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Ho scoperto la Ogeretsu da poco e devo dire che è un’autrice che spicca. Sia dal punto di vista dei disegni, visto che ha un tratto molto personale e riconoscibile (se incappi in un suo disegno online slegato dal contesto, riconosci subito che è suo, giusto per farvi capire), sia dal punto di vista contenutistico delle storie. Sono stata iniziata alle sue opere da “Yarichin” ed è proprio lì che sono rimasta colpita dai vari livelli di lettura che ha saputo offrire: da quello più assurdo e spassoso, a quello più introspettivo e malinconico, mixando sia sesso fine a se stesso che romanticismo “slow-burn”, creando così un prodotto unico nel suo genere. Livelli di lettura che, sebbene in maniera meno estremizzata, sono presenti anche in Neon Sign Amber.

In questo caso, siamo di fronte a una storia con un buon impianto introspettivo e una componente decisamente drammatica e realistica che in molti yaoi non viene toccata neanche per sbaglio – e già solo per questo lo rende “speciale” in mezzo a tanti altri – ma anche con molto romanticismo e positività per accontentare i cuori più dolciotti. La vicenda prende vita sotto le luci di una discoteca, frequentata per lavoro da Ogata, ragazzo definito da tutti inespressivo e incapace di mostrare le proprie emozioni, e per divertimento da Saya, un cliente abituale molto vivace e in apparenza grande donnaiolo, ma che in realtà nasconde tantissime insicurezze e un passato doloroso. Iniziando a interagire quasi per caso, Ogata resta sorpreso dal fatto che Saya riesca fin da subito a leggere le sue espressioni e a cogliere le sue emozioni, evento più unico che raro per lui, e via via si sentirà sempre più attratto dal ragazzo. Da qui prenderà forma una storia che porterà a disseppellire desideri a lungo celati e a riaprire, ahimè, ferite che Saya aveva cercato in tutti i modi di rimarginare.

[DA QUI SPOILER!!!] Nonostante la storia, alla fine, si chiuda da favola, devo dire che mi è rimasta appiccicata molta tristezza. Tristezza nel pensare che un ragazzo come Saya abbia abbandonato gli studi per colpa dell'ignoranza altrui, che si sia ritrovato a costruirsi una facciata protettiva rinunciando ad essere se stesso, continuando dentro di sé a ripetersi e a CREDERE, soprattutto, di essere davvero disgustoso. Ho letto diversi yaoi con personaggi dal background simile a quello di Saya, ma è la prima volta che trovo affrontato un evento così doloroso con una tale rassegnazione e auto-rinuncia di sé. Per questo quando Ogata, che è il primo uomo a fare breccia in quella facciata da lui costruita e gli fa intravedere finalmente uno scorcio di libertà, lo rifiuta, fisicamente, fa ancora più male. Quello è stato senza dubbio uno dei momenti più spezzacuori mai visti. Mi sono ritrovata però con tanta amarezza anche per il “carnefice” di Saya, il suo ex senpai. Vedere come a distanza di anni non solo non portasse il minimo segno di rimorso ma fosse ancora convinto di essere “nel giusto”, mi ha semplicemente raggelato il sangue. Molti di noi – e includo me stessa – negli anni dell’adolescenza abbiamo fatto qualcosa di cui, sul momento, non ne capivamo appieno la portata ma che poi, a posteriori, una volta maturati, vediamo in un’ottica diversa e non è raro che ci vergogniamo o ci sentiamo in colpa per certe azioni fatte. Ma il punto è che, presto o tardi, arriviamo a rendercene conto e capiamo di aver sbagliato. Il fatto che un tizio del genere, dopo aver compiuto un’azione così ignobile per giunta, non riconosca non solo le conseguenze disastrose che ha avuto, ma che a distanza di anni ci scherzi ancora sopra vantandosi addirittura di aver rovinato la vita di un altro ragazzo, è semplicemente deprimente. Fa perdere la fiducia nel genere umano. E sebbene si arrivi a una “risoluzione” anche in questo caso, non l’ho sentita come tale; l’ho vista più nell’ottica di far riavvicinare Saya e Ogata, piuttosto che a portare a una sorta di “risanamento” delle ferite di Saya (visto che quelle scuse erano quanto meno di sentito che ci possa essere.) Quelle credo proprio che non guariranno mai, pur avendo una persona che lo ama profondamente al proprio fianco. Ciò si capisce anche dalle scene intime che avrà con Ogata, dove si sente la sua palese insicurezza, come se le sue vecchie ferite fossero sempre sull’orlo di essere riaperte. Da qui questo senso di tristezza che mi è rimasto appiccicato addosso, come dicevo, nonostante il finale tutto pucci-pucci. Maledetto bullismo e maledetta adolescenza! [FINE SPOILER]

