Recensione
Piece
9.5/10
Qualche tempo dopo il noto Sunadokei/La Clessidra, Hinako Ashihara torna a proporre un'altra serie lunga: Piece-Her Memory.
Il manga consta di 10 volumi ed è edito in Italia da Planet Manga in edizione da edicola, con albi auto-sgretolanti e pressoché introvabili, se non usati, come del resto per il suo predecessore, di cui peraltro, per ammissione della stessa Ashihara, Piece rappresenta un nuovo adattamento, con un impianto di base differente.
La storia, infatti, prende avvio dalla morte per tumore di Haruka Origuchi, ex compagna di liceo della protagonista Mizuho Suga, ragazza distaccata, intenta a evitare costantemente ogni tipo di coinvolgimento profondo con gli altri e che, per una serie di motivi, suo malgrado si ritrova invece a dover indagare nel passato della stessa Origuchi per cercare di riportare alla luce alcuni suoi segreti e ricostruirne gli ultimi anni di vita.
Le premesse thriller virano però sin dall'inizio verso un racconto più analitico e introspettivo, in cui a farla da padrone è la vena intimista e malinconica dell'Ashihara, che sfrutta la morte di Origuchi come pretesto per scavare nella psicologia di Mizuho, dell'infantile e provato Hikaru Narumi, suo amore semi-corrisposto (mi si lasci passare la descrizione riduttiva), dell'amica Remi Nishida, della stessa Origuchi, e dei familiari, amici e conoscenze che popolano l'universo narrativo imbastito dall'autrice.
Un cast ampio e variegato, che le permette di affrontare i temi più disparati, dalla crescita, alle relazioni sentimentali e non, violenze sessuali e psicologiche, infedeltà coniugale, problemi di peso, aborto, gravidanza e tanto altro ancora, peraltro sempre in maniera puntuale ed efficace, attenta e sensibile.
Perché quindi un retelling de La Clessidra,che invece partiva da premesse differenti e con protagonisti dal carattere apparentemente più stereotipato e riconoscibile?
Anzitutto perché molti sono i punti in comune tra le due opere, a partire dall'impostazione narrativa: dai volumi divisi in due lunghi capitoli, all'introspezione fine dei personaggi fino ai numerosi flashback, che consentono alla storia di dipanarsi su piani temporali diversi (infanzia, anni del liceo, università).
Soprattutto, a essere presente in entrambe, è il viaggio interiore e la crescita dei protagonisti.
Se nella Clessidra questo percorso veniva scandito dallo scorrere della sabbia e dall'alternarsi delle stagioni, in Piece sono invece le varie tappe di ricostruzione del passato di Haruka Origuchi a orientare questa ricerca.
Origuchi è un personaggio complesso, vivo nella sua assenza, una persona che diventa immensamente forte per la sua grande capacità di amare e che la Ashihara svela poco a poco nel corso della storia.
Ma Origuchi, per Mizuho è anche una sorta di esempio ma soprattutto è colei che le permette, dandole un pretesto, di riesaminare e ridar vita al suo rapporto con Narumi.
Perché Mizuho cerca Narumi.
Per dieci volumi, Mizuho lotta per raccogliere pezzi, ricordi, frammenti dell'unica persona in grado di smuoverla nel profondo e, nel far tutto ciò, finisce per cercare (e trovare) soprattutto se stessa.
In un gioco di specchi, attraverso il rapporto con l'altro, identificato dapprima solo con Hikaru e via via anche con gli altri personaggi, Mizuho inizia a conoscersi, inizia a capire chi è, cosa vuole davvero, ad aprirsi.
A prescindere dall'esito di tutte le sottotrame del manga, il percorso che questa ragazza compie resta notevole e toccante.
Da persona che vive in modo passivo, privo di slanci, applicando in maniera fredda e razionale criteri e regole di altri, senza mai sentirli davvero come propri, Mizuho riesce via via a entrare in contatto con il suo io più profondo e le sue emozioni, senza lasciarsene dominare.
Acquisisce la capacità di farsi vulnerabile per le persone che ama e fiducia in se stessa sufficiente per decidere da sè i passi da compiere e il modo di vivere la propria vita, come un'adulta, senza rinunciare al diritto di definire da sè la propria esistenza (scelta invece più comoda e peraltro intrapresa da altri personaggi della storia).
Il manga è complesso, ma mai noioso o pedante.
Accende e mantiene vivo l'interesse del lettore per tutta la durata dei capitoli, non solo per le riflessioni che propone, per la totale assenza di risposte facili a problemi e domande ostiche, ma anche perché accattivante, grazie ai misteri e agli indizi che l'autrice centellina nel corso dei volumi, senza perdere peraltro mai di ritmo e fluidità.
Soprattutto, a essere interessanti, sono i personaggi e il modo in cui si relazionano tra loro, realistico e quindi spesso tutto fuorché piacevole.
Spesso traggono energia l'uno dall'altro, sia nel senso più positivo di quest'espressione, sia, al contrario, sottraendosi costantemente qualcosa.
I disegni e l'impostazione delle tavole sono perfettamente inseriti nell'economia della storia, contribuendo sia alla sua fluidità e sia al senso di empatia verso le vicende di Mizuho e compagni.
Non do il voto massimo semplicemente perché ritengo che Hinako Ashihara possa ancora superare se stessa.
E, personalmente, attendo con non poca impazienza di leggere altro di suo.
Queste le mie impressioni, che, per quanto tentino di essere oggettive, risentono comunque in maniera profonda dei miei gusti ed esperienze.
