Recensione
Difficile valutare un titolo del genere, perché è talmente pieno che esso ti travolge e rischia persino di renderti difficile vederlo tutto o quasi tutto in una volta. Di cosa è pieno? Di azione frenetica, naturalmente, ma anche di pathos, epica, dramma, cerebralismi, situazioni apocalittiche, gigantismo della messa in scena, insomma di così tanti elementi che rischiano persino di appesantire la visione, nel senso che in ogni puntata c’è talmente tanta roba, che se ne guardi due o tre di fila, per le altre potresti voler rimandare; non perché brutte, ma perché le precedenti erano già… ‘troppo’. "Shin Gettar Robot" mi sembra nascere da un tentativo di Go Nagai di fondere la sua formula tipica dei robottoni, semplice (non semplicistica) ed epica, con un titanismo alla "Giant Robot" e soprattutto con il dramma interiore e la trama complicata di "Evangelion" (in questi OAV è possibile scorgere situazioni e dettagli che si rifanno a NGE, persino uno dei trailer di Getta ad un certo punto riprendeva pari pari il ritmo a raffica della sigla di Eva, nella parte finale).
Se queste sono le premesse, come giudicare il risultato? Molto buono, ma non eccellente, perché persino per il nostro è difficile riunire anime a volte così diverse: la trama è un guazzabuglio, nel senso che se il filo generale si capisce, è tuttavia accompagnato da situazioni strane, a volte contraddittorie, da scelte forzate che mostrano troppo chiaramente il loro esistere solo per giustificare un successivo colpo di scena stile ‘Che cosa?!’. D’accordo che tale elemento è così evidente da dover essere sicuramente voluto, forse perché Nagai voleva realizzare una esperienza narrativa più emotiva che razionale, però il fatto che ci sia un perché non rende tale scelta sempre efficace: se stranezze, incoerenze e forzature si accumulano fino a rendere troppo difficile (se non impossibile) capire tutti gli snodi della storia, rischiano di distrarre lo spettatore dal seguire l’azione, perché chi guarda vuole anche capire ciò che vede. Inoltre l’abbondanza di materiale, come detto, rischia pure di sovraccaricare la narrazione.
Il piano sul quale SGR riesce sicuramente è quello dell’azione: difficile annoiarsi, le battaglie sono tutte semplici e insieme possenti, e in alcuni punti riescono pure a raggiungere il livello memorabile, rendendo innegabile il respiro epico, reso ancora più enfatico dal fatto che sia i personaggi che i robot assumono spesso, nel parlare e nell’agire, delle pose fighe. Le animazioni invece sono altalenanti: i primi due episodi sono quelli animati meglio, poi ci si stabilizza su un livello più medio, mentre gli ultimi sono quelli più ‘rozzi’. Tuttavia il livello generale è sempre accettabile.
Insomma, un esperimento complesso e affascinante, che ha sicuramente dei punti forza, però rischia pure di avere proprio nella sua complessità il principale punto debole.
Voto: 7 e mezzo, con alcuni momenti da 8.
Se queste sono le premesse, come giudicare il risultato? Molto buono, ma non eccellente, perché persino per il nostro è difficile riunire anime a volte così diverse: la trama è un guazzabuglio, nel senso che se il filo generale si capisce, è tuttavia accompagnato da situazioni strane, a volte contraddittorie, da scelte forzate che mostrano troppo chiaramente il loro esistere solo per giustificare un successivo colpo di scena stile ‘Che cosa?!’. D’accordo che tale elemento è così evidente da dover essere sicuramente voluto, forse perché Nagai voleva realizzare una esperienza narrativa più emotiva che razionale, però il fatto che ci sia un perché non rende tale scelta sempre efficace: se stranezze, incoerenze e forzature si accumulano fino a rendere troppo difficile (se non impossibile) capire tutti gli snodi della storia, rischiano di distrarre lo spettatore dal seguire l’azione, perché chi guarda vuole anche capire ciò che vede. Inoltre l’abbondanza di materiale, come detto, rischia pure di sovraccaricare la narrazione.
Il piano sul quale SGR riesce sicuramente è quello dell’azione: difficile annoiarsi, le battaglie sono tutte semplici e insieme possenti, e in alcuni punti riescono pure a raggiungere il livello memorabile, rendendo innegabile il respiro epico, reso ancora più enfatico dal fatto che sia i personaggi che i robot assumono spesso, nel parlare e nell’agire, delle pose fighe. Le animazioni invece sono altalenanti: i primi due episodi sono quelli animati meglio, poi ci si stabilizza su un livello più medio, mentre gli ultimi sono quelli più ‘rozzi’. Tuttavia il livello generale è sempre accettabile.
Insomma, un esperimento complesso e affascinante, che ha sicuramente dei punti forza, però rischia pure di avere proprio nella sua complessità il principale punto debole.
Voto: 7 e mezzo, con alcuni momenti da 8.