Recensione
A Certain Scientific Railgun T
10.0/10
Recensione di L'unico isekai buno è l'isekai parodico
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Guardare questa serie è stata una delle migliori esperienze che un anime mi abbia regalato nel 2020. "A Certain Scientific Railgun T" è, per me, tutto ciò che si possa desiderare da una terza stagione. Ma partiamo dall'inizio. Sarà un'introduzione molto lunga, ma, per capire perchè questa terza serie è così impressionante, bisogna ricapitolare le precedenti.
Attenzione: la recensione contiene spoiler sulla serie e sulle due precedenti
La prima stagione della serie è quasi puramente introduttiva. Ci vengono mostrati il cast principale e le meccaniche fondamentali dell'universo narrativo, facendo apparire Misaka come un carro armato in gonnella assolutamente inarrestabile e che può risolvere qualsiasi situazione con la pura forza bruta. La storia alternava episodi slice of life comici, volti a approfondire le dinamiche tra i vari membri del gruppo, e sequenze action. Ogni volta il problema si risolveva a suon di mazzate e tutte tornavano alla allegra vita di prima, come se non fosse successo nulla. La mentalità di Misaka era letteralmente "se non mi piace, lo riempio di botte". Dopo 25 episodi, la formula risultava, chiaramente, ripetitiva. Le battaglie erano molto belle coreograficamente parlando, ma anche sempre scontate nel loro esito. La chimica del gruppo era forte, ma alla 50esima volta che Saten alza la gonna a Uiharu ti inizi anche a scocciare.
Nella seconda stagione, però, le cose cambiano. E parecchio. Ora conosci fin troppo bene i personaggi principali, quindi la serie può iniziare ad aggiungerne altri, senza preoccuparsi di lasciare il main cast indietro. La prima cosa che si nota è che Misaka non può più entrare dalla porta principale e sfasciare tutto. Deve essere cauta: cancellare le registrazioni in cui appare, hackerare i sistemi di difesa, raggirare le guardie. È un grosso cambio di atmosfera. La protagonista OP non può più permettersi di agire spavaldamente. Durante la prima serie, Misaka aveva solo toccato la superficie del marcio della città-accademia. Si era limitata a scoprire degli esperimenti che, per quanto amorali, non erano poi così nascosti.
E, fino a quel momento, aveva pensato che sfasciare tutti i centri di ricerca avrebbe risolto il problema alla radice. Se c'è del marcio, basta estirparlo, no? Tuttavia, man mano che Misaka mandava a monte questi esperimenti, scendeva un gradino più in basso. Ogni volta, la corruzione si faceva un po' più profonda e, soprattutto, gli esperimenti più perversi.
Nella seconda stagione, si ha finalmente il punto di rottura. Misaka arriva a smascherare un esperimento con radici troppo profonde. Non importa quanti centri di ricerca distrugge, ne compare sempre uno nuovo a riprendere dove il vecchio si era fermato. Ad aggravare la cosa, Misaka si scopre personalmente coinvolta nei suddetti esperimenti. Il tutto è stato fatto a sua insaputa, certo, ma ora la faccenda è personale. Il climax lo si raggiunge quando, finalmente, Misaka entra per la prima volta in contatto con una organizzazione del "lato oscuro". Non abbiamo vai visto Misaka così in difficoltà. Dopo la battaglia, è menomata. Però, quello era l'ultimo edificio. Ora si può tornare agli allegri siparietti comici, no...? No.
Chiaramente, ne spuntano altri. E sono molti di più di prima. Si scopre che, per la prima volta, Misaka è entrata in contatto con un esperimento voluto dal consiglio di amministrazione. E, per la prima volta, si rende conto che "la città intera è contro di lei". Non ha letteralmente alcun modo per farcela da sola. Railgun, livello 5 numero 3, asso della Tokiwadai, sono solo titoli. Non sono serviti a nulla nel momento del bisogno. Questo è stato un momento importantissimo per me. La protagonista ti viene presentata come il classico personaggio shonen che è sopra tutto e tutti in termini di forza. Ora siamo ad un punto di blocco. Misaka si sente in colpa per quello che è successo e non ha nessuna intenzione di coinvolgere qualcun altro, ma non ha il potere di farcela da sola. Di conseguenza decide che l'unica soluzione è, come sempre affrontare il problema alla radice. L'esperimento aveva come presupposto il fatto che lei e i suoi cloni fossero forti. Se lei si fosse fatta uccidere in un colpo in combattimento, questo fondamento sarebbe caduto e tutto si sarebbe sistemato... e qui interviene Touma, che segna il punto più importante della crescita di Misaka. Touma, essenzialmente, la costringe a farsi aiutare.
