Recensione
Steins;Gate 0
6.5/10
Approcciarsi alla visione di "Steins;Gate 0" senza alcuna aspettativa non è affatto facile: dopo il grandissimo successo della storia originale, infatti, tutti i fan chiedevano a gran voce un sequel con gli stessi colpi di scena e con le stesse emozioni, ma, ahimè, per quanto mi riguarda, il risultato è poco più che sufficiente. Ne spiegherò sinteticamente i motivi.
Partiamo dalle basi: la trama. L'opera è un mid-sequel che prende spunto dall'episodio 23 Beta della serie originale, quella in cui Okabe fallisce e non riesce a salvare Kurisu. I presupposti ci sono tutti per creare un buon prodotto. Il personaggio di Okabe, infatti, indosserà per tutta la serie l'abito nero, simbolo del lutto, e sarà costantemente tormentato dal rimorso di non aver potuto salvare la sua (più che semplice) amica. Questo è sicuramente un punto a favore della serie che, per fortuna, continua a riuscire a delineare perfettamente la psicologia dei protagonisti. Mi sono trovato molto spesso a immedesimarmi nel povero Okabe che, impotente, decide di rassegnarsi al suo destino e a quello di Kurisu.
Okabe, però, non è l'unico a muoversi in questo mondo: anche tutte le persone attorno a lui hanno la loro fetta di importanza. In particolare, ho apprezzato moltissimo il modo in cui Mayuri è cambiata e come, pur rimanendo sé stessa, ha subito una trasformazione veramente notevole.
Purtroppo, però, anche qui c'è qualcosa che non torna: l'aggiunta di nuovi personaggi, ahimè, ha impedito la costruzione di una trama solida che, a più riprese, tende a perdersi in futilità. Per buona parte della serie, infatti, si seguirà lo schema fisso "sketch comico - momento dramma - colpo di scena degli ultimi trenta secondi". E la cosa, alla lunga, ammetto che mi è pesata notevolmente, perché era davvero noioso seguire la storia in questo modo. Era come se i momenti drammatici dovessero giustificare i momenti divertenti. No, non funziona così! Ci sono, poi, personaggi che non vengono approfonditi e introdotti solamente così, per fare numero. Sì, avete capito, mi riferisco proprio alle amiche di Yuki, che più che personaggi secondari li definirei proprio comparse a tutti gli effetti. Perché? Perché non introdurre solo Yuki, che ha un buon motivo per esistere (e che non svelerò per non fare spoiler), invece di mettere altra carne sul fuoco?
Solo sul finale, con l'ultimo arco narrativo, il tutto sembra nuovamente prendere una piega non dico stupenda, ma accettabile. Sì, perché, ancora una volta, tutto succede troppo in fretta e il brodo si diluisce così tanto, che perde tutto il suo sapore. Per essere più chiari: ho perso quasi del tutto l'interesse. Si prova in tutti i modi a provocare il pianto, ma a me l'unica cosa che ha provocato è stata noia. Non nego di aver comunque apprezzato, però, alcuni passaggi.
Non è però tutto quanto da buttare: una cosa che ho trovato apprezzabile in tutti i ventitré (ventiquattro, se consideriamo lo special) episodi sono le musiche, talvolta drammatiche, talvolta epiche, che hanno accompagnato ogni scena nel modo migliore possibile. Tanto di cappello, quindi, ai produttori delle OST. Pollice in su anche per l'opening "Fatima", che è la degna erede di "Hacking to the Gate".
Qual è il motivo, allora, del perché questo mid-sequel ha suscitato così tanta indignazione? Secondo me, il motivo nasce dal fatto che il tema intorno a cui ruotava l'opera originale, cioè i viaggi nel tempo, è presente, ma viene di gran lunga messo in secondo piano, concentrandosi piuttosto sulle conseguenze che essi possono portare. Ciò ha reso, quindi, l'opera una sorta di "dramedy umano". Mi spiego: molti degli episodi raccontano le avventure dei personaggi nella loro vita quotidiana, costellata di gioie e sorrisi ma anche di lacrime, dolori e forti sentimenti. Sembra quasi come se l'elemento fantascientifico sia soltanto un contorno in cui inserire qualcosa di ben diverso. Ammetto che, se non si fosse parlato di "Steins;Gate", ci sarebbe anche potuto stare, ma cambiare rotta in modo così repentino non ha potuto fare altro che suscitare polemiche. E io sono il primo ad essere rimasto piuttosto deluso.
