Recensione
Hirune Hime
8.0/10
"Hirune Hime: Shiranai Watashi no Monogatari" è ambientato nel 2020, poco prima dell'inizio delle Olimpiadi.
Kokone Morikawa, una normale liceale, preferirebbe passare probabilmente l'estate a sonnecchiare (il suo passatempo preferito) e badare a suo padre, piuttosto che seguire le Olimpiadi. Tuttavia si troverà coinvolta in una serie di avventure che s'intersecheranno senza soluzione di continuità tra di loro: una di fantasia, basata sulle storie che suo padre le raccontava da bambina, nella quale dovrà difendere il Regno di Heartland, e una reale, legata allo spionaggio industriale, nella quale dovrà salvare il padre. Con l'aiuto del suo amico Morio Sawatari, affronterà le avversità che le si pareranno davanti per poter salvare il padre e risolvere i misteri che riguardano la sua identità.
Kenji Kamayama, già famoso per serie come "Ghost In The Shell: Stand Alone Complex" e "Higashi no Eden", ci racconta una storia certamente complicata, che si alterna tra il mondo fantastico e quello reale, ma lo fa senza ricorrere a spiegazioni noiose o a conclusioni ovvie. Il viaggio di Kokone prende spesso direzioni inaspettate, ma che acquistano senso nel quadro generale della storia, accompagnandoci verso il climax finale. È un viaggio di formazione, che porterà Kokone a scoprire il suo potere inespresso, sia di forza interiore che di immaginazione. Allo stesso tempo potrà apprendere molto riguardo alla sua defunta madre. Il film trasmette un messaggio potente e convincente riguardo all'emancipazione femminile e alla forza interiore delle donne. Nell'opera di Kamiyama si possono cogliere riferimenti a "Neon Genesis Evangelion", nelle fasi di battaglia dei mecha, così come alle opere di Miyazaki in alcune scene di volo (ricorda principalmente le scene di "Nausicaa della Valle del Vento").
Kamiyama si conferma come uno dei maggiori talenti dell'animazione giapponese odierna.
È un'opera interessante, dove viene trattato egregiamente il passaggio dal mondo reale a quello fantastico, che spesso sfumano l'uno nell'altro. Anche se "Hirune Hime" potrebbe confondere i più inesperti, è davvero ingegnoso il modo in cui vengono intrecciati i due plot narrativi, rendendo chiaro che c'è ben più di un'eroina in questa storia. L'unico aspetto negativo che si può rilevare è il nemico, che appare alquanto stereotipato nella sua caratterizzazione. Tuttavia Kamiyama sa bene come attirare l'attenzione degli spettatori con una narrazione e dei protagonisti avvincenti.
Per quanto riguarda il lato tecnico, il chara design è buono, i personaggi sono espressivi e ben realizzati; le animazioni sono di ottima fattura, così come i fondali, che sono molto dettagliati. La paletta dei colori l'ho trovata appropriata. La colonna sonora è stata affidata a Yoko Shimomura, nota soprattutto nel campo delle colonne sonore di videogames di successo, che ha svolto un lavoro egregio nel comporre della musica che ben si adattasse all'atmosfera del film. Il tema portante, Daydream Believer, cover del brano dei The Monkees cantata da Mitsuki Takahata, la quale presta la propria voce alla protagonista, è una gemma, che purtroppo non è presente nella versione internazionale per questioni di diritti.
Complessivamente il film non è un capolavoro, ma si tratta comunque di un'opera godibile e di buona fattura, che intrattiene per tutto la sua durata, senza stancarti. Consigliato
Kokone Morikawa, una normale liceale, preferirebbe passare probabilmente l'estate a sonnecchiare (il suo passatempo preferito) e badare a suo padre, piuttosto che seguire le Olimpiadi. Tuttavia si troverà coinvolta in una serie di avventure che s'intersecheranno senza soluzione di continuità tra di loro: una di fantasia, basata sulle storie che suo padre le raccontava da bambina, nella quale dovrà difendere il Regno di Heartland, e una reale, legata allo spionaggio industriale, nella quale dovrà salvare il padre. Con l'aiuto del suo amico Morio Sawatari, affronterà le avversità che le si pareranno davanti per poter salvare il padre e risolvere i misteri che riguardano la sua identità.
Kenji Kamayama, già famoso per serie come "Ghost In The Shell: Stand Alone Complex" e "Higashi no Eden", ci racconta una storia certamente complicata, che si alterna tra il mondo fantastico e quello reale, ma lo fa senza ricorrere a spiegazioni noiose o a conclusioni ovvie. Il viaggio di Kokone prende spesso direzioni inaspettate, ma che acquistano senso nel quadro generale della storia, accompagnandoci verso il climax finale. È un viaggio di formazione, che porterà Kokone a scoprire il suo potere inespresso, sia di forza interiore che di immaginazione. Allo stesso tempo potrà apprendere molto riguardo alla sua defunta madre. Il film trasmette un messaggio potente e convincente riguardo all'emancipazione femminile e alla forza interiore delle donne. Nell'opera di Kamiyama si possono cogliere riferimenti a "Neon Genesis Evangelion", nelle fasi di battaglia dei mecha, così come alle opere di Miyazaki in alcune scene di volo (ricorda principalmente le scene di "Nausicaa della Valle del Vento").
Kamiyama si conferma come uno dei maggiori talenti dell'animazione giapponese odierna.
È un'opera interessante, dove viene trattato egregiamente il passaggio dal mondo reale a quello fantastico, che spesso sfumano l'uno nell'altro. Anche se "Hirune Hime" potrebbe confondere i più inesperti, è davvero ingegnoso il modo in cui vengono intrecciati i due plot narrativi, rendendo chiaro che c'è ben più di un'eroina in questa storia. L'unico aspetto negativo che si può rilevare è il nemico, che appare alquanto stereotipato nella sua caratterizzazione. Tuttavia Kamiyama sa bene come attirare l'attenzione degli spettatori con una narrazione e dei protagonisti avvincenti.
Per quanto riguarda il lato tecnico, il chara design è buono, i personaggi sono espressivi e ben realizzati; le animazioni sono di ottima fattura, così come i fondali, che sono molto dettagliati. La paletta dei colori l'ho trovata appropriata. La colonna sonora è stata affidata a Yoko Shimomura, nota soprattutto nel campo delle colonne sonore di videogames di successo, che ha svolto un lavoro egregio nel comporre della musica che ben si adattasse all'atmosfera del film. Il tema portante, Daydream Believer, cover del brano dei The Monkees cantata da Mitsuki Takahata, la quale presta la propria voce alla protagonista, è una gemma, che purtroppo non è presente nella versione internazionale per questioni di diritti.
Complessivamente il film non è un capolavoro, ma si tratta comunque di un'opera godibile e di buona fattura, che intrattiene per tutto la sua durata, senza stancarti. Consigliato