Fino a quel momento, Misaka è vissuta nella convinzione che l'unico modo per risolvere i problemi fosse farlo da soli. Per questo si era allenata così tanto fino ad arrivare al livello 5. Nessuno l'aveva aiutata in passato, nemmeno quel Judgment di cui Kuroko tanto parla. In un certo senso, Misaka non era per nulla lontana da Mugino e gli altri mercenari del lato oscuro. Entrambe condividevano una sfiducia nelle istituzioni che le ha portate a cercare un modo per aiutarsi da sole. L'unica cosa che ha tenuto Misaka lontano da quel mondo è la sua indole fin troppo benevola. È per questo che Misaka interveniva sempre nelle missioni di Kuroko, lei si considerava su un gradino superiore. Lei era la Railgun, poteva snobbare quanto voleva le ramanzine di Kuroko. Capite quanto fosse vicina alla mentalità del lato oscuro? L'unica differenza erano letteralmente le buone intenzioni. Nella città-accademia, tutti quelli con di una certa importanza sono così. Sono tutti studenti, alla fine. Non dimenticate che l'età media è 15 anni. Tutti questi ragazzi sono stati letteralmente forzati a crescere in fretta, a trovare un posto nel mondo. È normale che si affidino solo a loro stessi. È normale questo generale senso di sfiducia verso le forze dell'ordine. Nessun ragazzo in Railgun è realmente malvagio, tutti fanno ciò che ritengono sia necessario per vivere bene.
Come tutti, quindi, anche Misaka si affidava solo a sé stessa e non riusciva neanche a concepire l'idea che qualcuno potesse spuntare dal nulla ad aiutarla, a farsi carico dei suoi problemi.
Touma, con la sua bontà stupidamente infantile, la salva. La sta aiutando letteralmente solo perché vuole che tutti siano felici. È letteralmente un eroe fiabescamente perfetto che vuole salvare tutti. Il personaggio più banale che ci si possa inventare. Eppure, quando non è lui il centro della storia, funziona. Dal punto di vista di Misaka, Touma le capovolge la prospettiva del mondo. Alla fine della seconda stagione, tutto si risolve.
E la terza inizia, di nuovo, con dei momenti slice of life. Ed è da qui che inizierò a lodarla, senza fermarmi manco un attimo. Notate cosa ha fatto l'autore qui. Nella prima stagione, episodi come questi erano il fulcro, tanto da risultare ridondanti. Nella seconda, però, va tutto a rotoli. Sembra letteralmente che non ci sia via di uscita. Vedere ora, dopo anni dalla seconda stagione, qualche episodio di banale spensieratezza è... nostalgico. Un sentimento condiviso dalla protagonista, cosa che fornisce un fortissimo senso di empatia. Tutti i discorsi smielati, imbarazzanti e scontati da dodicenne sull'amicizia qua funzionano e non risultano buttati a caso perché:
1) dopo un'intera stagione in cui non fanno altro che uscire insieme e, fondamentalmente, fare amicizia normalmente, e numerosi momenti in cui hanno rischiato di morire, per poi tornare a vivere come amiche normali, tu ci credi che siano così smielate.
2) i personaggi in questione sono, per la maggior parte, effettivamente dodicenni. Quindi, ha senso che dicano frasi banali del genere, e non siano poi così brave nei rapporti sociali. E loro ne sono consapevoli, qui i dialoghi sono imbarazzantissimi pure per loro! È un trovata molto astuta. Si vogliono effettivamente bene, ma nessuna di loro sa come esprimere bene i propri sentimenti senza sembrare, fondamentalmente, imbarazzante e inadeguata, e quindi, giustamente, tutti scoppiano a ridere dopo quei discorsi.
Riesci contemporaneamente a prenderli seriamente, perché sono sentiti, ma, allo stesso tempo, riesci anche a farti una risata, poiché lo show sa che in quel momento il personaggio sta risultando troppo smielato ed ha senso che sia così!
