Recensione
Zombie Land Saga
7.5/10
Recensione di npepataecozz
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Dopo il grandissimo successo ottenuto da “Love Live!” prima e da “Love Live! Sunshine!!” dopo, era più che logico attendersi la programmazione di una terza serie che cercasse di sfruttare il grande interesse che il pubblico aveva dimostrato sull’argomento. Ed è così che nasce questo “Love Die”, terzo capitolo della fortunata saga in cui la nuova formazione di idol è costituita da un gruppo di arzille zombie, che decidono di lanciarsi nel mondo dello spettacolo per salvare il loro cimitero dalla chiusura.
Ovviamente sto scherzando: questo anime non ha assolutamente nulla a che fare con “Love Live!”. Quindi anche l’assurda idea di creare un gruppo di idol composto da zombie era chiaramente una mia invenz... Ah no, quello è vero; non c’è nessun cimitero da salvare, ma le zombie canterine ci sono davvero.
“Zombie Land Saga” è, senza dubbio, uno degli anime più strani che abbia mai visto: l’idea di base è decisamente folle, e non c’è da stupirsi se è riuscita a catturare la curiosità di così tanti spettatori: io stesso mi sono avvicinato all’anime perché avevo voglia di capire in che modo l’autore avrebbe giustificato il verificarsi di un evento così strampalato. Si tratta di una forma di curiosità, però, abbastanza debole, destinata ad esaurirsi nel giro di un paio di episodi, se la sceneggiatura non riesce a rinnovarla episodio dopo episodio. Ma contrariamente alle mie poche aspettative “Zombie Land Saga” si è rivelato un anime dotato di una sua solidità, e che è riuscito a dimostrare che è possibile intrattenere lo spettatore per dodici episodi con una storia di zombie che si impegnano per diventare delle idol.
Ma andiamo più sullo specifico e cominciamo col dare qualche cenno sulla trama.
Minamoto Sakura è una studentessa delle superiori che coltiva il sogno di diventare una idol di successo. Un bel giorno, però, il suo entusiasmo le gioca uno scherzo fatale: esce di casa di corsa e non nota l’arrivo di un camion che la investe, uccidendola sul colpo. Fine della storia? Macché, siamo appena all’inizio. Sakura, infatti, si risveglia in una casa dall’aspetto inquietante e non ricorda nulla né del suo passato né di come era arrivata in quel posto. Lo spavento iniziale avrebbe lasciato presto il posto al terrore, quando Sakura scoprirà che la casa è infestata dagli zombie. Ed è a questo punto che entra in scena Kotaro Tatsumi, uno strambo tizio con gli occhiali da sole e con della seppia essiccata nel taschino della giacca che, dopo averle fatto notare che anche lei è in realtà una zombie, comunica a Sakura il suo piano: salvare la prefettura di Saga dallo spopolamento portando al successo un gruppo di idol costituite esclusivamente da zombie.
Dal mio punto di vista la sceneggiatura di “Zombie Land Saga” può essere divisa in tre parti: la parte demenziale, la parte relativa all’allenamento e la parte relativa al recupero dei ricordi.
La parte demenziale è quella in cui l’assurdità della situazione proposta viene sfruttata come elemento comico. Se metti sette zombie su un palco, o fai un horror oppure cerchi di fare ridere, una terza possibilità non c’è; e l’effetto, specie nei primi episodi, è davvero notevole. L’unico rimprovero che posso fare a questa parte è che è stata sfruttata troppo poco: l’anime cercherà sempre di proporre elementi comici di questo tipo, però, alla lunga, finisce per preferire le altre due parti a questa, e non è sempre una buona idea.
La parte relativa all’allenamento è quella che mi è piaciuta di meno. L’idea che bisogna sgobbare pure dopo la morte l’ho trovata piuttosto fastidiosa; ma a parte questa spiacevole sensazione c’è da dire che non ha molto senso proporre un cast di zombie, se poi le si fa comportare come delle ragazze normali. Se si vuole celebrare ancora una volta l’importanza del lavoro e la fatica necessaria per il perseguimento di certi obiettivi, non è necessario usare delle persone morte.
La parte relativa al recupero dei ricordi, infine, è quella che mi è piaciuta di più. Il racconto del passato delle ragazze non ha certamente quella tragicità che possiamo trovare invece in una serie drammatica, e non poteva essere altrimenti; questo, però, non rende queste storie meno interessanti. Al contrario, lo spettatore diventerà, andando avanti con gli episodi, sempre più curioso di scoprire cosa si nasconde dietro questa strana storia.
Altro elemento da valutare positivamente sono i personaggi. Il cast è davvero ampio, e ovviamente ci saranno elementi che risulteranno più gradevoli e altri meno; ma, se dovessi cercare la pecora nera, non credo che riuscirei a trovarla. Le caratterizzazioni, a mio avviso, sono tutte di buon livello, almeno tenendo conto del tipo di anime che si voleva realizzare.
Per quanto riguarda il livello grafico, non ho particolari lamentele da fare: i disegni, specie quelli delle ragazze, mi sono piaciuti. Molto più complesso il discorso “colonna sonora”: essendo un gruppo di idol, canteranno diverse canzoni; se proprio devo espormi, direi che quella che mi è piaciuta di più è la prima, quella heavy metal, per capirci.
