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Credo che possiamo definire questo manga un esperimento interessante nell'ambito degli shoujo anni '70.

La protagonista che dà il nome a questo progetto, Ayako, lungi dall'essere la solita frignona lacrimosa e vessata, è una bellissima antieroina subdola e scaltra che non si può fare a meno di ammirare, e persino di approvare in molti casi, vista l'umanità orribile e cinica che la circonda; nel contesto di finzione da fumetto macabro e crudele in cui si muove il suo personaggio, ci troveremo spesso a stimarla per come riesce sempre a cavarsi d'impaccio grazie alla propria intelligenza, dimostrandosi perfettamente all'altezza della malvagità altrui.
Io, comunque, la trovo un personaggio molto più sfaccettato rispetto ad altri similari: sa essere singolarmente fredda e spietata, ma in più occasioni mostra di essere generosa e disponibile verso il prossimo, che quasi sempre non la ricambia, ma almeno lei dà prova di aspirare in qualche modo anche al bene.
Sicuramente i personaggi fin troppo egoisti e malvagi abbondano nel corso degli episodi, ma vediamo che Ayako ha anche varie amiche con cui esce a fare shopping, con cui si organizza per andare al bowling, e nel secondo capitolo mostra pure la sua generosità aiutando attraverso la sua astuzia un'amica in difficoltà finanziariarie; anche qui io ci vedo dell'originalità, perché la nostra antieroina non è la solita emarginata emo che rimane a casa a piangersi addosso, ma ha nonostante il suo pesante fardello una vita sociale e persone a cui tiene.
Infine, malgrado le sue origini un po' pretestuose ai fini della trama dall'unione tra una donna e un demonio, apprezzo il fatto che non abbia superpoteri o qualità magiche, ma solo una grande astuzia ed un forte spirito di sopravvivenza; secondo me è chiaro che le origini demoniache di Ayako abbiano lo scopo di mostrare quanto i veri demoni siano spesso e volentieri gli esseri umani avidi e senza scrupoli, che devono sempre prendersela con chi ai loro occhi ha qualcosa di diverso.

"Ayako" è fondamentalmente un manga crudo e cinico, che spinge eccessivamente l'acceleratore su questi due aspetti rendendosi talvolta poco credibile e troppo melò, ma personalmente apprezzo l'idea di fondo di aver voluto creare qualcosa di nuovo, ed è un vero peccato che il progetto non sia andato avanti (per scarso successo?...per perdita di interesse da parte delle autrici?).
I personaggi secondari, come ho detto, spesso sono eccessivamente crudeli, ma se ci fermiamo a pensare ai finti genitori di Ayako, che sono stati quelli maggiormente considerati poco credibili per il loro passare dall'amore all'odio una volta scoperto che la ragazza non è la loro vera figlia: quanti genitori nella realtà odiano o rifiutano i figli solo perché non sono i primi della classe, o sono omosessuali? Riflettiamoci.

Insomma, nonostante i difetti congeniti dovuti all'epoca in cui è stato scritto, vari eccessi e certe ingenuità narrative, per me complessivamente "Ayako" è promosso.
Non è un capolavoro, ma sicuramente un'opera particolare e pregevole, sottovalutata dai più forse anche perché così insolita e differente dai lavori abituali della Ikeda, che qui lascia che la storia venga gestita da un'altra autrice (che si chiama Ikeda anche lei, ma non è sua parente!), offrendo tutta la qualità delle sue sempre bellissime tavole.
Purtroppo, come ho scritto più su, il manga ad un certo punto non ha avuto una prosecuzione, ma essendo composto da episodi fondamentalmente autoconclusivi non fa sentire in modo netto la mancanza di un finale.
Io lo consiglio, anche in virtù della sua brevità.