A questo proposito, trovo che il rendere tutti i personaggi poco più che ragazzini sia una trovata intelligentissima. Infatti, non sono ragazzini per caso. La città accademia è, prima di tutto, un enorme istituto di ricerca. Gli scienziati vogliono e devono monitorare la crescita degli esper, quindi ha senso che siano tutti studenti. Ma questo vuol dire anche che tutti questi ragazzi sono stati fondamentalmente forzati a crescere prima del dovuto. Sono tutti dei prodigi, certo, ma sono comunque ragazzini. Questo permette di avere sia giochi mentali elaborati e discussioni intricate, che personaggi molto sfaccettati (sono tutti teenager, quindi sono tutti complessati. Nessuno ha una morale ancora definita e tutti hanno le loro insicurezze. Cercano di comportarsi da adulti, ma non lo sono. Quindi tutti, possono mostrare empatia e insicurezze, anche gli assassini professionisti), che soprattutto, avere delle scene comiche sempre pronte. Anche la più brava degli assassini, qui, è una quattordicenne che nel tempo libero colleziona fermacapelli, per dire.
Ma ora basta con l'introduzione. Andando avanti, si nota il secondo enorme pregio di questa serie: la continuità tra le stagioni. La storia delle Sisters si è conclusa, ma questo non vuol dire che le sisters verranno messe da parte. Anzi. La capacità di questa serie nel gestire il suo enorme cast è encomiabile. Ogni singolo personaggio, nuovo e vecchio, ha i suoi momenti di gloria e continua ad evolversi come persona nel corso di questa serie. In particolare il rapporto tra Misaka e le Sisters è molto ampliato in questa serie. Oltre a questo, viene molto approfondito il personaggio di Kongou, che esce dal suo ruolo di macchietta e diventa un personaggio sfaccettato e a tutto tondo. Perfino Frenda, che tutto sembrava, tranne che un personaggio importante, ha degli ottimi episodi dedicati che esplorano dettagliatamente il suo personaggio. È incredibilmente interessante vedere interagire tutti questi personaggi tra di loro, anche perché la serie non ha la minima paura a far interagire tutti i personaggi tra di loro. È incredibile, tutti conoscono tutti. Ogni singolo personaggi ha un rapporto preciso, personale, ben scritto e realistico con tutti gli altri. E ogni singola interazione approfondisce entrambi in personaggi in maniera consistente nella serie.
Ma lo sviluppo dei personaggi non si ferma solo qui: a passare di stagione in stagione, chiaramente, sono anche i traumi di Misaka. Ormai, è arrivata ad un punto in cui non può semplicemente ignorare tutto ciò che ha visto e tornare a mangiare dolci con le amiche. Ormai lei ha visto troppo, conosce quanto marcio c'è nella città. E allora uno si potrebbe chiedere... ne vale la pena? Perché questa continua a vivere qui? Perché continua a combattere? E, soprattutto, come sopporta il pensiero della corruzione dilagante, senza, però, essere assorbita da essa? Eh sì, perché Misaka in questo momento si trova in una posizione incredibilmente precaria, e, soprattutto, incredibilmente interessante. Non è all'oscuro di tutto, come il reso dei cittadini, non conosce troppo, cosa che la renderebbe un bersaglio da eliminare, ma non lavora per il lato oscuro, come fanno di solito tutti quelli nella sua situazione, per ingraziarsi il consiglio di amministrazione. Ha un piede in due scarpe: non è più una normale cittadina, non può far finta de esserlo, ma non è ancora stata inglobata nella corruzione. Fondamentalmente, non ha nessuno con cui confidarsi. Il lato oscuro per lei è un nemico, ma non può confidarsi di ciò con chi non conosce il marcio della città, cosa che però di conseguenza significa far parte del lato oscuro.
