Recensione
Planetes
8.5/10
Recensione di Nemesis Ra Algol
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“Planetes” è una serie del 2003-2004 prodotta da Yoshitaka Kawaguchi, con regia di Gorō Taniguchi e animata dall'eterna e famosissima Sunrise, casa produttrice di anime giapponese, che dal primo “Mobile Suit Gundam” del 1979 a “Planetes” è divenuta sia garanzia del lunghissimo franchise di “Gundam” sia, come in questo caso, una casa produttrice forte e molto competente anche per altri generi, tra cui rientra appunto “Planetes”.
Questa serie, pur rimanendo nel genere fantascientifico, abbandona tutto quello che si era visto in precedenza per osare e innovare, virando verso il genere slice of life e puntando a un realismo fino a quel periodo ancora poco esplorato. “Planetes” infatti rappresenta assieme alle due serie di “Ghost in the Shell: Stand Alone Complex”, uscite l'anno prima e nel 2004 la seconda serie, una svolta epocale. Segnando un cambio di stile più lento ma ricco di dialoghi curati e realistici, nonché un netto salto tecnologico e generazionale che dura ancora tuttora. Gli anime infatti dal 2003, e maggiormente dal 2004 al 2011, hanno subito una trasformazione talmente radicale, da potersi considerare tranquillamente moderni e attuali, senza sfigurare minimamente con le produzioni più recenti, proprio perché le serie attuali fanno parte della stessa generazione di “Planetes”.
Questa serie, se avesse mantenuto lo stile realistico con dialoghi in slice of life per tutta la sua durata sarebbe stata ottima, ma sarebbe stata un capolavoro solo se, durante la serie, le chiacchiere avessero lasciato spazio a fatti concreti e quindi a paesaggi spaziali di ben altro fascino. La trama parte spiegando come raccogliere detriti spaziali sia di vitale importanza, visto che nel 2075 ormai il traffico spaziale è affiancato a quello turistico-orbitale, per cui, se la zona di vuoto appena fuori il globo terrestre non viene ripulita, si rischiano incidenti anche mortali.
Con questo tema la trama può apparire realistica e scontata, ma paradossalmente la prima metà dell'anime è proprio quella che gli permette di raggiungere un buon punteggio da parte mia, visto che nella seconda parte tutto peggiora, ma andiamo con ordine.
L'anime inizia con una sezione detriti dedita alla loro raccolta, vengono introdotti i protagonisti e i co-protagonisti, facenti parte tutti della stessa sezione. Ai Tanabe ha solo ventuno anni, e si vedono in tutto il suo genuino entusiasmo e carattere molto dolce, mentre Hachirota Hoshino, il secondo protagonista, nonostante abbia solo venticinque anni, ha dei difetti tipici di un uomo di quaranta e immaturità di un ragazzino minorenne. I suoi pregi sono nella sua determinazione incrollabile e testardaggine, ma come carattere ha bisogno di Ai e degli altri personaggi per mostrare il suo lato socievole. Personaggi come il comandante Fee Carmichael, bella donna americana con la tipica indole esplosiva e istintiva, e Yuri Mihalkov, russo dal passato misterioso e dal fare sempre calmo e razionale, sono i veri co-protagonisti, mentre Philippe Myers e Arvind Ravi sono simpatici signori anche di livello alto nella sezione, ma nei fatti valgono solo per completare la sezione tramite la loro leggerezza e simpatia. Nella serie di rilevanti non protagonisti spiccano Claire Rondo, velenosa ragazza della sezione controllo, e Hakim, responsabile della sicurezza e uomo dal carattere forte e imprevedibile. Naturalmente nel corso della serie i personaggi principali saranno coinvolti con altri qua non menzionati, per il motivo che, pur essendo molto importanti e centrali, sono troppo collegati ai fini della trama principale o a singoli episodi di alto livello, per non generare spoiler.