Sarei però felice se più lettori dessero una possibilità a questa storia.
Il manga consta di 10 volumi ed è edito in Italia da Planet Manga in edizione da edicola, con albi auto-sgretolanti e pressoché introvabili, se non usati, come del resto per il suo predecessore, di cui peraltro, per ammissione della stessa Ashihara, Piece rappresenta un nuovo adattamento, con un impianto di base differente.
La storia, infatti, prende avvio dalla morte per tumore di Haruka Origuchi, ex compagna di liceo della protagonista Mizuho Suga, ragazza distaccata, intenta a evitare costantemente ogni tipo di coinvolgimento profondo con gli altri e che, per una serie di motivi, suo malgrado si ritrova invece a dover indagare nel passato della stessa Origuchi per cercare di riportare alla luce alcuni suoi segreti e ricostruirne gli ultimi anni di vita.
Le premesse thriller virano però sin dall'inizio verso un racconto più analitico e introspettivo, in cui a farla da padrone è la vena intimista e malinconica dell'Ashihara, che sfrutta la morte di Origuchi come pretesto per scavare nella psicologia di Mizuho, dell'infantile e provato Hikaru Narumi, suo amore semi-corrisposto (mi si lasci passare la descrizione riduttiva), dell'amica Remi Nishida, della stessa Origuchi, e dei familiari, amici e conoscenze che popolano l'universo narrativo imbastito dall'autrice.
Un cast ampio e variegato, che le permette di affrontare i temi più disparati, dalla crescita, alle relazioni sentimentali e non, violenze sessuali e psicologiche, infedeltà coniugale, problemi di peso, aborto, gravidanza e tanto altro ancora, peraltro sempre in maniera puntuale ed efficace, attenta e sensibile.
Perché quindi un retelling de La Clessidra,che invece partiva da premesse differenti e con protagonisti dal carattere apparentemente più stereotipato e riconoscibile?
Anzitutto perché molti sono i punti in comune tra le due opere, a partire dall'impostazione narrativa: dai volumi divisi in due lunghi capitoli, all'introspezione fine dei personaggi fino ai numerosi flashback, che consentono alla storia di dipanarsi su piani temporali diversi (infanzia, anni del liceo, università).
Soprattutto, a essere presente in entrambe, è il viaggio interiore e la crescita dei protagonisti.
Se nella Clessidra questo percorso veniva scandito dallo scorrere della sabbia e dall'alternarsi delle stagioni, in Piece sono invece le varie tappe di ricostruzione del passato di Haruka Origuchi a orientare questa ricerca.
Origuchi è un personaggio complesso, vivo nella sua assenza, una persona che diventa immensamente forte per la sua grande capacità di amare e che la Ashihara svela poco a poco nel corso della storia.
Ma Origuchi, per Mizuho è anche una sorta di esempio ma soprattutto è colei che le permette, dandole un pretesto, di riesaminare e ridar vita al suo rapporto con Narumi.
Perché Mizuho cerca Narumi.
Per dieci volumi, Mizuho lotta per raccogliere pezzi, ricordi, frammenti dell'unica persona in grado di smuoverla nel profondo e, nel far tutto ciò, finisce per cercare (e trovare) soprattutto se stessa.
In un gioco di specchi, attraverso il rapporto con l'altro, identificato dapprima solo con Hikaru e via via anche con gli altri personaggi, Mizuho inizia a conoscersi, inizia a capire chi è, cosa vuole davvero, ad aprirsi.
A prescindere dall'esito di tutte le sottotrame del manga, il percorso che questa ragazza compie resta notevole e toccante.
Da persona che vive in modo passivo, privo di slanci, applicando in maniera fredda e razionale criteri e regole di altri, senza mai sentirli davvero come propri, Mizuho riesce via via a entrare in contatto con il suo io più profondo e le sue emozioni, senza lasciarsene dominare.
Acquisisce la capacità di farsi vulnerabile per le persone che ama e fiducia in se stessa sufficiente per decidere da sè i passi da compiere e il modo di vivere la propria vita, come un'adulta, senza rinunciare al diritto di definire da sè la propria esistenza (scelta invece più comoda e peraltro intrapresa da altri personaggi della storia).
Il manga è complesso, ma mai noioso o pedante.
Accende e mantiene vivo l'interesse del lettore per tutta la durata dei capitoli, non solo per le riflessioni che propone, per la totale assenza di risposte facili a problemi e domande ostiche, ma anche perché accattivante, grazie ai misteri e agli indizi che l'autrice centellina nel corso dei volumi, senza perdere peraltro mai di ritmo e fluidità.
Soprattutto, a essere interessanti, sono i personaggi e il modo in cui si relazionano tra loro, realistico e quindi spesso tutto fuorché piacevole.
Spesso traggono energia l'uno dall'altro, sia nel senso più positivo di quest'espressione, sia, al contrario, sottraendosi costantemente qualcosa.
I disegni e l'impostazione delle tavole sono perfettamente inseriti nell'economia della storia, contribuendo sia alla sua fluidità e sia al senso di empatia verso le vicende di Mizuho e compagni.
Non do il voto massimo semplicemente perché ritengo che Hinako Ashihara possa ancora superare se stessa.
E, personalmente, attendo con non poca impazienza di leggere altro di suo.
Queste le mie impressioni, che, per quanto tentino di essere oggettive, risentono comunque in maniera profonda dei miei gusti ed esperienze.
Sarei però felice se più lettori dessero una possibilità a questa storia.