Ebbene, ancora una volta, la risposta a questa domanda è nella prima stagione, che, per quanto possa risultare tediosa da guardare, è incredibile per quanto riguarda il character-building. Se noi non conoscessimo il rapporto tra Misaka e le sue amiche, potremmo pensare che effettivamente non valga la pena di combattere così tanto per salvare una città che è comunque contro di te. Tuttavia, noi abbiamo visto cosa vuol dire vivere "da civile" in Accademy-city. Abbiamo entrambe le prospettive. La città è marcia, certo, ma i momenti passati col suo gruppo di amiche sono qualcosa che vale la pena proteggere. E, di fatto, Accademy-city è l'unico posto in cui lo si può permettere. La città, se sei inconsapevole di tutto, è effettivamente un paradiso. Con questo non voglio dire che però la strada di Misaka sia quella giusta: ha scelto la via più difficile, ma anche la meno fruttuosa. Combatte per il quieto vivere dei cittadini e ferma ogni esperimento disumano che incontra, ma non fa nulla per risolvere effettivamente la fonte del problema, che è nel consiglio di amministrazione. E, contemporaneamente, salva anche la città da minacce esterne. Prima o poi, dovrà prendere una scelta: o starà con il consiglio di amministrazione, o contro. A questo proposito, interessantissimo il dialogo con Mitori, che chiede a Misaka come faccia a tornare a vivere normalmente sapendo ciò che sa. Lei, una volta scoperto tutto, si è schierata contro il consiglio e aveva iniziato una ribellione. Avendo constatato l'impossibilità della cosa, ha preso una decisione estrema: voleva distruggere del tutto la città-accademia, senza lasciare vivo nessuno. Una posizione estremista e sbagliata, ma, almeno è una posizione. Misaka, per ora, si sta comportando da ipocrita. Si sta aggrappando con tutte le sue forze al suo stile di vita precedente, ma non può ignorare del tutto gli esperimenti. Non vuole andare fino in fondo, poiché anche questo comprometterebbe quello stile di vita, ma, fermandosi ogni volta a fermare un dato esperimento, non concluderà mai: finché il consiglio rimane uguale, un nuovo esperimento comparirà sempre. Detesta la città, ma non ha la forza di andare fino in fondo per combatterla, poiché è ancora troppo legata ad essa dalla prima serie. E' una dinamica interessantissima e, soprattutto, ancora fresca. Non vedo l'ora di scoprire a cosa porterà nelle future serie.
Ora, parliamo delle battaglie. Oh! Le battaglie. La serie si è sempre distinta in questo ambito, ma qui è dove brilla di più. Ogni singolo personaggio ha uno stile di combattimento personale, originale ed interessante da vedere. Ogni scontro è una gioia per gli occhi, e non sono neanche per nulla scontati. La serie non si trattiene dal far scontrare tra di loro personaggi da tutte le fazioni, non limitandosi a scontri buoni contro cattivi. Senza la plot armor, le battaglie diventano interessantissime. Aiuta anche il fatto che tutti i personaggi siano approssimativamente nello stesso "tier", nessuno è incredibilmente superiore agli altri per abilità, quindi ogni scontro è un insieme di giochi mentali, strategie, raggiri, assi nella manica e colpi di scena. Davvero fantastico. Le animazioni poi sono sempre incredibili e le OST sono su un altro livello.
Per finire, voglio spendere due parole su Ghensei. È l'antagonista definitivo di queste tre stagioni. Ha tutte le informazioni raccolte dai precedenti esperimenti degli antagonisti passati, avvalorando la tesi che, per quanto tu possa combattere, finché la città rimarrà com'è, la situazione non cambierà. Le abilità multiple di Kyama, che hanno una connessione con il Misaka Network, uniti ai dati sui Child Error ottenuti dalla figlia, il tutto per raggiungere di nuovo il livello 6. Dietro ogni esperimento ad osservare nel buio c'era lui. Ogni singolo elemento narrativo dei precedenti antagonisti è preso ed espanso, per poi essere combinato con altri elementi. Magnifico. Essere in grado di capire ogni singola spiegazione è una soddisfazione immensa. Questo universo ha delle regole precisissime e non le tradisce mai. Ti senti davvero ricompensato quando, grazie alla visione delle precedenti stagioni, riesci ad unire i puntini e capire perchè Ghensei è così pericoloso.
In conclusione: questo universo respira. Ogni persona ha le sue motivazioni, le sue insicurezze, i suoi trascorsi e il suo modo di combattere. Ogni combattente si attiene alle regole del suo universo, rendendo possibili scontri mentali assurdi. Ogni discorso è comprensibile e apprezzabile in proporzione a quanto conosci la Toaru Series, il fan più accanito percepirà una quantità di layer nei dialoghi mostruosa. Ogni personaggio presente e passato è in continua evoluzione semplicemente interagendo con gli altri. E, oltre a tutto questo, la serie presenta dei colpi di scena mostruosi, che però hanno perfettamente senso.
È incredibile, la serie riesce a ribaltare completamente la prospettiva che hai dei personaggi, generando colpi di scena davvero impattanti, per poi spiegarti nel dettaglio in un successivo episodio dedicato tutte le sue motivazioni in maniera perfettamente coerente con tutto ciò che è accaduto e che accadrà. A questo si uniscono battaglie mozzafiato e personaggi con una chimica perfetta capaci di sfornare gag comiche a non finire. Un mix perfetto di azione, dramma, psicologia e comicità possibile solo e soltanto grazie all'evoluzione continua di una formula avvenuta nel corso di tre stagioni. Stupendo.