Tornando invece ai pregi e difetti dell'intera opera, “Planetes” centra perfettamente l'obbiettivo della produzione fino all'episodio 16, dove le prime dieci puntante in particolare ricreano perfettamente il fascino e i pericoli del cosmo, senza risultare mai noiose. Alcune sequenze e dialoghi sulla Luna sono davvero ricche di pathos ed estremamente coinvolgenti, fino a quando non inizia la lenta rottamazione della serie. Già, perché “Planetes” sarebbe da 10, se lo stile degli episodi sulla Luna e l'empatia del gruppo in puro slice of life rimanevano, evolvendosi lungo i restanti episodi. Invece la serie prende direzioni tutte tra il forzato e il deprimente, al promettente spaziale, fino alla parte finale, decisamente troppo semplice e forzata. Cosa accade quindi dall'episodio 17? Tutto l'opposto di come deve svilupparsi una serie anime per risultare coerente e godibile. Hachirota cambia in maniera improvvisa e decisamente forzata, per poi ritornare forzatamente quello di prima. Si parla tantissimo di un viaggio verso Giove tramite la nominatissima (solo quello) nave “Von Braun”, nome derivato dal fisico tedesco che fu uno dei realizzatori delle due bombe atomiche, sganciate proprio in Giappone nel 1945 (che fortuna, vero?!). Von Braun viene nominato talmente tante volte da divenire un nauseabondo meme, qua enfatizzato e ripetuto sino allo sfinimento. La cosa grave è che si parla, si fanno test anche interessanti, ma Giove non si vede mai, nemmeno con i telescopi. Ecco, “Planetes” sarebbe dovuta essere una serie slice of life realistica, dove su Giove si andava per davvero, utilizzando lo stile della prima parte! Invece addirittura l'anime cambia genere, diventando una noiosa commedia surreale, dove Hachirota Hoshino si crede improvvisamente il miglior astronauta di sempre, ovviamente senza esserlo. Il suo carattere diviene cinico, serissimo e menefreghista, sbocciano intrighi terrestri di denaro, discriminazioni sociali trite e ritrite, che di norma non interessano a nessuno in questo genere, e che infatti riescono a rovinare molto la serie. Il finale poi è forzatissimo e tronco, finale che ovviamente cerca di compensare in positivo tutti gli errori commessi nelle seconda parte, senza riuscirci minimamente.
Dal punto di vista tecnico “Planetes” è tra le prime serie a fare un salto tecnico enorme rispetto alla fine degli anni '90. Un salto che aprirà dopo questa serie a un modo completamente nuovo di realizzare gli anime. In pratica il realismo, la cura dei dialoghi, i ritmi che divengono più lenti e si concentrano sui personaggi sono tutte caratteristiche presenti anche negli anime attuali, per cui posso tranquillamente considerare “Planetes” come un vero e proprio nuovo punto di svolta dell'animazione Giapponese. Ovviamente parlo di svolta in serie TV e OAV (i film svoltarono nel 1984 con “Macross - Do You Remember Love?”) realizzate anche per passione (e non solo denaro, ma soprattutto prive di stupidaggini con loli, moe e altre sciocchezze di serie in tredici episodi, dove l'obbiettivo principale non è la qualità né raccontare una storia seria con personaggi in cui immergersi, ma quello di far breccia nei milioni di otaku sparsi per il mondo, capaci solo di sbavare dietro all'ultima loli priva di cervello, ma dalle forme generose).
Il character design è ottimo nello stile ma solo buono nei dettagli. Dettagli ottimi durante gli zoom dei visi, decisamente ben animati, mentre è penoso per quanto riguarda la cura dei capelli, qua con la sola saturazione e colore in soccorso di un dettaglio, che altrimenti si collocherebbe in un serie del 1982. Preso per intero, il design e il dettaglio generale invece risulta buono, ma senza far gridare al miracolo.
Il dettaglio delle strutture a terra, e in particolare nello spazio, gode invece di una cura minuziosa sia negli interni che esterni davvero mozzafiato. Lavoro ottimo, visto che la cura della serie è molto legata all'ambizione di realizzare lo spazio nel modo più realistico e moderno possibile.
La realizzazione della Terra è invece appena sufficiente, e, visto che il team dei protagonisti e l'ambientazione generale sono entrambi in orbita attorno alla Terra, la cura che andava riposta doveva essere nettamente più alta.
Discorso molto diverso invece per la Luna, che è ottimamente realizzata e curata sotto ogni punto di vista.
Le musiche vanno dalla discreta intro iniziale a una OST ricorrente di qualità sublime, presente nelle scene migliori e caratterizzata da un mix di romantiche voci femminili dal timbro celestiale.
Il doppiaggio in Italiano è perfetto in tutte le situazioni e durante l'intera serie.
