, con i capitoli successivi viene spiegato del suo triste destino e il perché di tutti i suoi atteggiamenti. Non è una storia allegra quella di Violet, ma non entro nei dettagli.
L’autrice, tramite la postfazione ha spiegato cosa voleva comunicare con la storia di Violet e di tutto quello che ha passato: è bello vivere nonostante la vita ci dia solo amarezze e che bisogna aiutare gli altri, tendendo loro una mano, perché altre volte potremmo essere noi ad aver bisogno di una mano che ci aiuti a rialzarci.
Le storie presenti nei due volumi sono principalmente autoconclusive. Violet riceve un incarico, si reca dal committente, fa il suo lavoro scrivendo una lettera o consegnandola, e intanto si “impiccia” degli affari delle persone che incontra, aiutandoli a risolvere i propri problemi personali. Dopo il suo passaggio tutti sono più felici e non dimenticheranno mai la bellissima ma taciturna ragazza bionda. A fare da collegamento a questi capitoli autoconclusivi c’è la storia personale di Violet e delle poche persone a lei legate.
Il libro è dunque principalmente questo. Abbiamo una ragazza che non sa cosa siano i sentimenti e le emozioni ma che fa un lavoro che la mette a contatto proprio con questi elementi. Lei che non è in grado di piangere o sorridere porta nel cuore i sentimenti delle persone che a lei si sono affidati, assistendo poi alle lacrime o ai sorrisi di chi riceve le lettere di un parente lontano o di una persona amata. Tutto questo inizia a far cambiare Violet, che pian piano, un po’ come il Pinocchio di Collodi, diventa una ragazza “vera”.
Le illustrazioni presenti sono poche, undici in tutto, cinque nel primo libro e sei nel secondo. Sono messe a dare più enfasi ai momenti chiave della storia. Lo stile della disegnatrice è gradevole e delicato, molto leggero. Le illustrazioni hanno per protagonista quasi sempre solo Violet, tranne che in un paio d’immagini, dove viene anche dato volto ad altri due personaggi principali della storia.
Nel complesso, “Violet Evergarden” è una lettura gradevole nella maggior parte della sua durata. A causa però della sua natura iniziale a capitoli autoconclusivi, la qualità è un po’ altalenante. Ci sono storie un po’ meno interessanti e personaggi poco riusciti in alcune parti, ai quali viene magari dedicato troppo spazio, mentre ce ne sono altri sui quali si poteva raccontare di più. Invece la storia alla base di tutto, ovvero la vita di Violet, tra il suo passato e presente è di gran lunga molto più interessante, e giustifica la lettura dei due volumi, peccato appunto che la narrazione ci metta tanto a ingranare.
Senza peccare di superbia, mi sento di dire che “Violet Evergarden” non è una storia per tutti. I temi trattati, la sua lentezza narrativa, e le soluzioni adottate, possono non piacere al grande pubblico o a chi semplicemente cerca una lettura di svago. Al contrario, la storia raccontata, per essere apprezzata appieno, ha bisogno di una certa sensibilità e di un animo, chiamiamolo “romantico”.
Che forse a me mancano. Personalmente ho trovato alcuni elementi interessanti e piacevoli, e altri troppo stucchevoli e fin troppo depressi, come se chi scriveva volesse spingere chi legge a piangere a tutti i costi.
In definitiva, per quanto abbia tutto sommato apprezzato la lettura, non la ritengo una di quelle indispensabili, ne mi sento di consigliarlo spassionatamente a qualcun altro. È una buona storia, che fa il suo compito, ma che non mi porterò nel cuore.