10/10
Attenzione: la recensione contiene spoiler sulla serie e sulle due precedenti
La prima stagione della serie è quasi puramente introduttiva. Ci vengono mostrati il cast principale e le meccaniche fondamentali dell'universo narrativo, facendo apparire Misaka come un carro armato in gonnella assolutamente inarrestabile e che può risolvere qualsiasi situazione con la pura forza bruta. La storia alternava episodi slice of life comici, volti a approfondire le dinamiche tra i vari membri del gruppo, e sequenze action. Ogni volta il problema si risolveva a suon di mazzate e tutte tornavano alla allegra vita di prima, come se non fosse successo nulla. La mentalità di Misaka era letteralmente "se non mi piace, lo riempio di botte". Dopo 25 episodi, la formula risultava, chiaramente, ripetitiva. Le battaglie erano molto belle coreograficamente parlando, ma anche sempre scontate nel loro esito. La chimica del gruppo era forte, ma alla 50esima volta che Saten alza la gonna a Uiharu ti inizi anche a scocciare.
Nella seconda stagione, però, le cose cambiano. E parecchio. Ora conosci fin troppo bene i personaggi principali, quindi la serie può iniziare ad aggiungerne altri, senza preoccuparsi di lasciare il main cast indietro. La prima cosa che si nota è che Misaka non può più entrare dalla porta principale e sfasciare tutto. Deve essere cauta: cancellare le registrazioni in cui appare, hackerare i sistemi di difesa, raggirare le guardie. È un grosso cambio di atmosfera. La protagonista OP non può più permettersi di agire spavaldamente. Durante la prima serie, Misaka aveva solo toccato la superficie del marcio della città-accademia. Si era limitata a scoprire degli esperimenti che, per quanto amorali, non erano poi così nascosti.
E, fino a quel momento, aveva pensato che sfasciare tutti i centri di ricerca avrebbe risolto il problema alla radice. Se c'è del marcio, basta estirparlo, no? Tuttavia, man mano che Misaka mandava a monte questi esperimenti, scendeva un gradino più in basso. Ogni volta, la corruzione si faceva un po' più profonda e, soprattutto, gli esperimenti più perversi.
Nella seconda stagione, si ha finalmente il punto di rottura. Misaka arriva a smascherare un esperimento con radici troppo profonde. Non importa quanti centri di ricerca distrugge, ne compare sempre uno nuovo a riprendere dove il vecchio si era fermato. Ad aggravare la cosa, Misaka si scopre personalmente coinvolta nei suddetti esperimenti. Il tutto è stato fatto a sua insaputa, certo, ma ora la faccenda è personale. Il climax lo si raggiunge quando, finalmente, Misaka entra per la prima volta in contatto con una organizzazione del "lato oscuro". Non abbiamo vai visto Misaka così in difficoltà. Dopo la battaglia, è menomata. Però, quello era l'ultimo edificio. Ora si può tornare agli allegri siparietti comici, no...? No.
Chiaramente, ne spuntano altri. E sono molti di più di prima. Si scopre che, per la prima volta, Misaka è entrata in contatto con un esperimento voluto dal consiglio di amministrazione. E, per la prima volta, si rende conto che "la città intera è contro di lei". Non ha letteralmente alcun modo per farcela da sola. Railgun, livello 5 numero 3, asso della Tokiwadai, sono solo titoli. Non sono serviti a nulla nel momento del bisogno. Questo è stato un momento importantissimo per me. La protagonista ti viene presentata come il classico personaggio shonen che è sopra tutto e tutti in termini di forza. Ora siamo ad un punto di blocco. Misaka si sente in colpa per quello che è successo e non ha nessuna intenzione di coinvolgere qualcun altro, ma non ha il potere di farcela da sola. Di conseguenza decide che l'unica soluzione è, come sempre affrontare il problema alla radice. L'esperimento aveva come presupposto il fatto che lei e i suoi cloni fossero forti. Se lei si fosse fatta uccidere in un colpo in combattimento, questo fondamento sarebbe caduto e tutto si sarebbe sistemato... e qui interviene Touma, che segna il punto più importante della crescita di Misaka. Touma, essenzialmente, la costringe a farsi aiutare.
