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L'adolescenza è un'età di sogni, di tempeste ormonali che ci rendono dei "maiali" e di incomprensioni, confusioni ed errori. Cosa succede quando le cose vanno male? Cosa succede quando la realtà ti lacera il petto? Magari non sai nemmeno come reagire, hai paura delle conseguenze, sei troppo piccolo per pensare a come gestire dei problemi più grandi di te.

Oggi parliamo di un anime che ha avuto un grande successo da noi, nonostante nessuno ne abbia acquistato i diritti per la trasmissione in Italia, che riesce a raccontarci con grande precisione i problemi dell'adolescenza senza abbandonare mai il suo spirito leggero, trainato da ottimi personaggi e dall'ottimo lavoro di A-1 Pictures e Clover Works. A tal proposito è un grande piacere segnalarvi anche le news sui "luoghi veri degli anime", le quali mostrano il grandissimo lavoro dietro a questa opera.

"Seishun Buta Yarou wa Bunny Girl-senpai wo Yume no Minai" è un anime andato in onda nella stagione autunnale, trasposizione animata della serie di light novel scritta da Hajime Kamoshida e illustrata da Keiji Mizokuchi, che questa estate continuerà tramite un film che ne adatterà il sesto e il settimo volume.

Kimi no Sei

L'anime è una divertente e assurda introspezione nel cuore e nell'animo degli adolescenti. I tredici episodi coprono cinque archi narrativi differenti che vedono impegnato il nostro Maiale e protagonista, Sakuta Azusagawa, nell'aiutare alcune ragazze che per un motivo o per un altro si ritrovano immerse in situazioni al di fuori dell'ordinario legate alla "sindrome della pubertà" (Shishunki Shōkōgun), ovvero "esperienze anormali che si vivono durante questo periodo della vita e causate dalla forte sensibilità e instabilità emotiva".

Ognuno di noi sarebbe potuto diventare vittima di questa sindrome; del resto ogni singolo ragazzino ha una forte sensibilità ed è instabile emotivamente. L'opera ci mette quindi di fronte ad un problema reale, ma estremizzandolo, presentandolo come qualcosa al di fuori dell'ordinario, quasi ti obbligasse a considerare le tue emozioni, a non passare sopra queste ferite. Un richiamo magari a una generazione di ragazzi giapponesi troppo chiusi e impauriti per comprendere sé stessi, obbligandoli ad aprire gli occhi.

Una serie in grado di entrare nell'animo dei ragazzi in un modo tanto delicato quanto aggressivo, capace di sottolineare quei piccoli e grandissimi problemi quotidiani che anche tuttora non potremmo essere sicuri di come gestire. In quegli anni l'apparenza è tutto (non che crescendo la cosa cambi diametralmente), il subconscio rimane schiacciato dal peso della pressione sociale, rendendo i ragazzini quelle macchiette spesso detestate da molti adulti, i quali a loro volta sono incapaci di comprendere che dietro certi atteggiamenti c'è una persona che si sente in dovere di recitare un determinato ruolo per non essere abbandonato dai propri pari. Ovviamente c'è chi riesce ad andare oltre, chi riesce a rischiare ogni cosa; non si dovrebbe mai sottovalutare, però, quanto sia difficile essere sé stessi.

"Il branco ti dà quel senso di sicurezza (...), si può lasciare che gli altri pensino a tutto. Ma... la logica del "lo fanno tutti" non legittima qualcuno a ferire un'altra persona. Solo perché "lo dicono tutti" o "lo fanno tutti" non significa che sia la cosa giusta da fare.

Che poi, chi sono questi "tutti"?"

La Coniglia (e le altre)

Sakuta è un ragazzo brillante, un liceale con la risposta sempre pronta e che senza farsi problemi si butta a capofitto nelle vite altrui per sistemarle, proprio perché lui è il primo a conoscere il dolore che nasce e che consegue dalla sindrome (tra le vittime, oltre a lui, vi è anche la sorella); elemento che lo allontana anche da una noiosa patina di perfezione, dandoci così modo di vederlo crollare e soffrire. Ma il meglio lo dà con la sua metà: Mai Sakurajima, l'amata e bellissima Coniglia.

Mai non è un'adolescente come le altre, è un'attrice famosa che però ha deciso ultimamente di allontanarsi dalle scene immergendosi in una vita tranquilla, forse anche troppo. Diventa letteralmente invisibile, a sempre più persone, decidendo quindi di girare vestita da coniglietta per scoprire se qualcuno la noti. Ovviamente ad accorgersi di lei è il Maiale, che non lesina commenti spavaldi e che si prodiga ad aiutarla per venire a capo di una terribile situazione che lui ben conosce. Da qui nasce pian piano un rapporto che diventa sempre più profondo e condito da sentimenti maturi (vissuto anche con la leggerezza della loro età), che ci regala dei meravigliosi scambi e qualche raro momento di dolcezza.

