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"Zucca e maionese" non ha lo stile iper-realistico che di solito amo nei manga, ma l’ho apprezzato proprio per questo motivo. Le linee nette, i contorni poco definiti, i disegni imprecisi sono la cifra di Kiriko Nananan, una delle prime autrici indipendenti ad essere conosciuta anche in Italia, e forse una delle più interessanti.
Per quanto riguarda il target di riferimento, il manga è josei in modo inequivocabile. Miho, vive con il suo ragazzo, Seichiiro (Sei-chan). Lui è un musicista rock e sogna di sfondare ma non riesce ad avere successo e nel frattempo non si cerca un lavoro. È Miho a doverlo mantenere col suo lavoro di commessa in un negozio di abbigliamento.
Vi ricorda qualcosa? I take advantage while / You hang me out to dry /But I can’t see you every night /Free.1 Questa canzone fu scritta da Kurt Cobain per la sua ragazza di allora, Tracy, che gli rinfacciava il fatto che lui non avesse un’occupazione seria e stabile.
Sei-chan, come Kurt, si scusa della sua attitudine sognatrice, specie quando scopre che Miho ha dovuto fare una scelta difficile per mantenerlo.
Basta, non dico altro, ma c’è molto di più. "Kabocha to mayonnaise" è un manga breve, con poche parole e grandi spazi neri dove si concentrano i pensieri. È un manga che all’apparenza si legge velocemente; ma è molto profondo e introspettivo.
Come c’è da aspettarsi in un josei, il tema portante è la crisi della post-adolescenza, il momento traumatico in cui la società adulta ti spinge a forza tra le proprie fauci. Cosa farà Seiichiro? E il rapporto reggerà alle prove a cui lo sottopone Miho? Quale ruolo avrà Hagio, il primo amore di lei, un ragazzo terribilmente egocentrico?
Siamo lontani dalle paranoie amorose della prima cotta, tipiche degli shôjo: qui i protagonisti sono più grandi e le riflessioni più mature.

La trama è molto simile a "Solanin" di Inio Asano, anche se lo stile grafico è molto diverso, direi diametralmente opposto. L’autrice non ci dice nulla della vita dei protagonisti prima dei fatti narrati, ma oltre alle persone abbiamo un’altra presenza forte e prepotente: la Città: Tokyo, con i suoi spazi e le sue claustrofobie, i vicoli, i locali, le stazioni della metro. Lo stesso avveniva in "La fine del mondo prima dell’alba", ancora di Asano – sempre tenendo conto dell’abisso stilistico; e mi pare di ricordare qualcosa di simile in un lavoro di Kamimura (o era Shin Takahashi?)

Come ho detto, il disegno carico di neri, a tratti un po’ confuso non mi è dispiaciuto, anzi. Se però dovessi a tutti i costi trovare un difetto in "Zucca e maionese", devo dire che i personaggi si somigliano un po’ tutti tra loro. In alcuni momenti ho avuto difficoltà a capire se Miho era con Seiichiro o con Hagio! (ma è anche possibile che sia un effetto voluto: forse Miho si è messa con Sei-chan per dimenticare Hagio e ha inconsciamente cercato qualcuno che gli somigliasse)

Generalmente mi piacciono le edizioni Dynit Manga: il formato un po’ più grande, la carta, la copertina ruvida. Ma questa volta la copertina non mi ha fatto impazzire. Sul davanti c’è un disegno troppo vago (Miho di spalle sui binari) e il colore della copertina è bruttino. Era molto meglio la copertina originale, che mi ricorda le vecchie pubblicazioni della Kappa Edizioni.
Detto questo, si tratta di un particolare insignificante, puro gusto personale. Nulla che possa inficiare il giudizio sull’opera.
Guardando su Animeclick, ho scoperto che la Dynit ha recentemente portato in Italia anche un altro fumetto della Nananan, "Blue", che spero di recuperare al più presto.