In conclusione, “Planetes”, pur perdendo tantissima qualità e godibilità per i motivi descritti, riesce lo stesso a essere un buon anime, ma sembra più un capolavoro rovinato piuttosto che una serie di livello inferiore, per questo la mia valutazione resta positiva.
Questa serie, pur rimanendo nel genere fantascientifico, abbandona tutto quello che si era visto in precedenza per osare e innovare, virando verso il genere slice of life e puntando a un realismo fino a quel periodo ancora poco esplorato. “Planetes” infatti rappresenta assieme alle due serie di “Ghost in the Shell: Stand Alone Complex”, uscite l'anno prima e nel 2004 la seconda serie, una svolta epocale. Segnando un cambio di stile più lento ma ricco di dialoghi curati e realistici, nonché un netto salto tecnologico e generazionale che dura ancora tuttora. Gli anime infatti dal 2003, e maggiormente dal 2004 al 2011, hanno subito una trasformazione talmente radicale, da potersi considerare tranquillamente moderni e attuali, senza sfigurare minimamente con le produzioni più recenti, proprio perché le serie attuali fanno parte della stessa generazione di “Planetes”.
Questa serie, se avesse mantenuto lo stile realistico con dialoghi in slice of life per tutta la sua durata sarebbe stata ottima, ma sarebbe stata un capolavoro solo se, durante la serie, le chiacchiere avessero lasciato spazio a fatti concreti e quindi a paesaggi spaziali di ben altro fascino. La trama parte spiegando come raccogliere detriti spaziali sia di vitale importanza, visto che nel 2075 ormai il traffico spaziale è affiancato a quello turistico-orbitale, per cui, se la zona di vuoto appena fuori il globo terrestre non viene ripulita, si rischiano incidenti anche mortali.
Con questo tema la trama può apparire realistica e scontata, ma paradossalmente la prima metà dell'anime è proprio quella che gli permette di raggiungere un buon punteggio da parte mia, visto che nella seconda parte tutto peggiora, ma andiamo con ordine.
L'anime inizia con una sezione detriti dedita alla loro raccolta, vengono introdotti i protagonisti e i co-protagonisti, facenti parte tutti della stessa sezione. Ai Tanabe ha solo ventuno anni, e si vedono in tutto il suo genuino entusiasmo e carattere molto dolce, mentre Hachirota Hoshino, il secondo protagonista, nonostante abbia solo venticinque anni, ha dei difetti tipici di un uomo di quaranta e immaturità di un ragazzino minorenne. I suoi pregi sono nella sua determinazione incrollabile e testardaggine, ma come carattere ha bisogno di Ai e degli altri personaggi per mostrare il suo lato socievole. Personaggi come il comandante Fee Carmichael, bella donna americana con la tipica indole esplosiva e istintiva, e Yuri Mihalkov, russo dal passato misterioso e dal fare sempre calmo e razionale, sono i veri co-protagonisti, mentre Philippe Myers e Arvind Ravi sono simpatici signori anche di livello alto nella sezione, ma nei fatti valgono solo per completare la sezione tramite la loro leggerezza e simpatia. Nella serie di rilevanti non protagonisti spiccano Claire Rondo, velenosa ragazza della sezione controllo, e Hakim, responsabile della sicurezza e uomo dal carattere forte e imprevedibile. Naturalmente nel corso della serie i personaggi principali saranno coinvolti con altri qua non menzionati, per il motivo che, pur essendo molto importanti e centrali, sono troppo collegati ai fini della trama principale o a singoli episodi di alto livello, per non generare spoiler.