Per quanto riguarda il comparto “erotico”, scene di contatto fisico tra loro e pure di sesso ne abbiamo, anche piuttosto esplicite. Ma se devo essere sincera, e in questo caso ci metto anche Yarichin che è l’altra opera della Ogeretsu che ho letto finora, devo dire che, nonostante l’esplicitezza, trovo le sue scene di sesso poco erotiche. Non so spiegare bene il perché. La sensei mi emoziona tantissimo per come rappresenta certe espressioni, certi gesti, che trovo anche molto sensuali, ma quando si va sull’hardcore, in questo caso pure non censurato – una chicca che apprezzo sempre – non riesce a soddisfarmi appieno. Come dicevo, ho notato questa cosa anche in Yairchin, che praticamente è all’80% sesso sfrenato, giusto per farvi capire; ma anche lì, le scene di sesso random sono forse la cosa che, paradossalmente in un manga di quel tipo, mi interessa meno, mentre sono stata del tutto rapita da certi gradi di introspezione (oltre che dalla comicità travolgente di certe scene, perché raramente ho riso così in uno yaoi) e dalla romance del triangolo principale, che almeno finora è rimasto ancora piuttosto “puro” (ma i pochi momenti di contatto fisico avuto, a cui si aggiungono soprattutto le espressioni e certe reazioni, mi hanno completamente travolto, e hanno una carica sensuale maggiore del sesso più sessoso di altre scene). C’è da dire che la Ogeretsu non ha peli sul pennino nel rappresentare i momenti “intimi” e ci aggiunge sempre qualche dettaglio “kink” che li fanno restare impressi (in Yarichin ricordo certe inquadrature da “colonscopia”, mentre qui in Neon Sign Amber, quando Saya verso la fine… beh, non posso dirlo per non spoilerare, ma anche perché verrei censurata LOL ma se l’avete letto capirete subito a cosa mi riferisco). Quindi l’inventiva e la passione nel rappresentare anche l’aspetto più fisico del rapporto ce l’ha, e ci imprime un marchio tutto suo, ma come dicevo, sempre paradossalmente per un’autrice ben conosciuta per l’esplicitezza, è ciò che mi cattura e mi solletica meno del suo lavoro.

Passando all’edizione italiana, esteticamente e qualitativamente ben fatta, sia a livello dei materiali che nella cura dei contenuti. Parlando nello specifico della traduzione e dell'adattamento, nella mia immensa pignoleria, devo dire che sebbene risultino tecnicamente corretti e filino, a livello di “sensazioni” trasmesse, in alcuni punti, si poteva forse fare meglio. Esempio: “ciotolone” di riso (magari “un bel piatto di riso” ci sarebbe stato meglio, considerando che “ciotolone” dà esiti involontariamente comici, in una scena dove si doveva trasmettere una grande familiarità e calore), oppure l’uso del temine “bullizzare”, che per quanto sia entrato nel dizionario a me stride ancora nelle orecchie, e c’è un così bel range di termini nella nostra lingua tra cui poter scegliere (in questo caso ci stava bene “tormentare”, ad esempio) fino ad arrivare a “si sta caldi dentro di te” – potete capire bene da voi in che contesto compare LOL – che a me pare tanto una constatazione metereologica, e dove avrei optato per un “si sta bene dentro di te” se proprio la si voleva mantenere all’impersonale, o "é bello stare dentro di te." (eh, sì, per certe situazioni ne avrei di varianti da suggerire!) Ma sono cose che noto per deformazione professionale e deformazione pignoloresca da scassa-bip; nel complesso direi che è stato fatto un buon lavoro e, soprattutto, non ho notato nessun malefico refuso.

Concludendo, è un volume autoconclusivo soddisfacente, anche se, a livello personale, mi sarebbe piaciuto tantissimo che la seduzione involontaria di Saya fosse durata di più, visto che la costruzione della tensione erotica mi fa sempre impazzire. Quindi, probabilmente, due volumi ci sarebbero stati alla grande. Però va bene anche così; ha confermato il mio grande interesse per la Ogeretsu e adesso non vedo l’ora di leggere altro di suo, partendo da Escape Journey, di prossima uscita sempre da parte di J-Pop.