Fino a quel momento, Misaka è vissuta nella convinzione che l'unico modo per risolvere i problemi fosse farlo da soli. Per questo si era allenata così tanto fino ad arrivare al livello 5. Nessuno l'aveva aiutata in passato, nemmeno quel Judgment di cui Kuroko tanto parla. In un certo senso, Misaka non era per nulla lontana da Mugino e gli altri mercenari del lato oscuro. Entrambe condividevano una sfiducia nelle istituzioni che le ha portate a cercare un modo per aiutarsi da sole. L'unica cosa che ha tenuto Misaka lontano da quel mondo è la sua indole fin troppo benevola. È per questo che Misaka interveniva sempre nelle missioni di Kuroko, lei si considerava su un gradino superiore. Lei era la Railgun, poteva snobbare quanto voleva le ramanzine di Kuroko. Capite quanto fosse vicina alla mentalità del lato oscuro? L'unica differenza erano letteralmente le buone intenzioni. Nella città-accademia, tutti quelli con di una certa importanza sono così. Sono tutti studenti, alla fine. Non dimenticate che l'età media è 15 anni. Tutti questi ragazzi sono stati letteralmente forzati a crescere in fretta, a trovare un posto nel mondo. È normale che si affidino solo a loro stessi. È normale questo generale senso di sfiducia verso le forze dell'ordine. Nessun ragazzo in Railgun è realmente malvagio, tutti fanno ciò che ritengono sia necessario per vivere bene.
Come tutti, quindi, anche Misaka si affidava solo a sé stessa e non riusciva neanche a concepire l'idea che qualcuno potesse spuntare dal nulla ad aiutarla, a farsi carico dei suoi problemi.
Touma, con la sua bontà stupidamente infantile, la salva. La sta aiutando letteralmente solo perché vuole che tutti siano felici. È letteralmente un eroe fiabescamente perfetto che vuole salvare tutti. Il personaggio più banale che ci si possa inventare. Eppure, quando non è lui il centro della storia, funziona. Dal punto di vista di Misaka, Touma le capovolge la prospettiva del mondo. Alla fine della seconda stagione, tutto si risolve.
E la terza inizia, di nuovo, con dei momenti slice of life. Ed è da qui che inizierò a lodarla, senza fermarmi manco un attimo. Notate cosa ha fatto l'autore qui. Nella prima stagione, episodi come questi erano il fulcro, tanto da risultare ridondanti. Nella seconda, però, va tutto a rotoli. Sembra letteralmente che non ci sia via di uscita. Vedere ora, dopo anni dalla seconda stagione, qualche episodio di banale spensieratezza è... nostalgico. Un sentimento condiviso dalla protagonista, cosa che fornisce un fortissimo senso di empatia. Tutti i discorsi smielati, imbarazzanti e scontati da dodicenne sull'amicizia qua funzionano e non risultano buttati a caso perché:
1) dopo un'intera stagione in cui non fanno altro che uscire insieme e, fondamentalmente, fare amicizia normalmente, e numerosi momenti in cui hanno rischiato di morire, per poi tornare a vivere come amiche normali, tu ci credi che siano così smielate.
2) i personaggi in questione sono, per la maggior parte, effettivamente dodicenni. Quindi, ha senso che dicano frasi banali del genere, e non siano poi così brave nei rapporti sociali. E loro ne sono consapevoli, qui i dialoghi sono imbarazzantissimi pure per loro! È un trovata molto astuta. Si vogliono effettivamente bene, ma nessuna di loro sa come esprimere bene i propri sentimenti senza sembrare, fondamentalmente, imbarazzante e inadeguata, e quindi, giustamente, tutti scoppiano a ridere dopo quei discorsi.
Riesci contemporaneamente a prenderli seriamente, perché sono sentiti, ma, allo stesso tempo, riesci anche a farti una risata, poiché lo show sa che in quel momento il personaggio sta risultando troppo smielato ed ha senso che sia così!
