Recensione
Tokyo Ghoul √A
7.0/10
Recensione di Wesleytiri
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Attenzione: la recensione contiene spoiler
Eccomi a parlare della seconda stagione animata della meravigliosa opera “Tokyo Ghoul”.
A un appassionato e grande amante dell’opera originale di Sui Ishida basterebbe questo per dare un voto positivo a questo anime, e così ho fatto. Ma, se per un manga che considero da 9, all’anime do un 7, è a causa di alcune problematiche relative alla trama che mi hanno lasciato, diciamo, un po’ dubbioso.
Uno sguardo al plot di questo anime: la storia riprende dopo la primissima battaglia contro l’albero di Aogiri e la conseguente “trasformazione” fisica e psicologica di Kaneki in seguito alle torture inflitte dal boss Yamori. E fin qui c’eravamo, finché Kaneki non annuncia a Touka di aver deciso di entrare a far parte appunto dell’albero di Aogiri. Ciò che ne consegue è che tu, lettore innamorato del manga, non puoi far altro che ritrovarti ad esclamare “Ma quando mai?”. Questa è la prima grandissima discrepanza nel confronto con il manga; sinceramente non ho capito il motivo di fare un cambiamento così radicale rispetto alla trama originale, ma sul tuo schermo ci sono Kaneki, Touka, Amon, Juzo e tutta la serie di fantastici personaggi, per cui decidi senza troppi dubbi di dare fiducia a questa rivisitazione del racconto e prosegui con la visione.
Le dodici puntate (sono pochissime per raccontare l’arco narrativo in questione!) continuano proponendoti altri cambiamenti, omissioni e comparse di personaggi che già nel manga fai fatica a comprendere appieno, che vengono presentati e poi lasciati lì per chiari motivi di mancanza di tempo per caratterizzarli. Fortunatamente, da un punto di vista globale, pur apportando alcune modifiche, la storia tende ad andare a parare nella stessa direzione del manga, concludendosi con lo scontro finale nella circoscrizione 20 contro il gufo da un occhio solo, e lasciando aperti numerosi interrogativi (che però rimangono aperti anche nel fumetto).
Assolutamente memorabile la scena finale della camminata di Kaneki con in braccio Hide, accompagnata da una colonna sonora di livello assoluto sulle note di “Unravel” in versione acustica. Purtroppo questa scena è inedita e presente solo nell’anime, ma è l’unica introduzione che mi sento di perdonare a cuor leggero.
Dal punto di vista tecnico ho apprezzato molto la serie: nulla da dire, combattimenti apprezzabili e graficamente davvero ben fatto, la trasposizione animata dei personaggi di uno dei miei manga preferiti mi ha soddisfatto pienamente.
In conclusione, a me questa serie è comunque piaciuta molto, l’ho accettata come una sorta di rivisitazione di una delle mie produzione fumettistiche preferite, pur continuando a criticare aspramente il numero di puntate troppo basso per poter portare sullo schermo una storia intricata e piena di personaggi diversi tra loro.
Eccomi a parlare della seconda stagione animata della meravigliosa opera “Tokyo Ghoul”.
A un appassionato e grande amante dell’opera originale di Sui Ishida basterebbe questo per dare un voto positivo a questo anime, e così ho fatto. Ma, se per un manga che considero da 9, all’anime do un 7, è a causa di alcune problematiche relative alla trama che mi hanno lasciato, diciamo, un po’ dubbioso.
Uno sguardo al plot di questo anime: la storia riprende dopo la primissima battaglia contro l’albero di Aogiri e la conseguente “trasformazione” fisica e psicologica di Kaneki in seguito alle torture inflitte dal boss Yamori. E fin qui c’eravamo, finché Kaneki non annuncia a Touka di aver deciso di entrare a far parte appunto dell’albero di Aogiri. Ciò che ne consegue è che tu, lettore innamorato del manga, non puoi far altro che ritrovarti ad esclamare “Ma quando mai?”. Questa è la prima grandissima discrepanza nel confronto con il manga; sinceramente non ho capito il motivo di fare un cambiamento così radicale rispetto alla trama originale, ma sul tuo schermo ci sono Kaneki, Touka, Amon, Juzo e tutta la serie di fantastici personaggi, per cui decidi senza troppi dubbi di dare fiducia a questa rivisitazione del racconto e prosegui con la visione.
Le dodici puntate (sono pochissime per raccontare l’arco narrativo in questione!) continuano proponendoti altri cambiamenti, omissioni e comparse di personaggi che già nel manga fai fatica a comprendere appieno, che vengono presentati e poi lasciati lì per chiari motivi di mancanza di tempo per caratterizzarli. Fortunatamente, da un punto di vista globale, pur apportando alcune modifiche, la storia tende ad andare a parare nella stessa direzione del manga, concludendosi con lo scontro finale nella circoscrizione 20 contro il gufo da un occhio solo, e lasciando aperti numerosi interrogativi (che però rimangono aperti anche nel fumetto).
Assolutamente memorabile la scena finale della camminata di Kaneki con in braccio Hide, accompagnata da una colonna sonora di livello assoluto sulle note di “Unravel” in versione acustica. Purtroppo questa scena è inedita e presente solo nell’anime, ma è l’unica introduzione che mi sento di perdonare a cuor leggero.
Dal punto di vista tecnico ho apprezzato molto la serie: nulla da dire, combattimenti apprezzabili e graficamente davvero ben fatto, la trasposizione animata dei personaggi di uno dei miei manga preferiti mi ha soddisfatto pienamente.
In conclusione, a me questa serie è comunque piaciuta molto, l’ho accettata come una sorta di rivisitazione di una delle mie produzione fumettistiche preferite, pur continuando a criticare aspramente il numero di puntate troppo basso per poter portare sullo schermo una storia intricata e piena di personaggi diversi tra loro.