In conclusione, quindi, il mio consiglio per visionare "Steins;Gate 0" è quello di non farsi condizionare dall'opera che l'ha preceduta e viverla in modo un po' più "disinteressato", perché il desiderio di collegarla all'opera originale è forte e, purtroppo, rischiate di rimanere scottati e delusi come successo a me. Gustatevi ogni episodio preso nella sua individualità, e traete le vostre conclusioni in modo autonomo.
Partiamo dalle basi: la trama. L'opera è un mid-sequel che prende spunto dall'episodio 23 Beta della serie originale, quella in cui Okabe fallisce e non riesce a salvare Kurisu. I presupposti ci sono tutti per creare un buon prodotto. Il personaggio di Okabe, infatti, indosserà per tutta la serie l'abito nero, simbolo del lutto, e sarà costantemente tormentato dal rimorso di non aver potuto salvare la sua (più che semplice) amica. Questo è sicuramente un punto a favore della serie che, per fortuna, continua a riuscire a delineare perfettamente la psicologia dei protagonisti. Mi sono trovato molto spesso a immedesimarmi nel povero Okabe che, impotente, decide di rassegnarsi al suo destino e a quello di Kurisu.
Okabe, però, non è l'unico a muoversi in questo mondo: anche tutte le persone attorno a lui hanno la loro fetta di importanza. In particolare, ho apprezzato moltissimo il modo in cui Mayuri è cambiata e come, pur rimanendo sé stessa, ha subito una trasformazione veramente notevole.
Purtroppo, però, anche qui c'è qualcosa che non torna: l'aggiunta di nuovi personaggi, ahimè, ha impedito la costruzione di una trama solida che, a più riprese, tende a perdersi in futilità. Per buona parte della serie, infatti, si seguirà lo schema fisso "sketch comico - momento dramma - colpo di scena degli ultimi trenta secondi". E la cosa, alla lunga, ammetto che mi è pesata notevolmente, perché era davvero noioso seguire la storia in questo modo. Era come se i momenti drammatici dovessero giustificare i momenti divertenti. No, non funziona così! Ci sono, poi, personaggi che non vengono approfonditi e introdotti solamente così, per fare numero. Sì, avete capito, mi riferisco proprio alle amiche di Yuki, che più che personaggi secondari li definirei proprio comparse a tutti gli effetti. Perché? Perché non introdurre solo Yuki, che ha un buon motivo per esistere (e che non svelerò per non fare spoiler), invece di mettere altra carne sul fuoco?
Solo sul finale, con l'ultimo arco narrativo, il tutto sembra nuovamente prendere una piega non dico stupenda, ma accettabile. Sì, perché, ancora una volta, tutto succede troppo in fretta e il brodo si diluisce così tanto, che perde tutto il suo sapore. Per essere più chiari: ho perso quasi del tutto l'interesse. Si prova in tutti i modi a provocare il pianto, ma a me l'unica cosa che ha provocato è stata noia. Non nego di aver comunque apprezzato, però, alcuni passaggi.
Non è però tutto quanto da buttare: una cosa che ho trovato apprezzabile in tutti i ventitré (ventiquattro, se consideriamo lo special) episodi sono le musiche, talvolta drammatiche, talvolta epiche, che hanno accompagnato ogni scena nel modo migliore possibile. Tanto di cappello, quindi, ai produttori delle OST. Pollice in su anche per l'opening "Fatima", che è la degna erede di "Hacking to the Gate".
Qual è il motivo, allora, del perché questo mid-sequel ha suscitato così tanta indignazione? Secondo me, il motivo nasce dal fatto che il tema intorno a cui ruotava l'opera originale, cioè i viaggi nel tempo, è presente, ma viene di gran lunga messo in secondo piano, concentrandosi piuttosto sulle conseguenze che essi possono portare. Ciò ha reso, quindi, l'opera una sorta di "dramedy umano". Mi spiego: molti degli episodi raccontano le avventure dei personaggi nella loro vita quotidiana, costellata di gioie e sorrisi ma anche di lacrime, dolori e forti sentimenti. Sembra quasi come se l'elemento fantascientifico sia soltanto un contorno in cui inserire qualcosa di ben diverso. Ammetto che, se non si fosse parlato di "Steins;Gate", ci sarebbe anche potuto stare, ma cambiare rotta in modo così repentino non ha potuto fare altro che suscitare polemiche. E io sono il primo ad essere rimasto piuttosto deluso.
In conclusione, quindi, il mio consiglio per visionare "Steins;Gate 0" è quello di non farsi condizionare dall'opera che l'ha preceduta e viverla in modo un po' più "disinteressato", perché il desiderio di collegarla all'opera originale è forte e, purtroppo, rischiate di rimanere scottati e delusi come successo a me. Gustatevi ogni episodio preso nella sua individualità, e traete le vostre conclusioni in modo autonomo.