In definitiva, “Zombie Land Saga” è un buon anime, capace di garantire allo spettatore alcune ore di “macabro” divertimento. Non aspettatevi troppo, però: i difetti evidenziati in precedenza, infatti, mi rendono maggiormente incline a una valutazione più moderata. Resta comunque una piacevole sorpresa, specie se si tiene conto delle folli premesse su cui si basa.
Ovviamente sto scherzando: questo anime non ha assolutamente nulla a che fare con “Love Live!”. Quindi anche l’assurda idea di creare un gruppo di idol composto da zombie era chiaramente una mia invenz... Ah no, quello è vero; non c’è nessun cimitero da salvare, ma le zombie canterine ci sono davvero.
“Zombie Land Saga” è, senza dubbio, uno degli anime più strani che abbia mai visto: l’idea di base è decisamente folle, e non c’è da stupirsi se è riuscita a catturare la curiosità di così tanti spettatori: io stesso mi sono avvicinato all’anime perché avevo voglia di capire in che modo l’autore avrebbe giustificato il verificarsi di un evento così strampalato. Si tratta di una forma di curiosità, però, abbastanza debole, destinata ad esaurirsi nel giro di un paio di episodi, se la sceneggiatura non riesce a rinnovarla episodio dopo episodio. Ma contrariamente alle mie poche aspettative “Zombie Land Saga” si è rivelato un anime dotato di una sua solidità, e che è riuscito a dimostrare che è possibile intrattenere lo spettatore per dodici episodi con una storia di zombie che si impegnano per diventare delle idol.
Ma andiamo più sullo specifico e cominciamo col dare qualche cenno sulla trama.
Minamoto Sakura è una studentessa delle superiori che coltiva il sogno di diventare una idol di successo. Un bel giorno, però, il suo entusiasmo le gioca uno scherzo fatale: esce di casa di corsa e non nota l’arrivo di un camion che la investe, uccidendola sul colpo. Fine della storia? Macché, siamo appena all’inizio. Sakura, infatti, si risveglia in una casa dall’aspetto inquietante e non ricorda nulla né del suo passato né di come era arrivata in quel posto. Lo spavento iniziale avrebbe lasciato presto il posto al terrore, quando Sakura scoprirà che la casa è infestata dagli zombie. Ed è a questo punto che entra in scena Kotaro Tatsumi, uno strambo tizio con gli occhiali da sole e con della seppia essiccata nel taschino della giacca che, dopo averle fatto notare che anche lei è in realtà una zombie, comunica a Sakura il suo piano: salvare la prefettura di Saga dallo spopolamento portando al successo un gruppo di idol costituite esclusivamente da zombie.
Dal mio punto di vista la sceneggiatura di “Zombie Land Saga” può essere divisa in tre parti: la parte demenziale, la parte relativa all’allenamento e la parte relativa al recupero dei ricordi.
La parte demenziale è quella in cui l’assurdità della situazione proposta viene sfruttata come elemento comico. Se metti sette zombie su un palco, o fai un horror oppure cerchi di fare ridere, una terza possibilità non c’è; e l’effetto, specie nei primi episodi, è davvero notevole. L’unico rimprovero che posso fare a questa parte è che è stata sfruttata troppo poco: l’anime cercherà sempre di proporre elementi comici di questo tipo, però, alla lunga, finisce per preferire le altre due parti a questa, e non è sempre una buona idea.
La parte relativa all’allenamento è quella che mi è piaciuta di meno. L’idea che bisogna sgobbare pure dopo la morte l’ho trovata piuttosto fastidiosa; ma a parte questa spiacevole sensazione c’è da dire che non ha molto senso proporre un cast di zombie, se poi le si fa comportare come delle ragazze normali. Se si vuole celebrare ancora una volta l’importanza del lavoro e la fatica necessaria per il perseguimento di certi obiettivi, non è necessario usare delle persone morte.
La parte relativa al recupero dei ricordi, infine, è quella che mi è piaciuta di più. Il racconto del passato delle ragazze non ha certamente quella tragicità che possiamo trovare invece in una serie drammatica, e non poteva essere altrimenti; questo, però, non rende queste storie meno interessanti. Al contrario, lo spettatore diventerà, andando avanti con gli episodi, sempre più curioso di scoprire cosa si nasconde dietro questa strana storia.
Altro elemento da valutare positivamente sono i personaggi. Il cast è davvero ampio, e ovviamente ci saranno elementi che risulteranno più gradevoli e altri meno; ma, se dovessi cercare la pecora nera, non credo che riuscirei a trovarla. Le caratterizzazioni, a mio avviso, sono tutte di buon livello, almeno tenendo conto del tipo di anime che si voleva realizzare.
Per quanto riguarda il livello grafico, non ho particolari lamentele da fare: i disegni, specie quelli delle ragazze, mi sono piaciuti. Molto più complesso il discorso “colonna sonora”: essendo un gruppo di idol, canteranno diverse canzoni; se proprio devo espormi, direi che quella che mi è piaciuta di più è la prima, quella heavy metal, per capirci.
In definitiva, “Zombie Land Saga” è un buon anime, capace di garantire allo spettatore alcune ore di “macabro” divertimento. Non aspettatevi troppo, però: i difetti evidenziati in precedenza, infatti, mi rendono maggiormente incline a una valutazione più moderata. Resta comunque una piacevole sorpresa, specie se si tiene conto delle folli premesse su cui si basa.