Tornando invece ai pregi e difetti dell'intera opera, “Planetes” centra perfettamente l'obbiettivo della produzione fino all'episodio 16, dove le prime dieci puntante in particolare ricreano perfettamente il fascino e i pericoli del cosmo, senza risultare mai noiose. Alcune sequenze e dialoghi sulla Luna sono davvero ricche di pathos ed estremamente coinvolgenti, fino a quando non inizia la lenta rottamazione della serie. Già, perché “Planetes” sarebbe da 10, se lo stile degli episodi sulla Luna e l'empatia del gruppo in puro slice of life rimanevano, evolvendosi lungo i restanti episodi. Invece la serie prende direzioni tutte tra il forzato e il deprimente, al promettente spaziale, fino alla parte finale, decisamente troppo semplice e forzata. Cosa accade quindi dall'episodio 17? Tutto l'opposto di come deve svilupparsi una serie anime per risultare coerente e godibile. Hachirota cambia in maniera improvvisa e decisamente forzata, per poi ritornare forzatamente quello di prima. Si parla tantissimo di un viaggio verso Giove tramite la nominatissima (solo quello) nave “Von Braun”, nome derivato dal fisico tedesco che fu uno dei realizzatori delle due bombe atomiche, sganciate proprio in Giappone nel 1945 (che fortuna, vero?!). Von Braun viene nominato talmente tante volte da divenire un nauseabondo meme, qua enfatizzato e ripetuto sino allo sfinimento. La cosa grave è che si parla, si fanno test anche interessanti, ma Giove non si vede mai, nemmeno con i telescopi. Ecco, “Planetes” sarebbe dovuta essere una serie slice of life realistica, dove su Giove si andava per davvero, utilizzando lo stile della prima parte! Invece addirittura l'anime cambia genere, diventando una noiosa commedia surreale, dove Hachirota Hoshino si crede improvvisamente il miglior astronauta di sempre, ovviamente senza esserlo. Il suo carattere diviene cinico, serissimo e menefreghista, sbocciano intrighi terrestri di denaro, discriminazioni sociali trite e ritrite, che di norma non interessano a nessuno in questo genere, e che infatti riescono a rovinare molto la serie. Il finale poi è forzatissimo e tronco, finale che ovviamente cerca di compensare in positivo tutti gli errori commessi nelle seconda parte, senza riuscirci minimamente.
Dal punto di vista tecnico “Planetes” è tra le prime serie a fare un salto tecnico enorme rispetto alla fine degli anni '90. Un salto che aprirà dopo questa serie a un modo completamente nuovo di realizzare gli anime. In pratica il realismo, la cura dei dialoghi, i ritmi che divengono più lenti e si concentrano sui personaggi sono tutte caratteristiche presenti anche negli anime attuali, per cui posso tranquillamente considerare “Planetes” come un vero e proprio nuovo punto di svolta dell'animazione Giapponese. Ovviamente parlo di svolta in serie TV e OAV (i film svoltarono nel 1984 con “Macross - Do You Remember Love?”) realizzate anche per passione (e non solo denaro, ma soprattutto prive di stupidaggini con loli, moe e altre sciocchezze di serie in tredici episodi, dove l'obbiettivo principale non è la qualità né raccontare una storia seria con personaggi in cui immergersi, ma quello di far breccia nei milioni di otaku sparsi per il mondo, capaci solo di sbavare dietro all'ultima loli priva di cervello, ma dalle forme generose).
Il character design è ottimo nello stile ma solo buono nei dettagli. Dettagli ottimi durante gli zoom dei visi, decisamente ben animati, mentre è penoso per quanto riguarda la cura dei capelli, qua con la sola saturazione e colore in soccorso di un dettaglio, che altrimenti si collocherebbe in un serie del 1982. Preso per intero, il design e il dettaglio generale invece risulta buono, ma senza far gridare al miracolo.
Il dettaglio delle strutture a terra, e in particolare nello spazio, gode invece di una cura minuziosa sia negli interni che esterni davvero mozzafiato. Lavoro ottimo, visto che la cura della serie è molto legata all'ambizione di realizzare lo spazio nel modo più realistico e moderno possibile.
La realizzazione della Terra è invece appena sufficiente, e, visto che il team dei protagonisti e l'ambientazione generale sono entrambi in orbita attorno alla Terra, la cura che andava riposta doveva essere nettamente più alta.
Discorso molto diverso invece per la Luna, che è ottimamente realizzata e curata sotto ogni punto di vista.
Le musiche vanno dalla discreta intro iniziale a una OST ricorrente di qualità sublime, presente nelle scene migliori e caratterizzata da un mix di romantiche voci femminili dal timbro celestiale.
Il doppiaggio in Italiano è perfetto in tutte le situazioni e durante l'intera serie.
In conclusione, “Planetes”, pur perdendo tantissima qualità e godibilità per i motivi descritti, riesce lo stesso a essere un buon anime, ma sembra più un capolavoro rovinato piuttosto che una serie di livello inferiore, per questo la mia valutazione resta positiva.