A questo proposito, trovo che il rendere tutti i personaggi poco più che ragazzini sia una trovata intelligentissima. Infatti, non sono ragazzini per caso. La città accademia è, prima di tutto, un enorme istituto di ricerca. Gli scienziati vogliono e devono monitorare la crescita degli esper, quindi ha senso che siano tutti studenti. Ma questo vuol dire anche che tutti questi ragazzi sono stati fondamentalmente forzati a crescere prima del dovuto. Sono tutti dei prodigi, certo, ma sono comunque ragazzini. Questo permette di avere sia giochi mentali elaborati e discussioni intricate, che personaggi molto sfaccettati (sono tutti teenager, quindi sono tutti complessati. Nessuno ha una morale ancora definita e tutti hanno le loro insicurezze. Cercano di comportarsi da adulti, ma non lo sono. Quindi tutti, possono mostrare empatia e insicurezze, anche gli assassini professionisti), che soprattutto, avere delle scene comiche sempre pronte. Anche la più brava degli assassini, qui, è una quattordicenne che nel tempo libero colleziona fermacapelli, per dire.
Ma ora basta con l'introduzione. Andando avanti, si nota il secondo enorme pregio di questa serie: la continuità tra le stagioni. La storia delle Sisters si è conclusa, ma questo non vuol dire che le sisters verranno messe da parte. Anzi. La capacità di questa serie nel gestire il suo enorme cast è encomiabile. Ogni singolo personaggio, nuovo e vecchio, ha i suoi momenti di gloria e continua ad evolversi come persona nel corso di questa serie. In particolare il rapporto tra Misaka e le Sisters è molto ampliato in questa serie. Oltre a questo, viene molto approfondito il personaggio di Kongou, che esce dal suo ruolo di macchietta e diventa un personaggio sfaccettato e a tutto tondo. Perfino Frenda, che tutto sembrava, tranne che un personaggio importante, ha degli ottimi episodi dedicati che esplorano dettagliatamente il suo personaggio. È incredibilmente interessante vedere interagire tutti questi personaggi tra di loro, anche perché la serie non ha la minima paura a far interagire tutti i personaggi tra di loro. È incredibile, tutti conoscono tutti. Ogni singolo personaggi ha un rapporto preciso, personale, ben scritto e realistico con tutti gli altri. E ogni singola interazione approfondisce entrambi in personaggi in maniera consistente nella serie.
Ma lo sviluppo dei personaggi non si ferma solo qui: a passare di stagione in stagione, chiaramente, sono anche i traumi di Misaka. Ormai, è arrivata ad un punto in cui non può semplicemente ignorare tutto ciò che ha visto e tornare a mangiare dolci con le amiche. Ormai lei ha visto troppo, conosce quanto marcio c'è nella città. E allora uno si potrebbe chiedere... ne vale la pena? Perché questa continua a vivere qui? Perché continua a combattere? E, soprattutto, come sopporta il pensiero della corruzione dilagante, senza, però, essere assorbita da essa? Eh sì, perché Misaka in questo momento si trova in una posizione incredibilmente precaria, e, soprattutto, incredibilmente interessante. Non è all'oscuro di tutto, come il reso dei cittadini, non conosce troppo, cosa che la renderebbe un bersaglio da eliminare, ma non lavora per il lato oscuro, come fanno di solito tutti quelli nella sua situazione, per ingraziarsi il consiglio di amministrazione. Ha un piede in due scarpe: non è più una normale cittadina, non può far finta de esserlo, ma non è ancora stata inglobata nella corruzione. Fondamentalmente, non ha nessuno con cui confidarsi. Il lato oscuro per lei è un nemico, ma non può confidarsi di ciò con chi non conosce il marcio della città, cosa che però di conseguenza significa far parte del lato oscuro.