La Coniglia è quindi diventata un gatto, quello di Schrödinger, che deve essere notata per esistere. L'essere rimasta dietro la videocamera, l'essere ritenuta un'intoccabile a scuola, l'ha fatta immergere in un cono d'ombra di anonimato, paradossale per una persona simile, ma, quando si è adolescenti, si fa sempre avanti l'idea che "l'esistenza di qualcuno non è determinata finché non viene definita da un osservatore".

La prima saga è senza dubbio la più bella dell'anime, proprio grazie all'incredibile alchimia e ai bellissimi scambi tra i due ragazzi. Le saghe successive a mio avviso sono comunque degne dell'opera e sono interessanti per come spazino tra i vari problemi della psiche degli adolescenti, chiudendo il giro con un'ultima saga (della quale non accennerò nulla) che fa finire questa serie ad altissimi livelli, sublimando un'ottima scrittura capace di farci ridere, preoccupare e addolcire.

La Träumerei del Giovane Maiale

Nelle altre saghe quindi vedremo una giovane kohai diventare il "demone di Laplace" (che in parole molto povere fa ripetere un dato periodo di tempo come simulazione di quello che potrebbe avvenire), assisteremo al trasporto quantistico e a molto altro, cercando di dare un equilibrio tra avvenimenti assurdi e la possibile attuazione teorica degli stessi. Tutte ragazze diverse e con problemi di natura differente, nei quali però possiamo rivedere spaccati della nostra vita o di quella di chi abbiamo avuto accanto. Un tema che sono sinceramente molto felice che sia stato toccato è quello dell'accettazione di sé anche a livello estetico: odiare il proprio corpo molto facilmente porta ad odiare sé stessi, e questo problema non sembra che venga sottolineato abbastanza. Sakuta, a mio avviso, sublima la sua posizione di miglior protagonista maschile dell'anno non dispensando consigli buonisti, ma dicendo esattamente la verità più cruda: non c'è nulla di male ad odiare sé stessi.

Qualche volta, in piccola quantità, senza strafare; ma comunque, sì, odiare sé stessi è un elemento essenziale della nostra crescita. Guardarci allo specchio o guardarci dentro l'animo, fare i conti col nostro io e volerlo prendere a pugni; non c'è nulla di male in tutto questo. In questo genere di opere giapponesi si è soliti a parlare esclusivamente di quanto sia stupenda l'amicizia, di quanto vada bene sacrificare tutto per i propri amici e che c'è sempre l'arcobaleno dopo la pioggia... ma a volte dopo la pioggia c'è solo fango, che ti fa perdere l'equilibrio e ti sporca tutti i vestiti. E va bene sporcarsi, a volte è necessario stare col muso per terra per comprendere quanto sia bello rialzarsi.

In realtà le storie si risolvono nel migliore dei modi solo in maniera apparente tranne che nella prima, decisamente più classica nel suo svolgimento e anche per questo più facile da apprezzare. Ma tutte le altre volte le ragazze finiranno comunque per dover dire addio a una porzione molto importante della loro serenità e della loro tranquillità, dovranno fare scelte importanti dalle quali hanno tantissimo da perdere, perché la crescita non è bella ma è dovuta, essenziale, un sacrificio.

Del resto quest'opera non è altro che la "Träumerei" di questo giovane maiale. Nel caso non fosse chiaro, ho preso in prestito il termine dall'inizio dell'ending "Fukashigi no Carte", che fa riferimento a un'opera breve del maestro Robert Schumann del 1838, facente parte delle "Kinderszenen" ("Scene Infantili") e che letteralmente è traducibile come "fantasticheria". Non so quanto sia stata una scelta consapevole, ma Schumann sarebbe stato un soggetto più che perfetto per la Shishunki Shōkōgun, dato che diversi traumi adolescenziali (la morte di gran parte della famiglia) lo fecero crescere con diversi problemi psicologici, di preciso con una malinconia pervasiva, nonostante la quale il compositore cercava di dare il meglio nella sua vita accompagnato dalla sua amata Clara Wieck. Le "Kinderszenen" nacquero difatti come un giochetto tra lui e la moglie, perché lei era solita prenderlo in giro affettuosamente dicendogli che sembrava un bambinone; lui volle allora creare queste operette dal ritmo semplice e allegro, così che potessero essere dedicate all'infanzia, ma ultimando la sua opera si rese invece conto che non si trattava di musica per i bambini ma sui bambini.

L'anime è quindi, in un certo senso, proprio come la "Träumerei" di questo giovane Maiale, un'opera che grazie ai suoi tempi comici e alle sue assurdità sembra essere di una squisita leggerezza, rivelandosi invece essere non per gli adolescenti quanto piuttosto sugli adolescenti.

Va bene odiarsi, va bene avere delle cicatrici, va bene soffrire, va bene anche per un Maiale sognare una senpai vestita da Coniglia. L'importante è che alla fine di questa "Träumerei" capiate che crescere vuol dire imparare a convivere con tutti questi pesi.