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Il manga di “Alita” scritto da Yukito Kishiro, pubblicato nel 1990, aveva già avuto alcune trasposizioni, tra cui un breve oav animato. Oltre ad essere sostanzialmente un cult nel panorama sci-fi, questo titolo è rimasto da sempre nel cuore di Cameron che ne comprò i diritti di adattamento 20 anni fa, e realizzò la serie “Dark Angel” come fosse una sorta di “premessa” al suo progetto da sogno, essendo la protagonista della serie tv fortemente ispirata al personaggio di Alita. A causa, però, di altri progetti, Cameron continuò a rimandare l’idea di dirigere il film, che passò quindi nelle mani dell’amico Rodriguez, mentre Cameron si limitò a restare alla produzione.


TRAMA

Alita è un rottame di Cyborg che viene rinvenuta in una discarica dal dottor Ido, interpretato magistralmente da Christopher Waltz, pluripremiato e dotato attore che aveva già dato il meglio di sé nelle pellicole di molti grandi autori, come Tarantino. Ido dona alla cyborg sia il nome- Alita appunto- sia il corpo meccanico che furono della figlia morta. Ma Alita non ricorda nulla della propria vita e, tra incontri particolari e combattimenti mozzafiato, inizierà il suo viaggio alla ricerca di sé.
Una piccola premessa su uno degli aspetti che, ai tempi dell’uscita dei primi teaser del film, fu maggiormente criticato dal pubblico: gli occhioni di Alita. La spiegazione che fu data ai tempi, era quella di volerla somigliante il più possibile all’Alita originale del fumetto. Dopo aver visto il film, posso dire tranquillamente che la scelta si è rivelata vincente: gli occhi della giovane Cyborg sono il suo principale veicolo espressivo, grazie ai quali possiamo capire subito le emozioni che prova e che riscopre, di volta in volta, dopo l’amnesia, Alita.

Fatta questa breve premessa, passiamo all’analisi del film. Il confronto col fumetto che posso fare è molto semplice, purtroppo, perché ho letto il manga anni e anni fa, e il ricordo è troppo annebbiato. Di sicuro, si può dire che la protagonista rispecchia fedelmente quella originale, sia grazie all’estetica che le viene data, sia grazie alla buona interpretazione di Rosa Salazar. Anche il dottor Ido rimane fedele all’originale, e per quanto strano faccia vedere Waltz nei panni di un padre amorevole, sembra non ci sia ruolo che non gli si addica perfettamente.

Nel live action è stata inserita anche la dottoressa Chiren (Jennifer Connelly) che, andando a memoria, non compare nel fumetto, ma nell’oav animato.

Anche al Motorball viene dato relativamente molto spazio, ma se analizziamo le tematiche risulta indubbio che il fumetto puntava molto più alla riflessione filosofica sul valore della vita umana e non; sulla critica alla tecnologia e al progresso; e sul divario tra ricchezza e povertà. Benché tutte queste tematiche siano presenti, nel film si punta grossomodo più a combattimenti spettacolari. Forse a causa di problemi di tempo, o forse per paura di non attirare abbastanza pubblico, il film ha dovuto limitare le digressioni tipiche dell’opera fantascientifica, e buttarsi più sull’azione spiccia. D’altronde credo sia proprio quest’ultima il punto forte. Altro punto forte è sicuramente dato dal world building magnifico!

Come era lecito aspettarsi da un film di dure ore, l’intera trama del manga (che si compone di 9 volumi totali) non poteva essere compressa … essendo stati adattati, circa, i primi 2-3 volumi, è lecito aspettarsi non solo un sequel, ma forse una trilogia. Staremo a vedere.

In sostanza, mi risulta più facile consigliare la visione del film in primis a chi ha già avuto modo di leggere l’opera cartacea, quanto meno per riuscire a comprendere appieno la narrazione generale (benchè poi, anche tutti gli altri possano trovare la visione piacevole quanto lo può essere un normale film d’azione sci-fi).