Ebbene, ancora una volta, la risposta a questa domanda è nella prima stagione, che, per quanto possa risultare tediosa da guardare, è incredibile per quanto riguarda il character-building. Se noi non conoscessimo il rapporto tra Misaka e le sue amiche, potremmo pensare che effettivamente non valga la pena di combattere così tanto per salvare una città che è comunque contro di te. Tuttavia, noi abbiamo visto cosa vuol dire vivere "da civile" in Accademy-city. Abbiamo entrambe le prospettive. La città è marcia, certo, ma i momenti passati col suo gruppo di amiche sono qualcosa che vale la pena proteggere. E, di fatto, Accademy-city è l'unico posto in cui lo si può permettere. La città, se sei inconsapevole di tutto, è effettivamente un paradiso. Con questo non voglio dire che però la strada di Misaka sia quella giusta: ha scelto la via più difficile, ma anche la meno fruttuosa. Combatte per il quieto vivere dei cittadini e ferma ogni esperimento disumano che incontra, ma non fa nulla per risolvere effettivamente la fonte del problema, che è nel consiglio di amministrazione. E, contemporaneamente, salva anche la città da minacce esterne. Prima o poi, dovrà prendere una scelta: o starà con il consiglio di amministrazione, o contro. A questo proposito, interessantissimo il dialogo con Mitori, che chiede a Misaka come faccia a tornare a vivere normalmente sapendo ciò che sa. Lei, una volta scoperto tutto, si è schierata contro il consiglio e aveva iniziato una ribellione. Avendo constatato l'impossibilità della cosa, ha preso una decisione estrema: voleva distruggere del tutto la città-accademia, senza lasciare vivo nessuno. Una posizione estremista e sbagliata, ma, almeno è una posizione. Misaka, per ora, si sta comportando da ipocrita. Si sta aggrappando con tutte le sue forze al suo stile di vita precedente, ma non può ignorare del tutto gli esperimenti. Non vuole andare fino in fondo, poiché anche questo comprometterebbe quello stile di vita, ma, fermandosi ogni volta a fermare un dato esperimento, non concluderà mai: finché il consiglio rimane uguale, un nuovo esperimento comparirà sempre. Detesta la città, ma non ha la forza di andare fino in fondo per combatterla, poiché è ancora troppo legata ad essa dalla prima serie. E' una dinamica interessantissima e, soprattutto, ancora fresca. Non vedo l'ora di scoprire a cosa porterà nelle future serie.
Ora, parliamo delle battaglie. Oh! Le battaglie. La serie si è sempre distinta in questo ambito, ma qui è dove brilla di più. Ogni singolo personaggio ha uno stile di combattimento personale, originale ed interessante da vedere. Ogni scontro è una gioia per gli occhi, e non sono neanche per nulla scontati. La serie non si trattiene dal far scontrare tra di loro personaggi da tutte le fazioni, non limitandosi a scontri buoni contro cattivi. Senza la plot armor, le battaglie diventano interessantissime. Aiuta anche il fatto che tutti i personaggi siano approssimativamente nello stesso "tier", nessuno è incredibilmente superiore agli altri per abilità, quindi ogni scontro è un insieme di giochi mentali, strategie, raggiri, assi nella manica e colpi di scena. Davvero fantastico. Le animazioni poi sono sempre incredibili e le OST sono su un altro livello.
Per finire, voglio spendere due parole su Ghensei. È l'antagonista definitivo di queste tre stagioni. Ha tutte le informazioni raccolte dai precedenti esperimenti degli antagonisti passati, avvalorando la tesi che, per quanto tu possa combattere, finché la città rimarrà com'è, la situazione non cambierà. Le abilità multiple di Kyama, che hanno una connessione con il Misaka Network, uniti ai dati sui Child Error ottenuti dalla figlia, il tutto per raggiungere di nuovo il livello 6. Dietro ogni esperimento ad osservare nel buio c'era lui. Ogni singolo elemento narrativo dei precedenti antagonisti è preso ed espanso, per poi essere combinato con altri elementi. Magnifico. Essere in grado di capire ogni singola spiegazione è una soddisfazione immensa. Questo universo ha delle regole precisissime e non le tradisce mai. Ti senti davvero ricompensato quando, grazie alla visione delle precedenti stagioni, riesci ad unire i puntini e capire perchè Ghensei è così pericoloso.
In conclusione: questo universo respira. Ogni persona ha le sue motivazioni, le sue insicurezze, i suoi trascorsi e il suo modo di combattere. Ogni combattente si attiene alle regole del suo universo, rendendo possibili scontri mentali assurdi. Ogni discorso è comprensibile e apprezzabile in proporzione a quanto conosci la Toaru Series, il fan più accanito percepirà una quantità di layer nei dialoghi mostruosa. Ogni personaggio presente e passato è in continua evoluzione semplicemente interagendo con gli altri. E, oltre a tutto questo, la serie presenta dei colpi di scena mostruosi, che però hanno perfettamente senso.
È incredibile, la serie riesce a ribaltare completamente la prospettiva che hai dei personaggi, generando colpi di scena davvero impattanti, per poi spiegarti nel dettaglio in un successivo episodio dedicato tutte le sue motivazioni in maniera perfettamente coerente con tutto ciò che è accaduto e che accadrà. A questo si uniscono battaglie mozzafiato e personaggi con una chimica perfetta capaci di sfornare gag comiche a non finire. Un mix perfetto di azione, dramma, psicologia e comicità possibile solo e soltanto grazie all'evoluzione continua di una formula avvenuta nel corso di tre stagioni. Stupendo.
10/10